Non poteva che iniziare con una dedica. Al padre, che nel 1990 fu il primo presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta. E a una parola che riassume l’identità più autentica di un territorio che ha fatto squadra per diventare simbolo del vino italiano nel mondo: condivisione. Emanuele Rabotti, nuovo presidente del Consorzio, raccoglie un testimone importante e lo fa senza proclami, ma con la consapevolezza che il Franciacorta è una “nave forte”, capace di attraversare anche le acque più agitate del mercato internazionale.
Lo dice in un’intervista a Italia a Tavola che, tra le righe, è anche una dichiarazione d’intenti: qualità prima di tutto, sostenibilità come bussola e una visione che guarda lontano, oltre le bolle francesi e oltre i confini nazionali. Perché oggi il Franciacorta lo trovi nella trattoria del Sud come nei ristoranti d’élite in Polonia, e ogni calice stappato da un turista in Italia può trasformarsi in un ricordo da inseguire anche una volta tornati a casa.
Qualità come arma per superare la crisi del vino
Le premesse, infatti, sono tutte dalla parte dell’Italia e della Franciacorta: il paese più “gettonato” del mondo non può che avere come vantaggio quello di evocare un desiderio che trova espressione nel vino. E la qualità è la chiave di volta per le bolle lombarde, senza sudditanza nei confronti dei francesi e guardando ai nuovi consumatori che credono nella qualità.

Enoturismo e territorio, per la Franciacorta un binomio vincente
Presidente Rabotti, con il passaggio di testimone da Silvano Brescianini si chiude un ciclo. Come legge il futuro prossimo per il consorzio e il territorio?
Sicuramente in chiave di continuità, non solo con Brescianini ma anche con tutti quelli che sono venuti prima. Perché la Franciacorta ha sempre una direzione comune e in quella stessa direzione, continueremo a lavorare. Condivisione e alla parola chiave, perché la Franciacorta è diventata quel che è grazie a uno spirito comune che la governava, logicamente adeguandosi alle circostanze, ma con una strategia comune. Già lo spunto di partenza è stato quello di costruire un progetto comune e non ci siamo mai fermati un attimo. In questo senso, bisogna continuare a costruire con un’idea di crescita.
Mercati internazionali: nuove rotte e nuovi consumatori
È pur vero che assume la presidenza in un momento non facile dal punto di vista del mercato e dello scenario internazionale. Quale prospettiva vede?
Non è un momento facile a livello generale, nel mondo del vino e non solo. Esiste una grande incertezza economica di cui nessuno parla, ma che pesa sui consumi e anche sul vino, che essendo un piacere più che una necessità subisce più di altri comparti. È un momento difficile, ma è pur sempre vero che quando hai la qualità ti trovi un pole position. Proprio per questo non sono estremamente preoccupato di questo momento: siamo arrivati fin qui e abbiamo visto altre crisi come questa, ma ne siamo usciti. Si tratta di avere una nave abbastanza forte per affrontare la tempesta.

