Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 27 aprile 2024  | aggiornato alle 05:14 | 104825 articoli pubblicati

Nel mare di vino dell’Oltrepò la perla del Pinot nero

04 febbraio 2009 | 16:00
Nel mare di vino dell’Oltrepò 
la perla del Pinot nero
Nel mare di vino dell’Oltrepò 
la perla del Pinot nero

Nel mare di vino dell’Oltrepò la perla del Pinot nero

04 febbraio 2009 | 16:00
 

L'assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia Luca Daniel Ferrazzi ( nella foto a sinistra ), su invito del Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, ha incontrato oggi, nella sede del Consorzio a Broni (Pv), i presidenti delle cantine sociali dell'Oltrepò per analizzare la situazione attuale e le strategie future di Luca Daniel Ferrazziquesto grande distretto vitivinicolo, che punta sul Pinot nero per aumentare e valorizzare le sue produzioni di spumanti metodo Classico Docg e di rossi di grande pregio. Dopo una tappa presso il Polo vitivinicolo di Riccagioia, Ferrazzi ha tenuto una conferenza stampa nella sede del Consorzio assieme ai presidenti Giuliano Pozzi (Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese), Livio Cagnoni (Ascovilo) e Roberto Albetti (Ersaf), durante la quale ha presentato in anteprima la 'Guida all'utilizzo della Denominazione di origine Pinot nero in Oltrepò Pavese”, la più completa raccolta di studi sul Pinot nero mai realizzata in Italia.

Il Pinot nero come simbolo della nuova enologia dell'Oltrepò. La rivoluzione che sta attraversando uno dei più grandi territori vinicoli italiani passa non a caso dal più nobile dei vini, che qui è di casa da tempo, ma solo negli ultimi tempi ha trovato il giusto riconoscimento fra esperti e consumatori. Il Consorzio dei vini dell'Oltrepò, nella riorganizzazione di tutta la filiera produttiva, ne ha fatto uno dei tasselli della valorizzazione del territorio, spingendo per un utilizzo che, a fianco della sua destinazione più ampia (la vinificazione in bianco come base spumante, oggi Docg), faccia emergere l'eccellenza del rosso.

 E proprio per sostenere questo sforzo che vede in prima fila non poche cantine, è stato finalmente pubblicato in questi giorni (dopo quasi un anno di attesa) un manuale del Pinot nero che rappresenta una sorta di bussola per rintracciare la preziosa perla enoica nel mare vinicolo delle colline pavesi. Uno studio nato dall'esigenza di fissare regole base per i produttori e richiamare l'attenzione dei consumatori e degli appassionati sul più 'nobile” dei rossi prodotto in un territorio conosciuto da sempre per ottimi spumanti e per la Bonarda. Il Pinot nero è del resto un rosso Doc dell'Oltrepò, prodotto da un vitigno che si può definire autoctono e che anche per questo è stato scelto per rappresentare il punto di riferimento per il territorio. Che il Pinot nero in Oltrepò abbia trovato dimora lo dimostrano del resto 150 anni di storia vitivinicola: non esiste in altre parti d'Italia una zona che possa vantare storicamente un legame con questo vitigno così consolidato nel tempo e una tale estensione di vigneti coltivati. Secondo solo alla Borgogna a livello europeo.

Carlo Alberto Panont«Questa pubblicazione racchiude il sentimento di una grande terra dedicata alla vite e al vino di qualità - sintetizza Carlo Alberto Panont (nella foto a destra) direttore del Consorzio - Abbiamo raggiunto i 2.800 ettari di produzione e l'obiettivo ambizioso è di arrivare a 4mila ettari di superficie nei prossimi 10 anni. Questa guida ci aiuterà nell'intento con tutto quanto di buono e forte caratterizza il nostro territorio, dalla terra al clima, dal suolo all'acqua, dall'impianto del vigneto ai cloni, dall'uva al vino».

 Il lavoro è il risultato dello studio di un pool di docenti e ricercatori dell'Università degli Studi di Milano, di agronomi di Ager Agricoltura e ricerca, dell'ufficio tecnico del Consorzio, coordinati dal professor Attilio Scienza e, prosegue Panont, «racchiude ben 25 anni di studi e di esperienze raccolte, condivise e portate a sintesi con le schede per unità territoriale e destinazione enologica. Possiamo dire con orgoglio che mai pubblicazione in Italia ha trattato il Pinot nero con tanta sapienza e competenza, affinché per tutti noi sia chiaro l'obiettivo di oggi e di domani che fa dell'Oltrepò Pavese una delle più grandi e importanti Denominazioni di origine del Pinot nero in Italia e nel mondo».

Pinot nero, in ogni caso, inteso come vitigno versatile, per la versione rosso e per lo spumante. In proposito Carlo Alberto Panont ricorda che «dal 2010 arriverà sulle tavole la Docg Oltrepò Pinot nero metodo Classico, unica nel suo genere per la specificità del vitigno, in special modo per la versione Rosé; l'unica che prevede per disciplinare l'85% minimo di uva a bacca rossa, quale appunto il Pinot nero. Proprio al Rosé abbiamo dedicato il marchio collettivo, il Cruasé, per porre in evidenza il concetto di originalità.

