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Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

La Regione Campania promuove l'enoturismo e cinque convegni provinciali. Il Sannio e l'Irpinia si distinguono coinvolgendo la stampa specializzata. Si riflette su enoturismo, prospettive e limiti normativi, con attenzione alla formazione, al Direct To Consumer e al potenziale dei Wine Club

16 giugno 2025 | 17:30
Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza
Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

La Regione Campania promuove l'enoturismo e cinque convegni provinciali. Il Sannio e l'Irpinia si distinguono coinvolgendo la stampa specializzata. Si riflette su enoturismo, prospettive e limiti normativi, con attenzione alla formazione, al Direct To Consumer e al potenziale dei Wine Club

16 giugno 2025 | 17:30
 

La Regione Campania, per divulgare dopo circa un anno dalla sua promulgazione, la Legge Regionale n. 7 del 15 maggio 2024 “Esercizio delle attività enoturistiche sul territorio della Regione Campania”, diligentemente organizza cinque convegni sul tema, uno per ogni capoluogo di provincia. Ancor più diligentemente, dimostrando nei fatti di essere i territori che hanno maggiore sensibilità sulla tematica, il Sannio e l'Irpinia contestualmente creano occasione di confronto con la stampa specializzata onde poter mostrare de facto i meritori primi passi già compiuti in virtù della suddetta legge.

Chiarezza sull'enoturismo: definizione e criticità del comparto vitivinicolo

Facciamo un po' di chiarezza, cosa tanto doverosa quanto opportuna, sull'enoturismo. Proviamo prima a capire di cosa si parla quando si parla di enoturismo, e poi, entrando nello specifico del Sannio e dell'Irpinia ci chiederemo, da sano pragmatismo a ciò sospinti, cui prodest. Non si può prescindere dalla poco felice situazione attuale del comparto vitivinicolo. Un fattore sostanziale, di lungo periodo, è la caduta tendenziale del consumo di vino.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

La Regione Campania ha organizzato cinque convegni per presentare la nuova legge sull'enoturismo

E due sono le contingency:

  • le nuove norme, restrittive alquanto, del codice della strada;
  • lo spauracchio dei dazi con quanto ne consegue in termini di difficoltà ulteriori per il nostro export.

Da non sottovalutare assolutamente la disaffezione al vino da parte delle giovani generazioni (la generazione Z ancor più della generazione dei Millennial) e l'esosità eccessiva e mal tollerata dei prezzi dei vini al ristorante. E da non sottovalutare, sorta di malefico fil rouge che intesse i punti precedenti, la modalità nociva, sacerdotale e liturgica, vacuamente sapiente, con la quale il vino è stato raccontato, al punto tale da divenire concausa della disaffezione dei giovani, che virano i loro consumi verso birra, mixology, Ready To Drink.

La definizione normativa di enoturismo

La legge nazionale n. 205 del 27 dicembre 2017 all'art. 1 stabilisce che: «con il termine enoturismo si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell'ambito delle cantine». Il Decreto del 12 marzo 2019 detta le linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica, precisando che l'attività enoturistica è giuridicamente considerata attività agricola connessa ove sia svolta dall'imprenditore agricolo, singolo o associato. Inoltre, da un punto di vista fiscale, allo svolgimento dell'attività enoturistica si applicano le disposizioni valide per gli agriturismi.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

Enoturismo: non solo visite in cantina

Esplicando la definizione di enoturismo in precedenza riportata, il suddetto Decreto Ministeriale precisa che sono considerate attività enoturistiche tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni vitivinicole del territorio e la conoscenza del vino, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche (Dop, Igp) nel cui areale si svolge l'attività, quali, a titolo esemplificativo, le visite guidate ai vigneti, alle cantine, ai luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, della storia e della pratica dell'attività vitivinicola ed enologica in genere; le iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo svolte nell'ambito delle cantine e dei vigneti, ivi compresa la vendemmia didattica; le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti.

