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Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Produttori e mercati esteri spingono su bottiglie leggere, alluminio, fusti e bag-in-box per ridurre l’impatto ambientale. Ma la ristorazione italiana resta fedele al vetro, privilegiando qualità e storia del vino rispetto al packaging. Nei locali, infatti, il packaging innovativo viene considerato secondario, anche se alcuni segnali di apertura iniziano a emergere

23 agosto 2025 | 05:00
Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile
Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Produttori e mercati esteri spingono su bottiglie leggere, alluminio, fusti e bag-in-box per ridurre l’impatto ambientale. Ma la ristorazione italiana resta fedele al vetro, privilegiando qualità e storia del vino rispetto al packaging. Nei locali, infatti, il packaging innovativo viene considerato secondario, anche se alcuni segnali di apertura iniziano a emergere

23 agosto 2025 | 05:00
 

Il vino cambia contenitore. La bottiglia di vetro, simbolo di eleganza e tradizione, oggi è anche il nodo più discusso per l’impatto ambientale legato al peso e alla produzione. Eppure, se i produttori sperimentano soluzioni leggere e alternative, la ristorazione italiana continua a guardare soprattutto al contenuto, lasciando il packaging sostenibile in secondo piano. 

La ristorazione guarda al contenuto

Negli ultimi anni il tema della sostenibilità ha ridefinito i parametri di produzione in vigna e in cantina, ma oggi la riflessione si estende sempre più anche al contenitore. Nel frattempo si affacciano sul mercato nuove soluzioni: bag-in-box, bottiglie leggere in vetro riciclato, materiali alternativi (l’alluminio su tutti) e packaging innovativi capaci di coniugare estetica e responsabilità ambientale. Il dibattito resta aperto e divide tradizionalisti e innovatori, creando una rottura tra chi guarda alla bottiglia come tratto identitario e chi invece la considera un ambito su cui sperimentare. «Il tema del packaging sostenibile nel canale Horeca italiano non è ancora predominante - evidenzia Claudio Biondi, presidente del Consorzio tutela Lambrusco - anche se non mancano operatori sensibili. All’estero, soprattutto nei Paesi del Nord Europa e in Canada, si privilegiano bottiglie più leggere per motivi ambientali ed economici. Il bag-in-box non è adatto ai frizzanti, mentre la strada maestra rimane l’alleggerimento del vetro. Oggi disponiamo di bottiglie fino al 25% più leggere, sicure e resistenti, mentre il vetro resta riciclabile all’infinito». E su questo l’Italia è virtuosa, dato che il tasso di riciclo ha superato l’80%.

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Per il Consorzio tutela Lambrusco la strada maestra rimane l’alleggerimento del vetro

«È forse scontata la considerazione sulla maggior attenzione da parte di importatori e distributori - osserva Francesco Saverio Russo, comunicatore e formatore del personale di sala - mentre per quanto concerne la selezione dei vini finalizzata all’inserimento in carta non percepisco ancora questa particolare attenzione. Le priorità restano qualità, storia aziendale, personalità del produttore, sostenibilità in vigna e in cantina, oltre al prezzo. Probabilmente arriveremo ad allargare questo concetto anche al contenitore, ma se un vino è valido e ha una storia da raccontare, la bottiglia passa in secondo piano. Nei prossimi anni la sensibilità aumenterà, ma tutto dipenderà dai produttori e da un loro allineamento su scelte più sostenibili».

Le aziende guardano avanti con progetti innovativi

Nonostante la ristorazione non chiami (ancora), i produttori corrono in avanti e l’attenzione cresce soprattutto tra le grandi aziende, che sembrano indirizzare il mercato. Masi Agricola ha varato un progetto di alleggerimento delle bottiglie in collaborazione con Verallia, mentre Ceci propone il proprio lambrusco in eleganti bottiglie di alluminio satinato

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Le bottiglie in alluminio di Ceci

Ci sono poi progetti innovativi come Grapur, lanciato da Mack & Schühle Italia per incontrare nuove tendenze di consumo. «Il focus principale sono i consumatori a casa, ma stiamo registrando molto interesse anche nella ristorazione - dicono dall’azienda - che riceve richieste dai clienti per vini più moderni e con un valore concreto da esprimere, non solo legato allo storytelling. La ristorazione ha compreso che le dinamiche del vino stanno cambiando e che, oltre alle canoniche classificazioni, c’è spazio per presentare i vini anche per i loro benefit funzionali e progettuali: minore tenore alcolico, ridotto apporto calorico, miglioramento dell’impatto ambientale, circolarità». Così in Grapur sono stati coinvolti i partner di packaging per sviluppare bottiglie bordolesi leggerissime da 300 grammi, etichette e tappi in OBP (Ocean Bound Plastic), cartoni in materiale riciclato. «Non più greenwashing, ma coerenza tra prodotto, immagine e responsabilità ambientale», aggiungono.