 

Fra tradizione e novità. Il Pinot nero in rosso
C'è grande interesse sul Pinot nero in rosso e il mercato si aspetta prodotti di grande qualità. Del resto questa uva è nota universalmente perché produce uno tra i più raffinati e 'romantici” vini al mondo. In questo momento il Pinot nero è sicuramente il vino che risponde maggiormente alle esigenze e al gusto dei consumatori, che prediligono oggi vini dove eleganza, armonia e finezza sono caratteristiche più ricercate e apprezzate rispetto a qualità come la possenza e la struttura che riscuotevano un certo interesse in passato. Rispetto agli altri rossi prodotti in Oltrepò, il Pinot nero rappresenta non a caso l'apice qualitativo tra i rossi del territorio.

 A confermare la tradizionale vinificazione in rosso del Pinot nero è, fra gli altri, Fabrizio Maria Marzi (nella foto accanto), direttore ed enologo dell'azienda Travaglino di Calvignano (Pv): «Non è una novità. sono 30 anni che accanto alla produzione spumantistica trasformiamo in rosso il Pinot nero. Certo, la produzione di spumanti è ancor prevalente ma non escludo che nei prossimi anni possa aumentare anche quella dei rossi. Dal 2005 abbiamo infatti introdotto una nuova etichetta, il Perlnero, un rosso più leggero e il più naturale possibile su cui puntiamo molto. Essendo un vino fresco e beverino si adatta a un mercato trasversale».

Anche per Gabriele Marchesi, dell'Azienda agricola Marchesi di Montalto di Montalto Pavese (Pv), la strada della vinificazione in rosso per il Pinot nero è già stata tracciata: «Anche se il fiore all'occhiello della produzione rimane il Riesling, con un 40% della produzione, un buon 30% è destinato al rosso. Nell'Oltrepò il Pinot nero ha tradizionalmente preso 2 strade: quella spumantistica classica e quella del rosso. In questi anni abbiamo incrementato la produzione di rosso e siamo convinti che il mercato possa offrire ampi margini di guadagno».

Storia di vini e di territorio
La più grande area coltivata a Pinot nero in Italia, è terra di vini e di castelli, di sapori forti e decisi e dolci contrasti tra pianura, colline e montagna. Un cuneo oggi lombardo che s'insinua fra Emilia e Piemonte che fa delle mappe dell'Oltrepò quasi un grappolo, quasi a sottolineare la vocazione di queste terre argillose, che vantano oltre 13mila ettari di vigneti.

Fino dall'antichità l'Oltrepò era conosciuto per l'ottima produzione di vini come ci tramanda Plinio il Vecchio parlando delle colline tra Casteggio e Retorbido. Durante il Medioevo la viticoltura fu incentivata dalle casate nobili dei Malaspina, Visconti, Beccaria, Dal Verme fino all'anno 1743, che con il trattato di Worms sancì l'appartenenza dell'Oltrepò al regno sabaudo. Solo nel 1860 tornò a far parte della Lombardia.
Attualmente l'Oltrepò costituisce la più consistente produzione vinicola lombarda, è la terza area italiana per estensione viticola Doc, preceduta solo dall'Asti e dal Chianti. Sono 42 i comuni ricadenti nella denominazione, con 2.700 viticoltori/produttori di uva che rivendicano la Doc e la Docg. Una realtà associativa complessa con 228 associati al Consorzio, di cui 5 cantine sociali.

Siamo sul 45° parallelo, che non è il titolo di un romanzo di Joseph Conrad, ma una straordinaria linea che nel mondo vitivinicolo unisce la qualità. Il paesaggio è tra i più eterogenei, non a caso molto simile alla Borgogna, dove nascono vini originali e indimenticabili, tra cui non a caso il Pinot nero, che dà origine, oltre che a spumanti metodo Classico e Charmat, a splendidi vini rossi fermi da invecchiamento. Il tutto arricchendo sul piano qualitativo una delle offerte enologiche più ricche d'Italila per varietà e tipologie.


Le nostre selezioni:

Op Pinot nero Doc Poggio della Buttinera di Travaglino
Pinot nero Oltrepò Pavese Doc Ca' Nuè di Marhcesi di Montalto

Articoli correlati:

Ferrazzi al "Pinot nero day": 15 milioni di bottiglie tra bollicine e rossi Doc
Fra tradizione e novità, il Pinot nero in rosso
Pinot nero Extra Dry di Vanzini: dall'Oltrepò pavese il miglior Charmat d'Italia

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Vini Alto Adige
Torresella
Julius Meiln
Onesti Group
Union Camere

Vini Alto Adige
Torresella
Julius Meiln

Onesti Group
Fratelli Castellan
Siad