Nel mondo del vino, oggi più che mai, il racconto passa dal calice. Ma a farlo non sono solo le etichette: sono le persone che, con competenza e passione, le interpretano e le fanno conoscere. È da questa consapevolezza che nasce la terza edizione nazionale di Wine List, progetto ideato da Paolo Porfidio per riportare al centro la figura del sommelier, professionista spesso rimasto nell’ombra ma essenziale per dare voce ai produttori e guidare il consumatore in un panorama sempre più complesso.

La prima edizione di Wine List
Cento sommelier da tutta Italia hanno selezionato mille etichette provenienti da dieci categorie, componendo un affresco che fotografa le nuove tendenze del vino contemporaneo. Dalle grandi denominazioni italiane - Toscana, Piemonte, Alto Adige, Friuli - alle regioni emergenti come Basilicata, Calabria o Sicilia al di là dell’Etna, la selezione racconta un Paese vitivinicolo in movimento, dove la ricerca di autenticità e identità territoriale prevale sul nome altisonante. Cresce anche l’attenzione per la sostenibilità reale, per le pratiche etiche e per i vini naturali, scelti non come moda ma come espressione di un approccio consapevole. In un momento di cambiamento, Wine List diventa così uno strumento di confronto e di coesione, «perché - sottolinea Porfidio - non è più tempo di solisti, ma di una professione che sappia fare squadra e comunicare il vino con voce comune».
Il sommelier torna protagonista del racconto del vino
Per Porfidio, la terza edizione nazionale di Wine List nasce da un obiettivo preciso: rimettere il sommelier al centro del sistema vino. «Molto spesso la figura del sommelier non viene valorizzata quanto merita», spiega. «Eppure è fondamentale in un momento in cui il mondo del vino, dopo anni difficili, ha bisogno di essere comunicato da chi ne conosce profondamente la qualità». Porfidio sottolinea come oggi il sommelier debba essere «un ambasciatore quotidiano del vino», non solo nei ristoranti ma anche come ponte tra cantine e nuovi appassionati, soprattutto tra i giovani. L’obiettivo è costruire una comunità professionale solida, «perché non è più tempo di solisti, ma di una sommeleria capace di fare gruppo».
La selezione: 100 sommelier e mille etichette da tutto il mondo
Ogni edizione di Wine List riunisce 100 sommelier che selezionano 10 cantine ciascuno, per un totale di mille etichette provenienti da tutto il mondo. «Vogliamo valorizzare quei sommelier che, a prescindere dal ristorante dove lavorano, si distinguono nella comunicazione e nella promozione del vino», spiega Porfidio.

Il sommelier Paolo Porfidio
Secondo lui, la selezione rappresenta anche «uno strumento utile per i ristoratori, che possono interpretare le carte in linea con le nuove tendenze del mercato». Quest’anno emergono non solo i Paesi storici come Italia, Francia e Germania, ma anche regioni vinicole emergenti come Polonia, Svezia e Regno Unito, segno di un panorama in evoluzione.
Italia protagonista: piccoli produttori e nuovi territori
L’Italia resta al centro del progetto, con circa il 75% delle etichette selezionate. Porfidio osserva come «regioni come Alto Adige e Friuli confermino la loro forza nei grandi bianchi», mentre «Toscana e Piemonte restano riferimenti per i rossi». Tuttavia, la novità è rappresentata da piccole realtà e giovani produttori che portano freschezza e autenticità. «Sempre più spesso», sottolinea, «i sommelier ricercano etichette di nicchia, frutto di una ricerca personale, e danno spazio a produttori che non rientrano nelle grandi guide ma che meritano attenzione». Tra le regioni in fermento cita Basilicata, Calabria e Sicilia, oltre al Verdicchio come esempio virtuoso tra i bianchi. L’identità territoriale, spiega Porfidio, sta diventando il vero valore aggiunto: «Oggi il sommelier ricerca nel calice il varietale, la storia reale e la filosofia tangibile del produttore. È l’identità, prima ancora del blasone, a emozionare l’ospite».
Sostenibilità e vini etici: oltre le etichette
Una delle dieci categorie di selezione di Wine List è dedicata ai vini sostenibili e alle etichette etiche. «Almeno una categoria è sempre presente in ogni carta», racconta Porfidio. Tuttavia, chiarisce, «non si tratta di seguire mode, ma di premiare pratiche reali: il rispetto per l’ambiente, la salute del consumatore e la trasparenza dei produttori».

Il 75% delle etichette presenti è italiano
Anche se le etichette naturali rappresentano una parte limitata della selezione, la tendenza è in crescita. «L’importante è che la sostenibilità non resti solo una parola, ma un impegno concreto delle cantine», aggiunge. Per lui, il sommelier di oggi deve farsi garante di questa coerenza, valutando i vini non solo per gusto, ma per valori e impatto reale.
L’Italia come laboratorio di autenticità
Porfidio riconosce che, nonostante la crescita internazionale, l’Italia «resta la prima scelta in termini di percentuale e varietà». L’interesse si concentra sempre più su vitigni autoctoni rari o dimenticati, riportati alla luce da cantine che credono nella diversità. «Le grandi denominazioni restano un punto di riferimento», afferma, «ma la vera forza oggi è nella riscoperta dei territori e nella capacità di raccontarli». Wine List, nelle sue intenzioni, vuole proprio dare spazio a questa pluralità di voci, dove il sommelier diventa interprete e narratore del patrimonio vinicolo.