Vino tra vetro leggero, bag-in-box e fusti

Anche il bag-in-box resta uno dei formati più discussi e al tempo stesso più efficaci sul fronte della sostenibilità. Amalberga, realtà vitivinicola di Ostuni, ha scelto di proporlo in versioni biologiche: Negroamaro rosso e Minutolo bianco. «Il formato da tre litri offre conservazione ottimale, praticità di utilizzo e trasporto, sicurezza e soprattutto sostenibilità: rispetto al vetro riduce l’impatto ambientale e i costi, con materiali riciclabili come il cartone». Non mancano soluzioni che coniugano innovazione varietale e packaging sostenibile. È il caso del Solaris Repanda di Roeno, un vino PIWI, ma «la sostenibilità non si ferma al vigneto ma prosegue nel packaging - spiegano dall’azienda - con una bottiglia in vetro leggero 100% riciclabile, tappo da materie prime rinnovabili a base di canna da zucchero, etichetta in carta riciclata certificata FSC».

Anche nel mondo Lambrusco le aziende si muovono. «Da 45 anni lavoriamo sul vetro - rimarca Alessandro Medici di Medici Ermete - riducendo progressivamente il peso delle bottiglie. Sulla nostra linea Quercioli (circa 500mila bottiglie distribuite nel mondo) abbiamo alleggerito di 100 grammi il vetro, calcolato l’impronta ambientale e ottenuto la certificazione con crediti di carbonio. In mercati come Nord Europa e Nord America la bottiglia leggera è ormai una condizione per entrare, mentre altrove non rappresenta ancora un requisito. Nel canale Horeca non c’è una barriera d’ingresso, ma la tendenza è chiara».

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

La bag-in-box di Amalberga

Un percorso simile è quello intrapreso da G.D. Vajra, azienda pioniera nell’agricoltura biologica in Piemonte e certificata Equalitas e SQNPI, che nel 2024 ha aderito alla Sustainable Wine Round Table Initiative. La cantina ha deciso di puntare sulla leggerezza del vetro per il Dolcetto Classico, introducendo una bottiglia da 390 grammi al posto dei 575 precedenti, con una riduzione significativa dell’impronta di carbonio. «Guidati dal desiderio di tutelare questa Terra che ci è stata affidata, abbiamo abbracciato questo cambiamento in un’annata (la 2024) che in Langa ha richiesto numerose attenzioni - racconta Giuseppe Vaira - Il risultato del nostro impegno incontra le richieste del momento: un vino fresco, croccante e di facile beva». L’eco-design è al centro delle strategie anche per Ruffino: il 100% del packaging è completamente riciclabile per il consumatore, il 60% del cartone utilizzato nel 2023 era certificato FSC, con l’obiettivo di arrivare al 100%. Il vetro è stato ridotto di 300 tonnellate nel 2023 rispetto all’anno precedente, con un’ulteriore riduzione del 6% nel 2024, risparmiando complessivamente oltre 600 tonnellate.

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

Il Modus Primo di Ruffino

Un focus sul tema emerge anche considerando il vino in fusto. Montelvini - gruppo veneto che comprende i brand Montelvini, S. Osvaldo e Monvin - ha scelto di puntare sulla qualità del vino alla spina, «superando il pregiudizio di un prodotto inferiore - dicono dal Veneto - Oggi il marchio Monvin propone vini premium in fusto, da vitigni pregiati e con un approccio circolare. Bere vino alla spina significa compiere una scelta etica, perché il fusto può essere sanificato e riutilizzato, eliminando scarti di packaging e riducendo l’inquinamento legato ai trasporti», spiegano dalla cantina.

Spirits: la rivoluzione verde della mixology

Se il vino ha già iniziato a sperimentare formati alternativi al vetro, anche il mondo degli spirits si prepara a vivere una trasformazione significativa. Se in Piemonte quell’innovatore curioso che è Franco Cavallero ha scelto di portare il bitter Bitteranza in bottiglie di alluminio da litro, in Sicilia nasce l’esperienza Fico Essere Buoni, progetto visionario di Luca Santanocito e Daniela Farchica - che dal 2014 ha trasformato il fico d’India (frutti, fiori e pale) in gin, liquori e amari dal carattere mediterraneo.

Vino tra vetro e alternative: la ristorazione italiana non segue la svolta sostenibile

In Sicilia è nata l’esperienza Fico Essere Buoni

Con il progetto Fico Essere Sostenibili l’azienda compie un passo inedito: introdurre il formato bag-in-box da 3 litri anche nel mondo della mixology. Una scelta innovativa che promette benefici concreti. «Con il Bib - sottolinea Santanocito - riusciamo a garantire un prodotto artigianale al costo di uno industriale, mantenendo integre le proprietà organolettiche e riducendo l’impatto ambientale. Il passaggio dal vetro al formato ecologico consente quasi il 90% di risparmio sui costi di confezionamento». I vantaggi sono evidenti: meno vetro, cartone 100% riciclabile, trasporti più leggeri con minori emissioni di CO2, margini più alti e libertà di pricing per i professionisti del bartending.

Vino e packaging: una nuova sfida per la ristorazione

La sfida è ormai chiara: il vino dovrà essere raccontato non solo per la sua qualità e per la sua storia, ma anche per il modo in cui arriva in tavola. Mentre i produttori spingono verso formati più leggeri e circolari, la ristorazione italiana rischia di restare indietro. E in un futuro sempre più green, il contenitore sarà parte integrante del contenuto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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