L’Organizzazione mondiale della Sanità ha recentemente pubblicato su The Lancet Public Health una presa di posizione chiara e decisa: «non esiste una quantità sicura di alcol che non abbia effetti sulla salute». La dichiarazione, che si inserisce in un più ampio progetto di regolamentazione del consumo di bevande alcoliche, segue un approccio già applicato nel passato al tabacco e punta a scoraggiare ogni forma di assunzione di alcol, anche moderata. Questa posizione ha suscitato numerose reazioni critiche da parte delle principali associazioni internazionali dei produttori di vino e di spirits, che contestano l’equiparazione dell’alcol al tabacco e temono un danno non solo economico, ma anche culturale e sociale.

Per AssoDistil non si può confondere consumo moderato e abuso di alcol
AssoDistil: «Non si può confondere consumo moderato e abuso»
In Italia, a scendere in campo con fermezza è AssoDistil, l’associazione nazionale dei distillatori che rappresenta oltre il 95% della produzione del settore. Il presidente del Comitato nazionale acquaviti e liquori di AssoDistil, Cesare Mazzetti, ha espresso con chiarezza le preoccupazioni del comparto: «Non è accettabile l’equiparazione che l’OMS - e altre istituzioni globali - stanno portando avanti tra bevande alcoliche e prodotti del tabacco. È una posizione assolutista che non tiene conto delle forti e sostanziali differenze tra consumo moderato e abuso».

Cesare Mazzetti, presidente del Comitato nazionale acquaviti e liquori di AssoDistil
Secondo Mazzetti, i produttori italiani di distillati promuovono da anni una cultura del bere consapevole e responsabile, senza mai incoraggiare comportamenti a rischio. Le politiche sanitarie imposte «dall’alto» - sostiene - rischiano di ridurre la libertà individuale dei consumatori adulti e compromettere un intero sistema produttivo fondato su tradizioni secolari.
Tradizione e responsabilità: la cultura italiana del bere
L’intervento di AssoDistil si inserisce nel contesto di un Paese dove la produzione e il consumo di bevande spiritose hanno radici profonde, spesso legate a riti sociali e familiari. Dall’amaro dopo cena al liquore durante un incontro conviviale, l’uso di distillati in Italia è storicamente contenuto e integrato in uno stile di vita equilibrato. «Il fatto che l’Italia sia il secondo Paese al mondo per la longevità della popolazione sembra fortemente contraddire chi spara a zero sull’alcol», aggiunge Mazzetti.
La preoccupazione di fondo è che un approccio generalista, volto a criminalizzare ogni forma di consumo, finisca per ottenere l’effetto opposto: favorire gli eccessi piuttosto che educare alla misura.
Alcol e salute: una questione ancora aperta
Sebbene le ricerche scientifiche evidenzino i rischi legati all’abuso di alcol, non c’è consenso assoluto sulla totale nocività di un consumo moderato, specialmente se inserito in uno stile di vita sano e controllato. La comunità scientifica resta divisa, e alcuni esperti sottolineano la necessità di distinguere tra uso consapevole e dipendenza. Nel frattempo, il settore produttivo chiede alle istituzioni internazionali di adottare un approccio più equilibrato e rispettoso delle specificità culturali e sociali dei singoli Paesi, evitando paragoni semplicistici e penalizzazioni indiscriminate.