È proprio vero che, quando il mare è calmo, ogni equipaggio sembra avere eguale maestria nel navigare. Ma è quando il mare si agita che si denota la vera abilità di chi governa il timone. Orbene, nel comparto vitivinicolo bisogna essere proprio propensi a emulare lo struzzo e a nascondere la testa sotto la sabbia per non rendersi conto che le acque sono agitate. Due le concause di tale procella, di cui la prima strutturale e la seconda contingente. La causa strutturale è la caduta tendenziale worldwide del consumo di vino. La causa contingente, ancora oggi più morganatica che concreta, è la scure dei dazi Usa sui vini europei.

Il Disciplinare di produzione prevede quale area di produzione delle uve esclusivamente il territorio comunale di San Gimignano
Fatto è che al momento, nell’imminenza (ancora pochi mesi) della vendemmia 2025, nelle nostre cantine c’è tanto di quel vino invenduto che si esagera solo di poco se si afferma che esso è quasi l’equivalente della vendemmia scorsa! E allora cosa si fa? Domanda difficile alla cui risposta si perviene, pragmatico ed efficace il metodo, andando ad approssimazioni successive. A fronte di tale scenario è vieppiù gravosa la responsabilità delle entità consortili, timoniere dei vascelli.Al riguardo, best practice si palesa essere il Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano. Questo vino ottiene la Docg nel lontano anno 1993. Parliamo di un vitigno autoctono tra i più antichi della nostra Enotria.
La Vernaccia di San Gimignano in numeri
Il Disciplinare di produzione prevede quale area di produzione delle uve esclusivamente il territorio comunale di San Gimignano. Inoltre, è disposto che il vino sia prodotto in vigneti composti per almeno l’85% dal vitigno Vernaccia di San Gimignano, consentendo una presenza massima del 15% di altri vitigni a bacca bianca non aromatici, idonei alla coltivazione per la Regione Toscana. In termini di estensione dei vigneti, di cosa stiamo parlando? Tutto sommato è parva materia: appena 768 ettari di vigneti sono atti a produrre la Vernaccia di San Gimignano Docg. Ma quanto è grande un ettaro? Abbiamo presente un campo di calcio? Ecco, un campo di calcio è 0,7 ettari. Quindi 768 ettari sono all’incirca mille campi di calcio. Tutto qui! E quante bottiglie si ricavano da mille campi di calcio?! Nel caso della Vernaccia di San Gimignano Docg, stante la resa per ettaro come da disciplinare, siamo vicini, nella vendemmia 2024, a quasi 4 milioni di bottiglie. Quattro milioni (quasi) di bottiglie di Vernaccia di San Gimignano Docg a beneficio dei (veri ed esigenti) wine lovers del nostro pianeta.
Vernaccia di San Gimignano, una storia millenaria
In breve, ripercorriamo la storia della Vernaccia, ci serve per interpretare lo scenario attuale. Le prime testimonianze storico-documentali riferiscono dell’esistenza di terre vignate presso la “corte de Gemignano” sin dall’anno 1032 e quelle archeologiche fanno, addirittura, risalire la viticoltura della zona all’epoca etrusca; del vitigno Vernaccia si inizia a parlare già dal 1200, in concomitanza con un rapido e massiccio sviluppo della produzione e della commercializzazione del vino di San Gimignano che, per secoli, rappresenterà la principale attività agricola ed economica locale. Insomma, tanto per dare l’idea, cominciamo a parlare addirittura di millennio, altro che... qualche secolo fa!

La Vernaccia di San Gimignano ha una storia millenaria
Intriganti le ipotesi dell’etimo. Secondo alcuni, potrebbe derivare da vernus, cioè inverno, così indicando la resistenza varietale ai rigori invernali; oppure da vernaculus, termine tardo latino con il quale ci si riferiva a tutto ciò che era locale, non importato. Un’ulteriore interpretazione ampelografica vuole che il nome Vernaccia derivi da Garnacha (bianca) o da Grenache, vitigni a più riprese importati in Italia dagli spagnoli.
Docg: posizionamento e visibilità della Vernaccia di San Gimignano
Fiume carsico: le età dello splendore e quelle del declino Grande successo, ben al di là del proprio territorio, nell’epoca rinascimentale, e melanconico declino fino alla seconda metà dello scorso secolo. Ambasciatori (così li definiremmo oggi!) della Vernaccia di San Gimignano nel Rinascimento furono influencer mica di poco conto: Dante, Cecco Angiolieri, Folgòre da San Gimignano, Boccaccio, Geoffrey Chaucer, Michelangelo Buonarroti, Giorgio Vasari e Francesco Redi, l’autore del ditirambo “Bacco in Toscana”. Dante, nel canto XXIV del Purgatorio, cita la vernaccia riferendosi al papa Martino IV che espiava con il digiuno le anguille di Bolsena e la vernaccia. Testualmente: «Questi», e mostrò col dito, «è Bonagiunta, / Bonagiunta da Lucca; e quella faccia / di là da lui più che l’altre trapunta / ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: / dal Torso fu, e purga per digiuno / l’anguille di Bolsena e la vernaccia».

