Il Consorzio di tutela dell'Irpinia è da sempre impegnato a salvaguardare, promuovere e valorizzare le denominazioni del territorio. Negli ultimi anni, l'Irpinia ha consolidato la sua reputazione grazie ai suoi vini bianchi di qualità, con Greco di Tufo e Fiano di Avellino che si distinguono per struttura, acidità e capacità di invecchiamento. Tuttavia, il Taurasi, simbolo dell'enologia irpina, non ha ancora ottenuto il riconoscimento che meriterebbe a livello internazionale.

Il Taurasi, simbolo dell’enologia irpina, non ha ancora ottenuto un adeguato riconoscimento internazionale
Questo problema non riguarda solo il territorio campano, ma si inserisce in una tendenza globale: il consumo di vini rossi strutturati sta diminuendo, con i consumatori sempre più orientati verso vini più leggeri e immediatamente godibili. L'Aglianico, vitigno alla base del Taurasi, è per natura tannico e acido in gioventù, caratteristiche che lo rendono tendenzialmente un vino da lungo invecchiamento. Questa peculiarità rappresenta un valore aggiunto, ma richiede anche investimenti importanti da parte dei produttori e una strategia di comunicazione più efficace verso il mercato.
Hyperpinian, un'idea che divide
Nel frattempo, mentre il dibattito sulla valorizzazione dell'Irpinia continua, appare quasi in sordina un articolo che lancia un'idea tanto singolare quanto discutibile: Hyperpinian, una nuova denominazione che vuole rivoluzionare il vino campano. L'idea, presentata in un articolo di Maria Fioretti, accosta il concetto di Super Tuscan all'Irpinia, proponendo una maggiore apertura all'uso di vitigni internazionali accanto all'Aglianico. Se da un lato l'intento potrebbe sembrare quello di dare nuova visibilità al vino irpino, dall'altro questa iniziativa ha creato sconcerto tra i produttori locali, molti dei quali ne erano completamente all'oscuro. Il termine «denominazione» utilizzato nel titolo può generare confusione, soprattutto perché una nuova denominazione non può essere creata senza una revisione ufficiale del disciplinare, processo che richiede il consenso della maggioranza dei produttori. La sua osservazione mette in luce un aspetto fondamentale: prima di cercare nuove strade, sarebbe più opportuno rafforzare l'identità territoriale già esistente.

L'idea degli Hyperpinian è quella di affiancare all'Aglianico dei vitigni internazionali
Sulla questione interviene Teresa Bruno, della Cantina “Petilia”, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Irpinia, che chiarisce l'aspetto normativo: «I vitigni internazionali sono ammessi per la produzione, ma non per essere scritti in etichetta. Non è una denominazione vera e propria, al massimo un Igt. E per cambiare un disciplinare servono numerose firme di produttori e aziende, cosa che al momento non è avvenuta». In sostanza, Hyperpinian non esiste come denominazione, ma solo come un'idea sperimentale che, senza il supporto dei produttori, rischia di restare solo un concetto astratto. Anche Luigi Tecce, produttore molto noto soprattutto per il suo Taurasi, esprime la sua perplessità: «Vengo "usato" come esempio per chi è uscito dalla Docg. Il mio presente è Campania Igt. Il futuro? Vino da tavola?». La sua riflessione è provocatoria: se il percorso Hyperpinian portasse a una proliferazione di etichette fuori dal sistema delle denominazioni, sarebbe davvero un'opportunità per il territorio o il segnale di una perdita di identità?
Identità da valorizzare, non da sostituire
Chiude il cerchio Fabio de Beaumont, produttore irpino e membro del consiglio direttivo della Fivi, che evidenzia i rischi di una simile proposta:«È un argomento che cade in un momento storico delicato. Si parla di dare una nuova identità all'Irpinia quando purtroppo ancora non possiamo vantare una forte immagine, anche se si sta svolgendo un buon lavoro in merito. Ad ogni modo resta il fatto che l'utilizzo delle varietà internazionali è già previsto in Campania. Ma la domanda è: siamo sicuri di volere un futuro internazionale e magari dealcolato? Non sarebbe più bello valorizzare la nostra terra e la sua autenticità aumentando la qualità dei nostri prodotti?».

L’Irpinia ha costruito la sua reputazione su tre grandi Docg: Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino
L'Irpinia ha costruito la sua reputazione su tre grandi Docg - Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino - che garantiscono un forte legame con il territorio. L'idea di affiancare una denominazione “flessibile” può aprire nuove opportunità di mercato, ma al contempo potrebbe diluire il valore e la riconoscibilità delle denominazioni storiche. L'esperienza dei Super Tuscan dimostra che il successo commerciale può andare di pari passo con la qualità, ma la Toscana partiva da una forte identità regionale già consolidata. L'Irpinia, invece, è ancora in una fase di affermazione. La vera sfida, quindi, non è rincorrere modelli di successo altrui, ma trovare nuovi modi per valorizzare l'identità dell'Irpinia, mantenendo salda la qualità e la coerenza con la sua storia vitivinicola.
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