La Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi interviene sulla riforma del lavoro, in particolare puntando l'accento sul concetto di flessibilità che, come è stato già sottolineato dalla nostra testata, agevola imprese e dipendenti che non conoscono pause, festività, stagioni e orari come in altri comparti. Eliminare i contratti a termine rischia di portare alla chiusura delle aziende o un aumento del lavoro nero.
«Non esiste una flessibilità buona e una cattiva. Esiste invece una flessibilità utile e una strumentalizzata. Le imprese di ristorazione disciplinate dal contratto del turismo, per le caratteristiche indiscutibili di stagionalità e flussi di lavoro, non possono prescindere dalla flessibilità che andrebbe rafforzata dagli ammortizzatori sociali in discussione al tavolo della riforma sul lavoro».
è questo il pensiero di Lino Stoppani, presidente Fipe, la federazione dei pubblici esercizi che in questo modo sostiene e rafforza la posizione di Rete imprese Italia a cui aderisce per il tramite di Confcommercio. L'organizzazione che raduna le cinque sigle del commercio e dell'artigianato potrebbe presentare, in tema di flessibilità, un suo documento distinto da quello di altre organizzazioni di settore.
«Le figure contrattuali - prosegue Stoppani - legate alla flessibilità sono talmente basilari nel settore del turismo che sono state affrontate, risolte e sperimentate dalle parti sociali già da molti anni. Rimettere in discussione strumenti che funzionano alla perfezione in un settore con una notevole varietà di picchi di lavoro significa far saltare gli equilibri fra dipendenti e imprese, invece che consolidarli, con il rischio di facilitare il ricorso al lavoro irregolare. Se si trovasse una buona soluzione sul tema degli ammortizzatori tali da 'accompagnare” il lavoratore impegnato nel settore turismo ad alta stagionalità fra un contratto e l'altro, l'Italia avvierebbe una seria politica del lavoro e dimostrerebbe di avere un'efficiente strategia nei confronti del turismo, un settore fondamentale per il rilancio dell'economia».
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