Il posizionamento distintivo della Vernaccia di San Gimignano è delicato
Nel muovere i suoi primi passi meritatamente nobilitata dalla Docg, siamo all’ultimo decennio dello scorso secolo, la Vernaccia di San Gimignano deve prendere due decisioni:
- darsi un posizionamento distintivo;
- guadagnarsi spiccata visibilità.
Il posizionamento distintivo è delicato, in quanto per certi versi duplice. Prima di tutto si tratta di trovare posto, unico bianco, nel panorama vasto di tanti rossi. Alcuni già blasonati, altri un po' meno ma comunque di grande fama anche all’estero, sebbene il più delle volte assimilati al “fiasco”, altri emergenti e portatori di moda forse scellerata, quella dell’ammirato trionfo di vitigni alloctoni. In questo scenario fa premio proprio l’unicità ed il vezzo, agevolato dalla desinenza al femminile (è la Vernaccia; altri sono il Chianti, il Brunello, il Morellino) di promuovere e perseverare nell’immagine della “regina”. Regina e, per giunta, ribelle: sorta di ribellione al maschilismo dei rossi, una femminista ante litteram, insomma!
La comunicazione del Consorzio della Vernaccia di San Gimignano
Ma si tratta anche di darsi posizionamento distintivo in funzione delle sue caratteristiche organolettiche. E qui subentra lettura originale che trae spunto dal territorio, questa porzione della Val d’Elsa sorta di limes tra i vini del nord e i vini del sud. Ci sia consentita facezia, ammesso, però, che di sola facezia trattasi e, in ogni caso, essa ha pertinenza in contesto. Essa riguarda la “meridionalità” e, in contrappasso, la “settentrionalità”.Orbene, ognuno di noi è meridionale di qualcuno e, al contempo, ognuno di noi ha un meridionale! La Vernaccia di San Gimignano Docg, con il suo colore giallo paglierino, con i suoi sentori fruttati, con la sua calibrata sapidità è un “bianco limes”: il più meridionale dei vini bianchi del nord e il più settentrionale dei vini bianchi del sud! Sorprendente, eccola spiccare in questo caso per “meridionalità”, la sua capacità di invecchiamento, allorquando evolve esprimendo pregevolezza organolettica sublime. Non a caso - e caso raro tra i vini bianchi - della Vernaccia di San Gimignano Docg esiste anche la Riserva. Il suo essere “bianco limes” la rende attrattiva anche per duttilità di abbinamento. Regina (!) indiscussa nella cucina di mare, la troviamo accogliente con le carni bianche e con quasi tutti i formaggi: Pecorino Toscano Dop, Casciotta d’Urbino Dop e Mozzarella di Bufala Campana Dop, soprattutto.

San Gimignano
Acclarato il posizionamento distintivo, c’è da capire adesso la “spiccata visibilità”. Ed anche a tale proposito, il Consorzio, validamente presieduto da Irina Strozzi, dimostra di saper agire con lodevole arguzia e robusta competenza. La Wine Fest Vernaccia di San Gimignano, svoltasi lo scorso fine settimana, è kermesse di grande successo di pubblico ed è punta dell’iceberg di quanto mirata e vincente sia la strategia di comunicazione del consorzio. Anche le masterclass riservate alla stampa di settore nei due giorni precedenti la Wine Fest sono state condotte (e partecipate) secondo una new wave (meglio tardi che mai) che finalmente bandisce le gergalità sacerdotali, dismette le liturgie e parla il linguaggio semplice e chiaro atto a includere i nuovi accorti consumatori del vino.
Vernaccia di San Gimignano, sguardo al futuro
È così che bisogna agire, onde continuare a navigare efficacemente in acque non tranquille. Quanto emerge dalle piacevoli ed interessanti conversazioni con i produttori e con la Presidente del Consorzio Irina Strozzi, è un insieme di segnali molto positivi: l’impegno corale a un’ulteriore crescita qualitativa, lavorando sia in vigna che in cantina, e il perseverare in una comunicazione sciolta, sorta di gradevole ed accattivante narrazione del territorio e del lavoro quotidiano. Insomma, si tratta di essere consapevoli che tradizione non è custodire ceneri bensì prodigarsi affinché la fiamma si mantenga viva. E già si lavora all’edizione 2026, consapevoli del meritato radioso futuro.
Via di Fugnano, 19 53037 San Gimignano (Si)