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Polenta Ogm di Confagricoltura Zaia e Coldiretti: Una schifezza

Confagricoltura ha presentato a Verona la polenta Ogm, uguale nel sapore a quella tradizionale ma più sicura per salute e l’ambiente. Per Confagricoltura va superato l’approccio ideologico che ha reso gli Ogm un argomento tabù. Una schifezza per Zaia e la Coldiretti. Più mediatore De Castro

04 febbraio 2010 | 16:01
Polenta Ogm di Confagricoltura 
Zaia e Coldiretti: Una schifezza
Polenta Ogm di Confagricoltura 
Zaia e Coldiretti: Una schifezza

Polenta Ogm di Confagricoltura Zaia e Coldiretti: Una schifezza

Confagricoltura ha presentato a Verona la polenta Ogm, uguale nel sapore a quella tradizionale ma più sicura per salute e l’ambiente. Per Confagricoltura va superato l’approccio ideologico che ha reso gli Ogm un argomento tabù. Una schifezza per Zaia e la Coldiretti. Più mediatore De Castro

04 febbraio 2010 | 16:01
 

Federico Vecchioni. Foto Ennevi - VeronafiereVERONA - Una polenta Ogm senza micotossine, uguale nel sapore a quella tradizionale ma più sicura per la salute e per l'ambiente. Per la prima volta a Fieragricola fa il suo ingresso un prodotto Ogm. La polenta Ogm è la "testimonial" dell'operazione trasparenza voluta da Confagricoltura in un Paese in cui insiste il paradosso per cui i prodotti geneticamente modificati si possono mangiare ma non si possono coltivare. «Una schifezza» per il ministro Zaia deciso a portare avanti la battaglia contro gli Ogm. Dalla parte del Ministro anche la Coldiretti, che parla di grande truffa ai danni degli agricoltori e dei consumatori. E mentre la polemica sulla pericolosità o meno degli Ogm è il tema caldo della Fieragricola, il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro cerca di mediare tra le parti in causa.

La polenta Ogm utilizza alcune varietà di mais che sono un autentico sistema di prevenzione dalla contaminazione della pianta da muffe e micotossine pericolose come le fusariotossine o le aflatossine. Queste ultime in particolare sono il cancerogeno più potente in natura e si sviluppano nel mais "naturale" colpito da piralide. Il rischio tossine, secondo gli studi, sarebbe notevolmente ridotto con l'utilizzo di varietà geneticamente modificate: il mais Ogm risulta infatti 10-15 volte meno colpito da piralide rispetto al mais tradizionale.

Per il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni (nella foto sopra): «Occorre superare un approccio ideologico che sino ad oggi in Italia ha reso gli Ogm un argomento tabù. Per questo lo scenario di Fieragricola potrà essere un luogo di riflessione e confronto su un tema che i nostri associati considerano potenzialmente strategico per il futuro di un settore difficoltà». Ne consegue, come si evince da un'indagine Ispo realizzata per l'occasione, che oltre il 40% degli italiani non conosce il significato della parola Ogm. Tra i giovani (18-24 anni) la quota sale addirittura al 70%, mentre la larga maggioranza degli italiani ignora il fatto che già da tempo gli animali possano essere nutriti con farine Ogm importate.

Diverso l'atteggiamento dei maiscoltori della pianura Padana (da cui proviene oltre il 90% della produzione nazionale) che - secondo un'indagine Demoskopea per Futuragra - in 2 casi su 3 si sono dichiarati favorevoli all'utilizzo di sementi geneticamente modificate.

Un diavolo Ogm non così temuto, quindi, anche per il sondaggio Eurobarometro, che rileva come l'84% degli italiani non manifesterebbe contro le biotecnologie. Il sondaggio di opinione della Commissione europea - ricorda Confagricoltura - disegna un atteggiamento da parte degli italiani più disinteressato che contrario.

Ma c'è di più: secondo un rapporto Usa pubblicato pochi giorni fa da due membri del Reparto esteri del Dipartimento Usa per l'Agricoltura (Fas-Usda), il nostro è il Paese europeo ideale per dare inizio a una campagna di informazione che educhi i consumatori in favore degli Ogm. Ciò in considerazione del fatto che circa il 65% degli italiani avrebbe un atteggiamento positivo verso le biotecnologie in generale (elaborazione rapporto Fas-Usda su base Eurobarometro).

