Anteprima del Montefalco Docg Dieci stelle per due annate di fila

Due “annate eccezionali” per il consorzio umbro, che ad oggi produce circa 1,5 milioni di bottiglie da 80 produttori. Il risultato è merito anche della guida attenta del presidente Filippo Antonelli

02 marzo 2020 | 14:37
di Vincenzo D’Antonio
Cinque stelle e il titolo di “annata eccezionale” per il Montefalco Sagrantino Docg 2016 degustato all'Anteprima del Consorzio. E ciò fa seguito alle cinque stelle e al titolo di “annata eccezionale” conseguite anche lo scorso anno per il Montefalco Sagrantino Docg 2015.


Un'immagine dell'Anteprima del Montefalco Docg

Al di là delle forti implicazioni di quanto inseriremmo nella macro voce “fattore naturale” al cospetto delle quali davvero poco l’opera dell’uomo può incidere, queste “dieci stelle in due annate” sono anche il frutto di un lavoro meticoloso cominciato all’incirca nel 2002, anno nel quale si cominciarono a porre le basi di un ripensamento profondo circa le conduzioni dei vigneti e addirittura, vorremmo dire, dell’essenza stessa di questo grandioso vitigno autoctono che il Sagrantino. E dopo, naturalmente, a fronte delle prime evoluzioni positive ottenute in vigna, si passò ad altrettanto approfondito lavoro di ricerca e di ricaduta operativa in cantina: nuove tecniche di maturazione, invecchiamento, affinamento.

Ma, attenzione, c’è un grande ulteriore fattore da prendere in considerazione, oltre a quello effettuato (e che ovviamente si continua a svolgere giorno dopo giorno) nei vigneti e nelle cantine. Parliamo del lodevole lavoro del Consorzio Montefalco presieduto da Filippo Antonelli: grande coesione dei consorziati, orientamento forte alla formazione per l’incremento delle competenze, condivisione dell’obiettivo di un posizionamento “non alto”, bensì altissimo di un vino rosso tra i migliori del nostro panorama enologico la cui identità e la cui tipicità sono rigorosamente da tutelare e da valorizzare.

La zona geografica di produzione del Montefalco abbraccia oltre al comune eponimo anche parte dei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo.


Cinque stelle al Montefalco Sagrantino Docg 2016

Nei suoi 25 anni di vita la Docg Montefalco Sagrantino ha visto un incremento considerevole della superficie dei vigneti, da circa 70 ettari del 1994 ai circa 760 del 2018. In venti anni il numero delle bottiglie di Montefalco Sagrantino Docg è più che raddoppiato, passando dalle 700mila bottiglie circa a circa 1,5 milioni di bottiglie per circa 80 produttori.

Altra importante caratteristica del Montefalco Sagrantino è che esiste anche il Montefalco Sagrantino Passito Docg, che pesa in termini di volumi all’incirca il 7%, ma che vede incrementi annui a due cifre.

Il valore dell’export è di circa il 35%. Di gran lunga il Paese con la maggior quota di destinazione sono gli Stati Uniti (13%) seguiti ben distanti da Cina, Germania, Giappone, Uk, Svizzera.

Di grande importanza, a sottendere un emergente anelito del Consorzio a beneficio del territorio umbro limitrofo all’areale del Montefalco Sagrantino Docg, è la presa in carico della tutela della Doc Spoleto, incentrata sulla produzione di vini bianchi a base della varietà autoctona Trebbiano Spoletino. Questo ulteriore tassello va di certo ad incrementare l’articolazione dell’offerta complessiva dei vini tutelati e promossi dal Consorzio.


Merito del fattore naturale e del lavoro meticoloso iniziato nel 2002

Non dimentichiamo infatti che oltre alla Docg esistono anche il Montefalco Rosso Doc (da uve Sangiovese in prevalenza), il Montefalco Bianco Doc (da uve Trebbiano Spoletino in prevalenza), il Montefalco Grechetto Doc (da uve Grechetto in prevalenza).

Si aprono pertanto quelli che definiremmo “problemi felici”, ovvero come fare comunicazione efficace di una tale varietà di vini. Evidentemente una modalità da percorrere può essere quella di porre a focus della comunicazione, in lungimirante ottica sell-out, la suggestione degli abbinamenti di tali vini con i cibi e le pietanze che non necessariamente sono solo quelli tipici dell’Umbria.

Può questo approccio costituire la nuova smart vision per conferire a ciascun vino un suo spiccato posizionamento che oltre a derivare dalle sue insite caratteristiche tecniche ed organolettiche, scaturisca anche dalle piacevolezze complessive, ambiti conviviali inclusi, di abbracci intriganti e non banali con il food.

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Alberto Lupini


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