Enoturismo, degustazione e prodotti tipici: i limiti imposti dalla legge

L'art. 2 stabilisce che l'abbinamento ai prodotti vitivinicoli aziendali finalizzato alla degustazione deve avvenire con prodotti agro-alimentari freddi preparati dall'azienda stessa, anche manipolati o trasformati, pronti per il consumo, nel rispetto delle discipline e dei requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente e, prevalentemente, legati alle produzioni locali e tipiche della regione in cui è svolta l'attività enoturistica: Dop, Igp, Stg, prodotti di montagna, prodotti che rientrano nei sistemi di certificazione regionali riconosciuti dalla Ue, prodotti agroalimentari tradizionali presenti nell'elenco nazionale pubblicato ed aggiornato annualmente dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, della regione in cui è svolta l'attività enoturistica. Tuttavia, ahinoi, l'attività di degustazione non può in alcun modo trasformarsi in ristorazione.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

Le visite guidate ai vigneti sono tra le attività più comuni

Il suddetto Decreto stabilisce altresì che l'attività enoturistica deve rispondere ad una serie di standard qualitativi, tra i quali è compresa l'apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di tre giorni, all'interno dei quali possono essere compresi la domenica, i giorni prefestivi e festivi, un sistema di prenotazione delle visite, preferibilmente informatico, una cartellonistica informativa chiara. Inoltre, l'azienda che voglia svolgere attività enoturistica deve mettere a disposizione materiale informativo in almeno tre lingue che riguardi la propria attività e i prodotti tipici locali, nonché le attrazioni e bellezze turistiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del territorio. Naturalmente l'azienda deve avere ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per l'accoglienza e per la tipologia di attività svolte e personale addetto all'accoglienza e alle degustazioni, adeguatamente formato. A tal proposito lo stesso Decreto prevede che le Regioni organizzino la formazione teorico-pratica per le aziende e per gli addetti.

Chi formerà i formatori? Un interrogativo ancora senza risposta

Ed è qui che Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire (Dante, Inferno canto V). La domanda la si ripropone: chi forma e chi fa recruiting dei formatori? Non è dato sapere chi saranno costoro. L'auspicio è che non siano quegli stessi sacerdoti che con le loro liturgie hanno concorso a provocare la diaspora dei giovani (e non solo).

La legge campana sull'enoturismo: a chi giova davvero?

Insomma, sulla base di tali linee guida la Regione Campania ha promulgato circa 13 mesi fa la legge per l'attività di Enoturismo, individuando in modo specifico i soggetti che possono svolgerla, gli adempimenti burocratici da effettuare, indicando gli strumenti di vigilanza e controllo e le sanzioni per il mancato rispetto delle norme. Eccoci all'interrogativo fin qui sottaciuto: cui prodest? A chi giova l'attività enoturistica? Ovvio che, di business trattandosi, o c'è il win win o il contesto vive alla sua temperatura di combustione e quindi svanisce nel tempo breve. Cominciamo dal «win» dell'enoturista.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

La Regione Campania ha promulgato una legge per l'attività di Enoturismo

L'enoturista vuole vivere una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale che lo faccia sentire a suo agio in un ambiente che rende «tutt'uno» quanto altrimenti, nel vivere quotidiano, è percepito come successione di luoghi e tempi separati: dove si fa il vino, dove si compra il vino, dove si beve il vino. Stante la «buona sorte» cercata e pianificata, di essere in quel luogo «tutt'uno» dove il vino lo si fa, lo si beve e lo si compra, l'enoturista si aspetta, in ciascheduna delle tre fasi, un quid, quel valore aggiunto, laddove tangibile, laddove intangibile, che gli rende memorabile e «da raccontare agli altri», questa esperienza.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

L’enoturista vuole vivere una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale

«Qui si fa il vino. Bene, e allora raccontami bene, caro vignaiolo, senza entrare in tecnicismi che mi annoiano e mi arrecano disagio, ancor più e ancora prima di come si fa, con il cuore, “perché tu fai il vino”. Davvero, perché?» E magari lasciarsi suadentemente coinvolgere nella poesia del tutto. È forse questa la narrazione di cui ora è di moda parlare nei convegni? La narrazione, il nuovo mantra! Ci sovviene Paul Eluard con l'incipit della sua poesia «Buona giustizia»: «È la calda legge degli uomini / Dall'uva fanno il vino».

Degustare sul luogo di produzione: i limiti del pairing imposto

E il valore aggiunto del «berlo qui»? Perché te lo racconto, caro enoturista, sempre con l'agognata assenza dei tecnicismi, e ti suggerisco abbinamenti “on the field”. L'importanza, quindi, del pairing, del cibo di appoggio. A tale riguardo, qualche brivido ci assale quando ci imbattiamo, e accade davvero, non è un brutto sogno, al comma c) del paragrafo 6 Attività di degustazione e commercializzazione dei prodotti vitivinicoli aziendali dell'Allegato A Disciplinare per lo svolgimento dell'attività enoturistica nella Regione Campania. Il comma c) testuale: «l'abbinamento ai prodotti vitivinicoli aziendali deve avvenire attraverso la degustazione di prodotti agroalimentari freddi preparati dall'azienda stessa, anche manipolati o trasformati, pronti per il consumo, nel rispetto delle condizioni e dei requisiti igienico-sanitari previsti dalle norme in vigore, legati esclusivamente alle produzioni locali e tipiche della Campania, valorizzandone la stagionalità e la provenienza territoriale...».