L'azienda Monte Rossa di Emanuele Rabotti
Il fatto di avere un mercato principalmente italiano risulta in questo momento un vantaggio?
In realtà la situazione è incostante evoluzione e devo dire che, soprattutto negli ultimi tre/cinque anni, l’attenzione sul Franciacorta in altri mercati è cresciuta in maniera importante. È pur vero che già il mercato italiano ha ancora ampi margini di crescita: se solo il centro-sud inizia a macinare numeri, il Franciacorta può solo guadagnarne. E poi c’è tutto il mercato di riflesso: siamo il paese più gettonato del mondo e oggi i turisti stranieri in Italia trovano in qualsiasi ristorante o anche in trattorie di livello, almeno quattro o cinque Franciacorta in carta dei vini. E a quel punto, una volta assaggiato, tornando a casa non può che avere nostalgia e ricercare quello stesso calice. Anche per questo abbiamo ricevuto ordini anche da paesi inaspettati. Perché se è vero che nei momenti di maggiore tranquillità sui mercati è giusto puntare sui mercati più importanti, come Stati Uniti e Giappone, ma oggi anche l’area dell’est Europa, la Russia e l’Asia ci guardano con attenzione e stanno crescendo. Un esempio? Fino a qualche tempo fa non vedevamo molti ospiti polacchi in Italia, ma ora la Polonia sta crescendo a ritmi importante e i turisti arrivano in tutte le località più interessanti, rimanendo affascinati dall’Italia e cercando dei ricordi quando tornano in Polonia. Tra questi c’è sicuramente il Franciacorta.
Il futuro della Franciacorta passa per enoturismo e ristorazione
Peraltro, grazie alla lungimiranza dei produttori, la Franciacorta ha cercato fin da subito di spingere sull’enoturismo. Come si evolverà?
Abbiamo un territorio che inizia ora ad essere scoperto e un vino che è cresciuto, andando fuori dall’ambito regionale. E proprio il vino ha fatto da ambasciatore per il territorio che racconta nel calice.
C’è poi da considerare il ruolo della ristorazione e dei sommelier come ambasciatori della Franciacorta. Quanto è importante?
Forse bisognerebbe chiedere anche a loro quanto è importante il vino della Franciacorta per la loro crescita. Perché oggi se vuoi avere una carta vini seria - e non serve avere tre stelle, perché parlo di qualsiasi ristorante credibile - devi considerare almeno quattro o cinque referenze del nostro territorio. In fin dei conti proprio grazie alla crescita della nostra reputazione, siamo diventati una garanzia di qualità.
Champagne? “Noi siamo un’altra cosa”
Esiste un confronto con lo champagne, che l’Italia è sicuramente molto amato?
Io penso che se fossi un produttore di Chianti, non mi verrebbe chiesto l’impatto del confronto con bordeaux. Lo dico con tutto il rispetto per lo champagne, che io stesso amo e consumo, ma il nostro vino è differente. A parte il metodo di produzione, il Franciacorta ha fatto la sua strada e devo dire che è riuscito a non avere la tipica sudditanza italiana nei confronti dei francesi.

Il Franciacorta non teme il confronto con lo Champagne
Ma allora va tutto bene o c’è ancora qualcosa su cui lavorare?
C’è ancora un percorso bellissimo, pieno di sfide da affrontare, perché noi manteniamo lo sguardo rivolto verso il futuro. E non ci chiediamo cosa fare per Natale, ma da qui a tre o 10 o 15 anni, cercando di immaginare cosa accadrà. Iniziamo ad approfondire la valutazione sull’approccio all’agricoltura e alla coltivazione della vite, considerando la terra che abbiamo in prestito e desiderando lasciarla ai nostri figli e nipoti. Per questo la sostenibilità è una priorità, ma anche l’investimento sull’agricoltura di precisione che ci consente di intervenire sulla singola pianta. Poi abbiamo altre mille iniziative, a partire dalla valorizzazione della risorsa più importante che è quella umana. Abbiamo la fortuna di operare in un territorio in cui i giovani hanno già una cultura del lavoro e dunque vogliono portare avanti la prospettiva della qualità nella produzione
I giovani e il vino: meno quantità, più contenuto
Quali sono i prossimi obiettivi su cui state lavorando?
Considerando come siamo visti nel mondo, non solo come Franciacorta ma in generale come Italia, credo che il mercato di lingua tedesca non abbia ancora sviluppato tutte le sue potenzialità. In realtà tutta l’Europa inizia ad essere curiosa rispetto al nostro prodotto, in particolare l’area orientale, dunque credo ci siano ampi margini di evoluzione. C’è un pubblico di appassionati che frequenta l’Italia e che ama tutto quello che l’Italia ad offrire. Poi, aldilà dei mercati vicini, sappiamo che ci sono ottime opportunità dal Giappone alle Americhe. Nonostante gli ostacoli posti dalla complessità geopolitica, credo non ci manchi nulla per affermarci sul piano internazionale.
Negli ultimi anni il consorzio attivato collaborazioni strategiche nell’ambito food e dei grandi eventi. Prevedete una continuità?
Abbiamo colto ottime opportunità che ci hanno permesso di crescere e in futuro cercheremo di cogliere ogni nuovo opportunità.
E come guardate ai giovani?
Penso che abbiano un approccio al vino differente rispetto a quando eravamo giovani noi. Non credo che si siano allontanati dal vino, ma sicuramente è vero che bevono meno, ma cercano la qualità. E lì c’è la Franciacorta.