Lagfin, la holding lussemburghese dei fratelli Luca e Alessandra Garavoglia, non è solo il socio di controllo di Campari, ma un vero motore finanziario diversificato, con investimenti in immobili, azioni, bond e fondi. Il recente sequestro da 1,3 miliardi di euro in azioni Campari e il crescente debito del gruppo degli spirits hanno riportato l’attenzione sulla strategia patrimoniale della famiglia. Lagfin funziona come family office, generando utili ben oltre i dividendi Campari, con il supporto della boutique XY nella gestione finanziaria, e controllando attentamente il piano di cessione di 30 marchi marginali da parte di Campari per ridurre il debito, con particolare focus sui brand core e sul segmento low e no-alcol.
Lagfin oltre Campari: un motore finanziario complesso
Lagfin non si regge solo sui dividendi di Campari, pur detenendo il 51,7% del gruppo internazionale degli spirits. Il sequestro di 1,3 miliardi di euro è legato a presunte contestazioni fiscali: la Procura ipotizza evasione tramite trasferimento di sede estera e residenza fiscale dei Garavoglia, riportando l’attenzione su una struttura che opera ben oltre il semplice ruolo di socio di controllo.

I dividendi Campari contribuiscono, ma il grosso dei margini arriva dalla gestione finanziaria
Negli ultimi esercizi, Lagfin ha generato utili significativi. Nel 2024 la holding ha registrato circa 300 milioni di euro di utile netto, anche grazie alla plusvalenza di 215 milioni derivante dalla vendita del 2,96% di Campari per finanziare l’acquisizione del cognac Courvoisier. Nel 2023, senza componenti straordinarie, Lagfin ha realizzato 170 milioni, mentre nel 2022 il risultato netto era di 148 milioni. I dividendi Campari rappresentano solo una parte della redditività complessiva. Nel 2024 Lagfin ha incassato 43 milioni di cedole, nel 2023 37,8 milioni e nel 2022 37 milioni. Numeri lontani dai profitti annui della holding, che sfiorano i 200 milioni, a indicare che la gestione finanziaria è il vero motore di redditività.
Una holding sempre più finanziaria
Lagfin si è trasformata da cassaforte industriale a holding finanziaria diversificata, con investimenti che spaziano da immobili a bond, azioni e fondi. Dalla sede lussemburghese si dirama un sistema di 31 controllate operative tra Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Olanda, Italia e Principato di Monaco. Molte società richiamano nel nome il mondo degli spirits, come Bourbon Sidecar, Bourbon Manhattan, Boulevardier Spritz, Grand Margarita, Dirty Banana, Negroni, Bizzy Izzy, Fuzzy Navel, Palingenia, Brown Derby e Telco Real Estate, mentre altre investono nel real estate e fondi strategici.
Campari resta il pilastro del patrimonio familiare
Nonostante la crescente diversificazione, la partecipazione in Campari continua a pesare sul patrimonio dei Garavoglia. La quota detenuta tramite Lagfin costituisce la parte dominante dei 2,41 miliardi di euro attribuiti a Luca Garavoglia, oggi 1460° uomo più ricco al mondo e ottavo più facoltoso di Piazza Affari. Un primato condiviso con Alessandra Garavoglia, a conferma dell’importanza centrale del gruppo dell’Aperol nell’impero familiare.
Lagfin come family office
La holding agisce come family office di diritto lussemburghese, incaricato di far fruttare il patrimonio dei Garavoglia. I dividendi Campari contribuiscono, ma il grosso dei margini arriva dalla gestione finanziaria, con 146 milioni di utile nel 2024, 106 milioni nel 2023 e 100 milioni nel 2022, a conferma di un modello stabile e diversificato. Luca Garavoglia supervisiona personalmente la strategia della holding, tenendo sempre presente gli oneri finanziari dei bond Lagfin, che assorbono in alcuni esercizi buona parte dei proventi degli investimenti. I bond hanno scadenze tra 2027 e 2030, con coupon stimati intorno a 30–35 milioni annui e rating interno medio: la gestione è prudente e conservativa.
Al 2024 Lagfin disponeva di 153 milioni di asset finanziari, suddivisi tra bond (16 milioni), azioni (60 milioni), fondi (32 milioni) e una parte consistente in immobili. Il fulcro resta la partecipazione in Campari, scesa dal 54,4% al 51,7% e iscritta a patrimonio netto per 2,4 miliardi. Tra i veicoli immobiliari spicca Dr Finance, nato nel 2023 e controllato al 51%, con un valore a bilancio di 108 milioni e un utile di 4,6 milioni nel 2024, grazie alla rivalutazione della quota e agli affitti di un immobile direzionale a Londra (50 Cannon Street, gestito da Negroni Ltd). Gli investimenti immobiliari coprono Francia, Italia, Monaco, Regno Unito e Stati Uniti, con uffici a Londra, New York e Chicago, e molte società controllate hanno nomi legati agli spirits o al beverage, come Bizzy Izzy, Fuzzy Navel, Palingenia, Brown Derby, Telco Real Estate.
Governance e separazione tra proprietà e controllo
Il capitale proprio di Lagfin al 2024 era di 2 miliardi di euro, in crescita rispetto a 1,6 miliardi nel 2023 e 1,5 miliardi nel 2022, mentre il debito complessivo supera di poco 1 miliardo di euro. La governance è articolata in accomandita, con Aurantium come socio accomandatario operativo e Artemisia come strumento di governance. Il restante 99,462% è diviso tra Luca (0,003%), la fondazione liechtensteinese Doro Anstalt (50,797%) e Alessandra (48,662%). Grazie a azioni speciali e alla sede legale di Campari nei Paesi Bassi, Lagfin detiene la partecipazione economica senza poter vendere Campari. Il controllo strategico (circa 82,5% dei diritti di voto) resta nelle mani della famiglia.