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

I vini campani devono essere abbinati esclusivamente a prodotti campani, come il Provolone del Monaco Dop (foto Caseificio Caputo)

Ma ci rendiamo conto!? L'enoturista viene fin qui, nel Sannio e/o nell'Irpinia, nella mia cantina. Degusta il mio Greco di Tufo Docg, gli propongo in pairing il Provolone del Monaco Dop e ne ho liceità, e poi, soprattutto dopo che ho saputo che costui è umbro, vorrei fare altra proposta di pairing con il Caciottone di Norcia Igp, e però, sorry... non posso, la legge me lo impedisce e, come si dice... dura lex, sed lex! Un sommesso suggerimento al bravo legislatore: se almeno quell'avverbio “esclusivamente” fosse sostituito con “prevalentemente”! Lo compro qui. La certezza della disponibilità immediata. Un prezzo inferiore a quello che trovo a scaffale di dettaglio specializzato (enoteca) e di GDO.

Enoturismo, cosa guadagna il viticoltore 

Ecco, e passiamo ai win del vitivinicoltore. Il win non può essere soltanto lo scontrinato della degustazione, debitamente prenotata e prepagata, e lo scontrinato della vendita allo shop interno. E c’era bisogno di chiamare “enoturismo” e di dare dignità di legge a questo fenomeno che in noi tutti, in specie nei Sanniti e negli Irpini, è connaturato !?  Ma ci dimentichiamo che per noi tutti “hospites sacri sunt”? Ci dimentichiamo che con naturalezza obbediamo al dettato evangelico “Bussate e vi sarà aperto” (Matteo 7:7-12)?

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

L'obiettivo del viticoltore è commutare l’acquirente occasionale in cliente fidelizzato

Evidentemente il win è ben altro, ed esso sostanzialmente consiste nel commutare l’acquirente occasionale, qui mostratosi in sembianza di enoturista, nel buyer end user fidelizzato. È la buona prassi del DTC: Direct To Consumer. Si vende al consumatore finale. Si vende a colui il quale la bottiglia la compra, per berselo quel vino, non per rivenderlo ! DTC comporta eliminare i rischi degli insoluti, dacché il pagamento online è contestuale all’ordine (anch’esso online); comporta anche, soprattutto se implementiamo AI, profilare ogni cliente, di ciascheduno intercettando gusti e desideri, così calibrando vantaggiose proposte just tailored (su misura, come gli abiti sartoriali).

Enoturismo, dal Wine Club all'hospitality

Ne consegue altra prassi da introdurre e in cui credere davvero: il Wine Club. Rendere l’enoturista/cliente, socio del costituito Wine Club. Degustazioni a calendario, da seguire anche su piattaforma, newsletter periodiche con notizie dalla cantina e dal territorio e con offerte LTO (Limited Time Offer), a tempo limitato. Ed altro ancora. E allora, se il duplice ancorché correlato obiettivo è realizzare DTC e Wine Club, erogare attività enoturistica ha il suo perché, il cui prodest ottiene risposta. Altrimenti esso non può ridursi a vendere one shot qualche bottiglia in più. Soprattutto se si considera quanto ciò comporta in termini di sforzo organizzativo: i layout, le persone, gli orari di erogazione del servizio, la comunicazione idonea ed altro ancora.

Enoturismo: in Campania un nuovo modello tra cultura, vino e accoglienza

L'ultimo step è un’attività enoturistica che contempla l'hospitality

L’enoturismo quindi che diviene ramo d’azienda, con quanto ne consegue in reperimento, formazione e allocazione delle risorse e nel ridisegno dei layout. E poi? E poi, in orizzonte successivo, gli operatori Sanniti ed Irpini, dovrebbero a ciò tendere posto che abbiamo già plessi da riattare, l’attività enoturistica che contempla hospitality: il pernottamento. Già, lo scenario desiderato futuro: la struttura che ha al suo interno ... Camera con Vigna (!). A quel punto, si ribadisce che è orizzonte successivo e quindi non immediato, si tratta di spin-off. E, come suole dirsi, la strada si fa camminando!

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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