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Su vino e guida Zaia rilancia Le 10 domande che nessuno fa

Da Pantelleria il ministro delle Politiche agricole torna sul tema della demonizzazione del vino, dibattuto in questi giorni: «Guida e bere possono andare d’accordo. Basta rispettare la legge». Il Ministro ha inoltre presentato alla stampa il decalogo delle “Dieci domande che nessuno fa”

02 settembre 2009 | 15:31
Su vino e guida Zaia rilancia 
Le 10 domande che nessuno fa
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Le 10 domande che nessuno fa

Su vino e guida Zaia rilancia Le 10 domande che nessuno fa

Da Pantelleria il ministro delle Politiche agricole torna sul tema della demonizzazione del vino, dibattuto in questi giorni: «Guida e bere possono andare d’accordo. Basta rispettare la legge». Il Ministro ha inoltre presentato alla stampa il decalogo delle “Dieci domande che nessuno fa”

02 settembre 2009 | 15:31
 

Dopo essere stato inizialmente fra i sostenitori della tolleranza zero per quanto riguarda il rapporto guida/alcol (inverno 2008), Luca Zaia si è progressivamente convinto della bontà delle argomentazioni di quanti ("Italia a Tavola" in testa) ritenevano una corbelleria quell'eccesso di proibizionismo. Al Vinitaly (aprile 2009) ufficializzava una svolta che ha permesso di fermare una decisione parlamentare decisamente stupida e dannosa per gli interessi di un settore importante dell'agroalimentare italiano. Ora il ministro pare deciso ad andare fino in fondo nello sfatare leggende metropolitane o falsità statistiche. Ci fa quindi piacere la presentazione delle sue 10 domande che si rifanno ad analoghe osservazioni di "Italia a Tavola" che avevano portato molti politici a confrontarsi sulle nostre pagine ribaltando l'orientamento iniziale della tolleranza zero. Sosteniamo pienamente Zaia soprattutto per la parte in cui richiama le responsabilità di chi non fa controlli sulle condizioni di guida (tempo, stress, malattia, assunzione di droghe, fumo, ecc.) e su quelle di chi somministra senza pudore, anche ben oltre le 2 di notte (che sono già un orario assurdo), superalcolici nei locali notturni. Per non parlare di coloro che contestano decisioni sagge come quelle del Comune di Milano per sanzionare chi vende alcolci ai minori di 16 anni... Bravo Ministro, siamo con lei.

a.l.


Luca ZaiaIl ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia (nella foto), a Pantelleria (Tp) per discutere di vitivinicoltura eroica, è tornato sul tema della demonizzazione del vino, dibattuto in questi giorni. «Guida e bere - ha dichiarato - possono andare d'accordo. Basta rispettare la legge. Perché, invece di demonizzare il vino, i moralizzatori dell'ultima ora non dicono che tra le cause principali di incidenti stradali ci sono le violazioni del codice della strada, l'eccesso di velocità, la stanchezza e la distrazione, causata spesso dal cellulare e dal fumo, oltre che l'abuso di farmaci? A chi oggi punta il dito contro le imprese vitivinicole ricordiamo che sono soprattutto droga e superalcolici, venduti anche nei supermercati e nelle imprese di intrattenimento notturno che due anni fa ci si è affrettati a difendere, a dare lo sballo e a far perdere il controllo».

Sulla questione è intervenuta anche la Cia (Confederazione italiana agricoltori), secondo la quale è molto meglio educare e prevenire che reprimere: «Con la demonizzazione non si ottiene nulla, se non colpire l'immagine della produzione vitivinicola italiana. Bisogna, invece, far crescere, soprattutto tra i giovani, la logica di una degustazione consapevole, moderata. Ben diversa dall'uso sregolato di alcolici».

Il Ministro ha inoltre presentato alla stampa il decalogo delle 'Dieci domande che nessuno fa”. «La stessa Oms - ha detto Zaia - ci ricorda che le cause che provocano gli schianti sulla strada sono molteplici e spesso collegate tra loro. Puoi essere prudente e virtuoso, ma se le strade e la segnaletica non sono adeguate, o se non hai dormito a sufficienza o assumi farmaci che danno sonnolenza e distrazione, il rischio aumenta in modo esponenziale».

 «Per una persona sana, bere due bicchieri di vino a tavola non significa certo ubriacarsi. Perché non si educa a un modo di bere moderato, consapevole, di qualità, invece di tacere sull'abitudine, ormai diffusa tra i giovani, di andarsi a comprare superalcolici nei supermercati, dove non c'è nessun controllo o limite di acquisto, e drink per bere, spesso a stomaco vuoto, e raggiungere velocemente lo sballo?».