Sergio MariniNon è daccordo la Coldiretti. In Italia si sta tentando di autorizzare la coltivazione di semi geneticamente modificati (Ogm) che sono stati proibiti in Francia e Germania dove addirittura, dopo alcuni anni di coltivazione, nell'aprile 2009 il mais MON 810 è stato vietato a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull'apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non. è quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini (nella foto a sinistra) nel sottolineare che la proposta della polenta ogm è la conferma che il vero approccio ideologico è rappresentato da coloro che forzano la coltivazione anche quando nessuno la vuole o è considerata persino pericolosa.

C'è da chiedersi chi ci guadagna che parla di grande truffa ai danni degli agricoltori e dei consumatori, alla quale la maggiore organizzazione agricola italiana si opporrà con una serie di iniziative tra le quali il referendum previsto dalla legislazione, in riferimento alla decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al Ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais MON 810 geneticamente modificato.

L'opposizione alla coltivazione di questo tipo di mais transgenico da parte della Germania dopo alcuni anni di coltivazione segue lo stop già venuto da Francia, Austria, Ungheria, Lussemburgo e Grecia. D'altra parte, il fatto che la superficie coltivata a mais transgenico in Europa rappresenti meno dell'uno per cento di quella totale, nonostante siano passati dodici anni dal suo arrivo nei campi dell'Ue, conferma che questo tipo di coltura non ha gli effetti miracolosi che gli vengono attribuiti dai favorevoli al transgenico.

Peraltro i dubbi del mondo scientifico si sono moltiplicati proprio sul mais MON 810 che è finito la scorsa settimana nel mirino di uno studio della rivista scientifica francese International Journal of Biological Sciences, la quale ha messo in dubbio l'attendibilità dei dati utilizzati per l'approvazione all'utilizzo di queste e di altre due varietà di granturco Ogm attualmente in commercio, evidenziandone i possibili effetti negativi sulla salute.

L'autorizzazione al mais transgenico andrebbe a scontarsi con il diritto degli agricoltori a mantenere le proprie coltivazioni ogm-free, non essendo ancora stato definito il piano di coesistenza, senza dimenticare l'assoluta contrarietà dei consumatori italiani i quali ritengono che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.

Sulla base dei risultati dell'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg "Le opinioni di italiani e europei sull'alimentazione”, il 72% dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti Organismi geneticamente Modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.

Luca ZaiaOgm vade retro anche per Luca  Zaia (nella foto a sinistra). Il ministro per le Politiche, alla Fieragricola di Verona, ha ribadito il suo no assoluto all'introduzione di Ogm nel mercato. «Faremo di tutto per chiudere le porte a questa cosa - ha detto Zaia, che ha dimostrato il suo intento concretamente rifiutandosi di assaggiare la polenta fatta col mais transgenico offertagli da Confagricoltura - Non mangio queste schifezze. Pensare agli Ogm in una nazione dove facciamo 4500 prodotti tipici è come passare dalla Ferrari a un'auto senza valore».

Per il ministro c'è «qualcuno che vuole iniziare una guerra tra poveri». Qualcuno dice che per fermare Cina e India ci vorrebbero gli Ogm, Zaia ricorda che il 74% degli italiani non li vuole. E quindi ha sottolineato l'importanza di rendere sempre più riconoscibili i prodotti con l'etichetta. «Dalla crisi si sta uscendo con difficoltà facendo qualità. I mercati sono inclementi, i prezzi sono crollati, penso al grano duro piombato dai 500 euro alla tonnellata agli attuali 140 euro. Il futuro è quello della certificazione, dell'origine obbligatoria in etichetta».

«Faremo piena e netta opposizione alla sentenza del Consiglio di Stato – ha concluso Zaia -, finché ci saremo ci batteremo fino in fondo. Voglio ricordare che dove si coltivano Ogm gli agricoltori non guadagnano di più, che il mondo scientifico ha delle perplessità e che comunque non tutti sono convinti che essi siano innocui. Noi difenderemo il valore del seme, lo lasceremo agli agricoltori e non lo consegneremo alle multinazionali».

