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No al falso Made in Italy Oltre 2mila Comuni vietano le imitazioni

2.215 comuni, insieme a 12 Regioni, 26 Province e 41 Camere di commercio, hanno detto no al “falso pecorino di Stato”, vietando per legge il finanziamento pubblico di prodotti di imitazione realizzati all’estero. Grande mobilitazione di Coldiretti e altre associazioni in piazza Montecitorio a Roma

 
15 marzo 2012 | 10:22

No al falso Made in Italy Oltre 2mila Comuni vietano le imitazioni

2.215 comuni, insieme a 12 Regioni, 26 Province e 41 Camere di commercio, hanno detto no al “falso pecorino di Stato”, vietando per legge il finanziamento pubblico di prodotti di imitazione realizzati all’estero. Grande mobilitazione di Coldiretti e altre associazioni in piazza Montecitorio a Roma

15 marzo 2012 | 10:22
 

Sono 2.215 i comuni che hanno adottato fino ad ora delle delibere per chiedere di sostenere e difendere il marchio Made in Italy e di vietare per legge il finanziamento pubblico di prodotti di imitazione realizzati all'estero, ai quali si aggiungono le delibere adottate da 12 Regioni, 26 Province, 41 Camere di commercio e 119 tra comunità montane, consorzi di tutela e altri enti come Unioncamere. Lo ha reso noto l'alleanza per il Made in Italy promossa oggi, 15 marzo, dalla Coldiretti in piazza Montecitorio a Roma insieme alle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti, ai cittadini e ai rappresentanti delle istituzioni a livello nazionale, regionale e locale, a partire dai sindaci con 300 gonfaloni. Migliaia di manifestanti con cappelli, bandiere e foulard della Coldiretti issano cartelli che recitano 'Con i soldi dello Stato si licenza in Italia e si assume in Romania”, 'Con l'Imu gli italiani finanziano il pecorino rumeno”, ma anche 'No agli Ogm che uccidono il Made in Italy”, per esprimere la contrarietà della piazza alle dichiarazioni del ministro dell'Ambiente Corrado Clini al Corriere della sera che sono ritenute in contrasto con l'opinione della maggioranza degli italiani e un danno per l'agroalimentare italiano.

Per l'occasione la Caciotta e il Pecorino (nella foto accanto) prodotti completamente in Romania da una società partecipata dello Stato italiano sono stati portati per la prima volta dal presidente della Coldiretti Sergio Marini in piazza 'in bella vista” a disposizione delle autorità e dei cittadini. Un esempio eclatante in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del marchio Made in Italy, che è il principale patrimonio del Paese ma è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato. Il Pecorino e la Caciotta sono alcuni dei prodotti realizzati in Romania da Lactitalia Srl con latte rumeno ma commercializzati con nomi e immagini che evocano e sfruttano l'italianità. Lactitalia è una società partecipata dalla Simest, società per azioni controllata dal ministero dello Sviluppo Economico.

Le delibere sono state adottate su tutto il territorio dai Comuni di Pantelleria e Favignana (Tp) a tutti i 74 Comuni della Valle d'Aosta attraverso il Consiglio permanente degli enti locali della Valle d'Aosta (Cpel/Celva). Nelle delibere viene sancito l'impegno, «con particolare riferimento all'operato della finanziaria pubblica Simest che dipende dal ministero dello Sviluppo economico - sottolinea la Coldiretti - ad intraprendere iniziative per impedire l'uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell'autentico Made in Italy».

In particolare «si fa riferimento all'utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della 'Società italiana per le imprese all'estero - Simest Spa” (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese. Le operazioni di sostegno dell'Italian sounding da parte della Simest determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della 'saturazione” del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del Made in Italy».

«Non può essere taciuto - conclude la Coldiretti - che il sostegno di Simest si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia».

Le regioni che hanno deliberato fino ad ora sono Lombardia, Val d'Aosta, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, mentre le province sono Alessandria, Cuneo, Rovigo, Verona, Trento, La Spezia, Bologna, Modena, Arezzo, Grosseto, Siena, Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Pesaro Urbino, Latina, Chieti, L'Aquila, Pescara, Campobasso, Matera, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna e Palermo.


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