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Caprettone, vitigno a bacca bianca sulle pendici del Vesuvio

Il Caprettone, che deve il suo nome alla forma del grappolo simile alla barbetta della capra napoletana, è un vitigno molto vigoroso, il primo in ordine di tempo ad essere vendemmiato sulle pendici del Vesuvio

 
15 agosto 2015 | 10:28

Caprettone, vitigno a bacca bianca sulle pendici del Vesuvio

Il Caprettone, che deve il suo nome alla forma del grappolo simile alla barbetta della capra napoletana, è un vitigno molto vigoroso, il primo in ordine di tempo ad essere vendemmiato sulle pendici del Vesuvio

15 agosto 2015 | 10:28
 

Caprettone, nome curioso per un vitigno a bacca bianca noto fin dall’inizio del secolo scorso che fa riferimento alla forma del grappolo simile alla barbetta della capra napoletana, oppure ai pastori che furono i primi coltivatori sulle pendici del Vesuvio. In passato è stato scambiato con il Coda di volpe, ma gli studi condotti dall’Università degli studi di Napoli e dalla facoltà agraria di Portici ne hanno escluso la parentela. Nell’ampelografia napoletana di Semmola del 1848 non vi è alcuna citazione del Caprettone.



Sulle pendici del Vesuvio è il primo vitigno in ordine di tempo ad essere vendemmiato, anche a partire dalla festività di S. Gennaro, al fine di non rischiare di disperderne il corredo acido accumulato. È un vitigno molto vigoroso con una discreta produzione in termini quantitativi e qualitativi, diffuso in maniera quasi esclusiva nei comuni dell’area del Parco nazionale del Vesuvio e in particolar modo nella zona di Trecase, Torre del Greco e Terzigno.

Raramente vinificato da solo, concorre all’uvaggio della Doc Lacryma Christi del Vesuvio e dell’Igt pompeiano. In questi ultimi tempi è stata ripresa la tradizione produttiva contadina di coltivazione del vitigno per la sua valorizzazione. Le vigne sono a piede franco su piccoli areali da cui si ottiene un vino con intense note di erbe selvatiche, leggermente acidulo, piacevole a tutto pasto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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