La montagna ha un passo lento e maestoso, custodisce silenzi, scandisce il tempo con le sue stagioni e plasma i frutti della terra. È da questa dimensione che nascono le bollicine Trentodoc, ambasciatrici del Trentino e simbolo di un’eccellenza riconosciuta nel mondo. Mai come in questa quarta edizione, il Trentodoc Festival 2025 ha saputo raccontare l’anima delle bollicine di montagna, intrecciando natura, tradizione e contemporaneità sotto un unico segno, il dialogo tra metodo, montagna e tempo.

Il Trentodoc Festival 2025 ha saputo raccontare l’anima delle bollicine di montagna
Trentodoc Festival 2025, un comparto in crescita
Con oltre 11mila presenze e 168 appuntamenti tra città, cantine, vigneti e luoghi d’arte, il Festival ha confermato la forza di un comparto in crescita, capace di coinvolgere appassionati, professionisti e famiglie, nonostante il maltempo. Un successo che sottolinea il ruolo del Trentodoc come ambasciatore del territorio. Come ha ricordato l’assessore provinciale Giulia Zanotelli: «Il Trentodoc è sempre più una sintesi di qualità e identità, un patrimonio che non si misura soltanto nei prodotti, ma nella capacità di generare valore per le comunità attraverso enoturismo, ricerca e formazione».

Il Trentodoc nasce tra i 200 e i 900 metri di altitudine
Il Trentodoc nasce tra i 200 e i 900 metri di altitudine, in un ambiente che regala aria cristallina, suoli minerali ed escursioni termiche ideali per la spumantizzazione. La sua anima è il metodo classico, la rifermentazione in bottiglia, l’affinamento sui lieviti e i lunghi anni di pazienza. Una scelta identitaria e lungimirante che, dal 1902 con Giulio Ferrari fino alla Doc del 1993, ha tracciato un modello virtuoso seguito oggi da 69 case spumantistiche Trentodoc, grandi o piccole, con la stessa cura e passione.
La montagna viva
Tra le storie più emblematiche emerse al Festival spicca quella della Cantina Endrizzi. Paolo Endrici, già nel 1984, contribuì alla nascita dell’Istituto Trento Classico, oggi Istituto Trentodoc, ponendo le basi per la tutela e la valorizzazione di una denominazione sinonimo di eccellenza. Endrizzi ha custodito negli anni un sapere fatto di manualità, disciplina e rispetto della natura, coltivando i vigneti senza concimi chimici, vendemmiando a mano e difendendo un ecosistema sostenibile. Una filosofia che ha portato a progetti visionari come Paradice, un Trentodoc affinato per settanta mesi in una grotta naturale a oltre 2.000 metri ai piedi del Ghiacciaio Presena, dove silenzio e freddo hanno plasmato uno spumante raro che racconta la montagna nel suo respiro più profondo. Paradice 2018 è stato prodotto in 1.454 bottiglie numerate, affiancate da 30 magnum, da uve Chardonnay e Pinot Nero coltivate su terrazzamenti dolomitici ad alta quota.
Accanto a Paradice, il Masetto Privé Rosé rappresenta un altro gioiello di Endrizzi, un dosaggio zero da Pinot Nero in purezza, prodotto in sole 2.500 bottiglie numerate e affinato per almeno 84 mesi sui lieviti. Con perlage sottile e persistente e un colore rosa antico dalle sfumature ramate, regala note speziate e di piccoli frutti rossi, con tocchi floreali e una sorprendente freschezza. Il sorso è sapido, lungo e persistente. Il nome Masetto, dal latino Mansum, ricorda l’edificio con terreno agricolo assegnato ai legionari romani; dal 1885 è la località dove risiede la cantina Endrizzi, testimoniando l’identità e la tradizione familiare consolidata nel tempo.
L’arte del tempo
Se il ghiacciaio racconta il tempo geologico, Villa Margon, dimora rinascimentale del Gruppo Lunelli, ha ospitato la “Notte delle Perle”, una cena firmata dallo chef Edoardo Fumagalli in cui i Ferrari Perlé Riserva hanno brillato in ogni calice. Piatti come la battuta di coregone, il risotto alle gemme di pino cembro e la guancetta di vitellina della Val Rendena hanno esaltato le bollicine più espressive. L’Archivio di Famiglia Ferrari ha trasformato la degustazione in un viaggio nel tempo, con la Linea Edizioni Originali e la Linea Sboccature Recenti, mostrando come pazienza e affinamento possano regalare profondità e complessità straordinarie al Trentodoc. Le etichette selezionate - dal Ferrari Perlé 2018 Magnum al Perlé 2013 Magnum Edizione Originale, al Perlé 2002 sboccatura 2023 Magnum e al Ferrari Perlé Nero Riserva 2005 sboccatura 2025 - hanno confermato la longevità delle bollicine.
Uno sguardo al futuro
Accanto alla memoria, il Festival ha aperto uno sguardo al futuro con degustazioni dedicate alle nuove etichette Trentodoc, guidate da Maurizio Dante Filippi e Roberto Anesi. Sei vini diversi, accomunati dalla montagna, dai suoi terrazzamenti, dai suoi silenzi e dall’autenticità che ne definisce il carattere. Tra le proposte più rappresentative: il Nature Pinot Nero 2020 di Tonini Viticoltori, sincero e vibrante; il Brut Riserva Bio 2020 di Maso Martis, complesso e armonioso; e l’Extra Brut Riserva 2018 de Le Général Dallemagne, morbido, persistente, capace di fondere freschezza alpina e cremosità mediterranea.

Stefano Fambri, presidente dell‘Istituto Trento Doc
Per Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera e direttore artistico del Festival, questa è stata l’edizione «più attrattiva e coinvolgente di sempre», con tutto esaurito in ogni appuntamento. Stefano Fambri, presidente dell’Istituto Trento Doc, ha evidenziato l’altissima partecipazione a Trentodoc in Cantina, con 130 eventi che hanno portato ospiti da tutta Italia, inclusi molti giovani, a scoprire il cuore del Trentodoc. Il Trentodoc Festival 2025 non è stato solo una rassegna enologica, ma un racconto corale di vino, montagna e cultura. Dalle grotte del Presena agli archivi Ferrari, dalle cantine storiche alle nuove etichette, ogni esperienza ha ribadito una verità, ossia che il Trentodoc non è solo un vino, ma la voce delle Dolomiti trasformata in eleganza. Con lo sguardo già rivolto al 2026, il Trentino si conferma capitale indiscussa delle bollicine di montagna.