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I Maestri raccontano... Quattro calici per quattro grandi enologi

La fiera di Verona dedicata al vino è stato il luogo ideale per incontrare personalità fuori dal comune: dei super enologi che, oltre alla tecnica, hanno presentato filosofie produttive e valorizzazione di un territorio

di Fabio Di Pietro
F&B Manager di 5 Hats
 
13 maggio 2022 | 16:43

I Maestri raccontano... Quattro calici per quattro grandi enologi

La fiera di Verona dedicata al vino è stato il luogo ideale per incontrare personalità fuori dal comune: dei super enologi che, oltre alla tecnica, hanno presentato filosofie produttive e valorizzazione di un territorio

di Fabio Di Pietro
F&B Manager di 5 Hats
13 maggio 2022 | 16:43
 

Vinitaly significa molto per il mercato, ma moltissimo per l’umore del popolo enogastronomico: oltre ad essere la spinta di ripresa per una delle città più importanti per l’incoming in Italia, è anche la prima opportunità dell’anno per il ritrovo di tutti i grandi professionisti del settore. Essendo un evento massivo va affinato ancora di più lo scouting-radar fra le aziende presenti, ma come individuare la Maestria, l’effetto wow? Ad oggi si sente parlare molto di aromaticità, di caratteristiche organolettiche, di abbinamenti e di bottiglie numerate, di posizionamento sul mercato, ma molto poco di idee: ecco perché alcuni dei personaggi che con il team abbiamo incontrato nei quattro giorni di evento sono speciali.

La scena è stata tutta per dei super enologi che, oltre alla tecnica, hanno presentato filosofie produttive e valorizzazione di un territorio. Lazio, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia/Trentino sono i loro quattro territori d’origine, che portano nel cuore e che hanno influenzato la loro firma, senza condizionarla.

Ecco i 4 Maestri incontrati a Vinitaly e quello che di loro ci ha davvero colpito.

Sopra: Massimo Pastura, Francesco Parisi; sotto: Paolo Trappolini, Nicola Biasi £$I Maestri raccontano...$£ Quattro calici per quattro grandi enologi

Sopra: Massimo Pastura, Francesco Parisi; sotto: Paolo Trappolini, Nicola Biasi

Massimo Pastura

Piemontese “doc”, la sua è follia ben lucida, non ha paura di fare affinamenti lunghi e particolari azzardando tecniche mai pensate per i “suoi” vitigni autoctoni. Dalla valorizzazione del Timorasso ad un Alta Langa unico che ha come liqueur il Timorasso stesso.
Il vino che meglio lo rappresenta: Timian Derthona Colli Tortonesi Timorasso Riserva, un bianco esplosivo, in equilibrio tra acidità e corpo, con una longevità notevole. Un vitigno rivalorizzato lavorato con sapienza e rispetto, che è stato premiato con il WineHunter Award Gold. Un viaggio tra le dolci colline piemontesi.

Francesco Parisi

Veneto, ma soprattutto Veronese, amico da anni di Massimo Pastura con il quale ha avviato il progetto di Doi Matt. Un purista. Da tanti anni nel settore, dopo gli inizi in una grande cantina in termini di numeri ed il suo percorso in numerose aziende di livello, tiene tanto al vigneto e alle vinificazioni consapevoli.
Il vino che meglio lo rappresenta: Valpolicella Superiore Doi Matt, che il rispetto della tradizione rende più brillante e chiaro nel colore, beverino e ricco di sentori di frutta. Un’acidità che sostiene il corpo, rendendolo “fin troppo facile da bere”.

Paolo Trappolini

Genuinità e rispetto per le grandi scuole enoiche, ma forte determinazione nel far conoscere il viterbese e l’orvietano come geografie ricche di opportunità sensoriali.
Il vino che meglio lo rappresenta: L’Insolente, un Montefiascone Doc dal carattere vulcanico, con sentori sapidi e longevità in bocca. I vigneti di Roscetto dal quale proviene sono situati vicino alle sponde del lago di Bolsena.

Nicola Biasi

Lungimirante e sognatore con grandi capacità di messa a terra. La sua idea Piwi da progetto è diventata realtà ed ora la sua missione è far conoscere questa viticoltura “Resistente”, che è diventata una rete di impresa.
Il vino che meglio lo rappresenta: il Vin de la Neu, un capolavoro di sole 941 bottiglie per questa annata di Johanniter che fa capolino fra i meleti nel territorio a Coredo, nel cuore della Valle di Non. Dalla prima annata ad oggi c’è uno sguardo dritto al futuro per poter rappresentare un calice Piwi da altissima degustazione.

 

Questi guru, ancor prima che essere super tecnici, sono amanti folli di quello che per loro è prima di tutto una necessità espressiva: dover sorprendersi ancor prima che sorprendere. Assieme a loro abbiamo fatto un viaggio dal Lazio in su che raccontava un pellegrinaggio culturale ed artistico ricercando sapori e concetti da trasmettere e non da custodire gelosamente: esattamente come fa un Maestro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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