Recentemente Lagfin ha subito il sequestro di azioni Campari per 1,3 miliardi di euro
Il sequestro da 1,3 miliardi: cosa è successo
Il recente sequestro di azioni Campari per 1,3 miliardi di euro ha riportato sotto i riflettori la struttura patrimoniale della famiglia Garavoglia. La vicenda nasce da contestazioni fiscali legate alla fusione del 2018 con l’ex cassaforte italiana Alicros. La Procura sospetta che, attraverso la gestione di Lagfin e la residenza fiscale dei membri della famiglia, vi sia stata una presunta evasione fiscale legata al trasferimento di sede estera e alla determinazione della residenza fiscale dei Garavoglia. Il sequestro, che ha colpito direttamente la partecipazione detenuta in Campari, non riguarda l’attività operativa del gruppo, ma ha messo in evidenza la complessità della struttura finanziaria della holding, dove la partecipazione in Campari rappresenta il fulcro economico, ma le decisioni strategiche sono gestite attraverso un sofisticato sistema di governance che bilancia controllo familiare, gestione patrimoniale e esposizione finanziaria.
Il ruolo di XY nella strategia patrimoniale
La società XY, fondata da Daniele Migani e con sedi a Zurigo, Francoforte e New York, gioca un ruolo chiave nella gestione patrimoniale di Lagfin. XY supporta la holding nella pianificazione, implementazione e controllo degli investimenti, fungendo da collegamento tra Luca Garavoglia e i principali banker e consulenti finanziari. Ogni proposta di investimento, sia essa in titoli azionari esteri o in strumenti più rischiosi, viene valutata attentamente e discussa con i consulenti di XY, che restano in copia nelle comunicazioni, garantendo così un controllo rigoroso e un monitoraggio costante.
Sebbene Daniele Migani sia stato rinviato a giudizio a Milano per presunti reati finanziari, il lavoro di XY si concentra sulla gestione strategica del patrimonio e sulla continuità degli investimenti, limitando l’esposizione ai rischi e assicurando che le decisioni siano coerenti con la visione di lungo periodo della famiglia. In sostanza, XY rappresenta il braccio operativo e di governance finanziaria della holding, assicurando che la diversificazione patrimoniale sia strutturata in modo prudente ma efficace. Tuttavia, il rinvio a giudizio potrebbe rappresentare una criticità reputazionale, più che operativa.
Il debito di Campari e il piano di cessioni
Sotto la guida di Bob Kunze-Concewitz, Campari ha seguito una strategia di crescita aggressiva basata su acquisizioni, mirando a espandere il portafoglio di brand internazionali e a rafforzare la presenza nei mercati chiave, con un approccio molto orientato all’M&A. Questo percorso ha permesso di costruire un portafoglio diversificato di marchi premium e super-premium, aumentando significativamente il fatturato e consolidando la leadership globale nel settore degli spirits. L’espansione ha riguardato non solo brand storici come Wild Turkey ed Espolòn, ma anche nuove acquisizioni e marchi locali in mercati strategici, generando crescita ma anche aumentando il debito della holding.

Nonostante il lancio di brand come Sarti e Mondoro, Campari punta a vendere diversi suoi marchi
Con l’arrivo di Simon Hunt come ceo, la strategia sta gradualmente cambiando passo. Il focus si sposta dalla mera espansione tramite acquisizioni all’ottimizzazione del portafoglio, con l’obiettivo di concentrare investimenti e risorse sui marchi core e sui segmenti più redditizi, garantendo al contempo una gestione prudente del debito. Il piano di cessione di circa 30 marchi ritenuti marginali, tra cui vermouth low-tier, produzioni locali minori e brand a bassa redditività, rientra in questa nuova logica di razionalizzazione, nonostante il recente rilancio di marchi come Sarti Rosa e Mondoro.

Simon Hunt, ceo di Campari
In sostanza, mentre Kunze-Concewitz aveva trasformato Campari in un gruppo globale grazie a un approccio aggressivo di crescita esterna, Hunt sta introducendo una gestione più equilibrata, con attenzione alla redditività, al deleveraging e alla stabilità patrimoniale, elementi che si riflettono direttamente anche nella strategia di Lagfin e nella governance attenta della famiglia Garavoglia.