E ancora: «Non si dice che è aumentato il consumo di farmaci come antidepressivi,  tranquillanti e antistaminici; che è cresciuto il consumo di cocaina; che spesso si guida per ore e ore accumulando uno stress psicofisico enorme; che si parla al cellulare mentre si guida; che c'è chi si mette in macchina dopo un'intera giornata di lavoro o senza aver dormito neanche un'ora; che la cattiva manutenzione dell'auto e il mancato uso delle cinture provocano incidenti particolarmente gravi. Si preferisce al contrario levare gli scudi e agitare spauracchi. Noi, invece, vogliamo dire la verità, costruire e aiutare a ritrovare la cultura del buon cibo e del buon bere, che trova nel nostro Made in Italy un giacimento ricchissimo e che tanti riconoscimenti ha ottenuto dalle comunità scientifiche internazionali».


Le dieci domande che nessuno fa
1. A partire dagli stessi centri di ricerca, sono rari i casi di diffusione di dati relativi alle altre cause di incidenti, in primis l'abuso di farmaci. Perché nessuno dice che il consumo di farmaci è aumentato vertiginosamente, come evidenzia la stessa Federfarma? Perché non si denuncia che solo nel 2007 sono cresciuti del 7,9% i consumi di antidepressivi e del 7,8% di farmaci come gli antistaminici, i sedativi e i tranquillanti?

2. Perché non si inizia a considerare che guidare per ore e ore determina uno stress psicofisico che è causa di molti incidenti?

3. Perché non si è molto più severi sull'uso del cellulare alla guida?

4. Perché, quelle stesse persone che, nel 2007, a proposito del divieto di somministrare dopo le due di notte alcol nei locali notturni, dove si servono soprattutto superalcolici, si fecero paladine delle imprese di intrattenimento notturno, bollando la misura 'come inefficace e penalizzante”, oggi puntano il dito contro le imprese vitivinicole?

5. Perché non dicono che le cause principali di incidenti, come confermano i dati Aci-Istat del 2007, sono il mancato rispetto delle regole di precedenza, del semaforo e dello stop (17,59%); la guida distratta e l'andamento indeciso (15,25%); il mancato rispetto dei limiti di velocità (12,20%); il mancato rispetto della distanza di sicurezza (9,83%)?

6. Perché viene ignorato il fatto che, dal 1991 al 2007, la percentuale di quanti consumano cocaina, droga che dà sensazione di onnipotenza e falsa incolumità, è passata dall' 1,3% al 14,2%?

7. Perché nessuno si interroga sul fatto che manchi, in Italia, un divieto di fumo in auto, causa di grande distrazione, e già proibito dal Codice britannico?

8. Perchè non si considera che il cattivo stato di manutenzione dell'auto e il mancato uso delle cinture di sicurezza sono causa di esiti particolarmente gravi negli incidenti stradali?

9. Perché, invece di demonizzare il vino, nessuno interviene mai per sollecitare una maggiore attenzione, da parte degli enti locali, alle infrastrutture e alla segnaletica stradale, il miglioramento delle quali, in Germania, ha dato risultati notevoli?

10. I detrattori del vino sostengono che l'alcol, vino compreso, sia la prima causa di incidenti stradali. Perché volutamente tacciono buona parte delle affermazioni dell'Oms, secondo la quale «ci sono diversi fattori che possono contribuire al fenomeno degli incidenti stradali: il comportamento e lo stato psicofisico del conducente, l'uso inappropriato di bevande superalcoliche e di farmaci, le condizioni di sicurezza dei veicoli e delle strade, l'uso di sostanze psicotrope, l'uso di telefoni cellulari alla guida e il mancato rispetto delle norme del codice della strada»?


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02/09/2009 15:31:00
2) L'italiano medio non è un etilista
Non molliamo caro direttore, altrimenti rischiamo di perdere la guerra sul vino a tavola nei ristoranti e nelle enoteche. Non manca giorno che abituali clienti, consumatori di un quarto di vino a pranzo, lo rifiutino per paura dei controlli! Ma dove siamo arrivati? L'italiano medio NON, dicasi NON, è un bevitore modello anglosassone. D'accordo talvolta per una festicciola ci scappa un goccetto in più, ma da qui a passare per etilisti ci passa un oceano... di alcol. Distinguere è fondamentale. Dagli stupidi happy hour alla cultura del vino ci sono millenni di civiltà. Non molliamo direttore.


02/09/2009 15:31:00
1) L'italiano medio non è un etilista
Non molliamo caro direttore, altrimenti rischiamo di perdere la guerra sul vino a tavola nei ristoranti e nelle enoteche. Non manca giorno che abituali clienti, consumatori di un quarto di vino a pranzo, lo rifiutino per paura dei controlli! Ma dove siamo arrivati? L'italiano medio NON, dicasi NON, è un bevitore modello anglosassone. D'accordo talvolta per una festicciola ci scappa un goccetto in più, ma da qui a passare per etilisti ci passa un oceano... di alcol. Distinguere è fondamentale. Dagli stupidi happy hour alla cultura del vino ci sono millenni di civiltà. Non molliamo direttore.




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