A sostegno degli Ogm, Confagricoltura dichiara che il valore aggiunto determinato dalle colture geneticamente modificate sui campi di mais italiani si aggirerebbe attorno ai 280 milioni di euro all'anno. Per un comparto, quello del mais, tra i più colpiti dalla crisi, la scelta Ogm potrebbe rivelarsi una boccata d'ossigeno determinante. Lo sanno anche gli agricoltori delle zone epicentro della maiscoltura del Paese: in Veneto e Friuli Venezia Giulia - secondo un sondaggio 2009 Demoskopea per Futuragra - il 67% degli agricoltori si è dichiarato interessato alla produzione di mais geneticamente modificato. E ciò, soprattutto (75%), in virtù del principio liberista secondo cui "ogni agricoltore dovrebbe essere libero di scegliere cosa produrre".

Secondo l'Organizzazione, che da sola rappresenta quasi la metà dei terreni agricoli del Paese, la maiscoltura è in caduta libera. A dimostrarlo, i numeri: dall'introduzione sui mercati mondiali del mais Ogm resistente alla piralide ad oggi, il valore del mais italiano è infatti precipitato da 27 a 13 euro al quintale; negli Usa invece il prezzo è rimasto pressoché invariato, a fronte di un aumento delle rese di circa il 30%.

Tra i vantaggi che determinano l'incremento del reddito con l'adozione degli Ogm, il plus delle rese, secondo l'Inran (Istituto nazionale della ricerca per l'alimentazione) pari a un +30%. Non solo: notevole sarebbe anche il risparmio sui fitofarmaci, 120 euro per ettaro, a fronte di un maggior costo delle sementi (76 euro). Su queste basi si determinerebbe un aumento del reddito di oltre 266 euro per ettaro che, moltiplicato per oltre un milione di ettari, porterebbe a un guadagno di 280 milioni di euro.

Il tutto, nota Confagricoltura, comporterebbe una ricaduta positiva anche sul fronte dell'ambiente grazie alla significativa riduzione dell'utilizzo di diserbanti, insetticidi e anticrittogamici. A beneficiarne tra gli agricoltori, soprattutto quelli del Veneto, che con 310mila ettari destinati a mais potrebbero complessivamente  ricavare un reddito aggiuntivo di oltre 80 milioni di euro. A seguire, Lombardia (72 milioni di euro), Piemonte (53,5 milioni), Emilia Romagna (31,5 milioni) e Friuli (25,5 milioni).

Sulla presunta pericolosità di una tipologia di mais Ogm in via di autorizzazione in Italia interviene Vecchioni: «Noi sosteniamo il principio della libera scelta, peraltro ribadito in sede europea. Oltre a ciò, condividiamo quanto in Italia è stato sancito a più riprese dalla comunità scientifica»

Secondo Confagricoltura, Il mondo scientifico italiano si è infatti espresso compatto con due consensus document, il primo sulla sicurezza alimentare, il secondo sulla coesistenza tra le colture. I documenti sono stati sottoscritti da 20 società scientifiche in rappresentanza di oltre 10 mila ricercatori. Nel 2004 il primo documento attestava la sicurezza degli Ogm nell'alimentazione umana e animale.

Successivamente, nel 2006, un documento affermava che la coesistenza tra coltivazioni convenzionali, biologiche e geneticamente modificate è possibile, anche nel contesto agronomico italiano e senza significativi aumenti dei costi di gestione. Una posizione, quella di attenzione verso la comunità scientifica confermata, ad avviso di Confagricoltura, dalla maggioranza degli italiani. Secondo un'indagine Paolo De CastroIpsos realizzata pochi giorni fa sul rapporto tra consumatori e biotech, infatti, eminenti personalità della ricerca come Umberto Veronesi e il premio Nobel Rita Levi Montalcini hanno avuto il massimo consenso di fiducia tra gli intervistati. Seguono a molte lunghezze gli esponenti della politica e i guru del cibo.

In visita a Fieragricola 2010 anche il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro (nella foto a sinistra), interviene sulla questione Ogm. Una posizione di grande equilibrio, quella espressa da De Castro. «Condivido pienamente le parole del commissario all'Agricoltura, Dacian Ciolos. E cioè dobbiamo fare in modo di garantire e rispettare le esigenze dei consumatori alla sicurezza alimentare, ma anche il diritto degli agricoltori a una sperimentazione sicura. L'agricoltura ha bisogno più della scienza che dell'ideologia».


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