Ritardi, criticità gestionali e richiami della Corte dei conti mettono sotto i riflettori Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. A pochi mesi dalla chiusura dell’anno simbolo, il progetto da oltre 6 milioni di euro si gioca la reputazione e il futuro della città dei Templi. La Fondazione guidata da Maria Teresa Cucinotta assicura che «tutti i progetti saranno completati entro dicembre», mentre il sindaco Micciché parla di «un margine di miglioramento». Tra riorganizzazione interna, appelli del turismo e polemiche politiche, l’anno della cultura ad Agrigento si trasforma in un banco di prova per la governance pubblica e la capacità di fare sistema in Sicilia.
Le criticità rilevate dalla Corte dei conti
La relazione della Corte dei Conti per la Regione Siciliana, depositata il 28 ottobre, mette in evidenza una serie di criticità nella gestione dell’iniziativa “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”, in particolare nella fase organizzativa, programmatoria e attuativa. Secondo i magistrati contabili, tali carenze generano dubbi sull’effettiva capacità dell’iniziativa di conseguire gli obiettivi dichiarati, come la coesione sociale, lo sviluppo economico, il benessere collettivo e la valorizzazione delle identità locali. Il documento segnala che «una molteplicità di profili di criticità afferenti alla fase organizzativa, programmatoria ed attuativa» impedisce la chiara verifica del legame tra le attività in corso e lo scopo fondamentale di “trasmissione di un impulso per lo sviluppo sociale, economico e civile” dell’intero territorio della provincia di Agrigento. Tra questi profili spiccano ritardi nella rendicontazione delle somme utilizzate, scarsa evidenza del coordinamento tra attività progettuali e infrastrutture destinate alla fruizione logistica degli eventi, assenza di un sistema di controlli interni efficiente, e mancanza di verifica della congruità dei costi contrattuali e dei risultati conseguiti.

La Corte dei conti ha messo sotto i riflettori Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025
La Corte osserva inoltre che «non sussiste alcuna evidenza istruttoria positiva sul coordinamento tra le attività progettuali (a finanziamento statale e regionale) con le altre attività indicate nel dossier di candidatura», e che «non sussiste alcuna evidenza istruttoria sulla utilizzazione di strumenti dedicati alla verifica di congruità dei costi contrattuali». Le conclusioni indicano che la gestione attuale dell’iniziativa è caratterizzata da carente razionalità organizzativa e inefficienza gestionale, elementi che compromettono la capacità di trasformare un titolo prestigioso in un reale fattore di crescita per Agrigento e per la Sicilia.
In dettaglio, dei 44 progetti indicati nel dossier di candidatura ne risultano conclusi solo quattro; 31 sono operativi, ma solo 14 in corso di svolgimento e 17 ancora in allestimento; cinque iniziative sono in fase di affidamento. È segnalata una grave lacuna nella rendicontazione delle risorse – oltre 6 milioni di euro di fondi pubblici – e nella trasparenza dei risultati. La Corte fissa la prossima valutazione finale al 31 dicembre 2025, data di chiusura dell’iniziativa, con l’esito dell’“effettivo conseguimento degli obiettivi indicati nel dossier di candidatura”.
Rimpasti e nuova governance
Il nuovo corso della Fondazione arriva dopo mesi complessi, segnati da dimissioni e riorganizzazioni. L’ex presidente Giacomo Minio ha lasciato l’incarico a gennaio, seguito a marzo dal direttore generale Roberto Albergoni. Entrambi erano stati tra i protagonisti della fase iniziale del progetto. Alla guida della Fondazione è subentrata Maria Teresa Cucinotta, affiancata dal nuovo direttore generale Giuseppe Parello, uomo di esperienza nel settore museale e direttore del Museo Salinas. Il cambio di vertice ha segnato una discontinuità nella gestione, con l’obiettivo di migliorare la trasparenza e l’efficienza operativa. Tuttavia, nel Consiglio d’amministrazione restano figure di diversa estrazione, e il dibattito sul peso politico delle nomine non si è placato.
La Fondazione: nessuna irregolarità contabile
La Fondazione Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, oggi guidata dall’ex prefetto Maria Teresa Cucinotta, ha risposto alle osservazioni della Corte con toni di rassicurazione. «La relazione dei magistrati contabili rileva criticità nella fase iniziale della gestione, ma riconosce il lavoro di riorganizzazione avviato dall’attuale Fondazione, insediata a febbraio», ha dichiarato la presidente, aggiungendo che «sono state ricostruite procedure, crono-programmi e piani di lavoro in collaborazione con tutti gli enti coinvolti». La Fondazione precisa inoltre che «la Corte non contesta irregolarità contabili» e che «è stato completato il rendiconto delle attività concretizzate». L’obiettivo è quello di «concludere tutti i progetti entro dicembre 2025», con una valutazione finale sull’impatto che sarà «effettuata al termine dell’anno».

Agrigento è Capitale Italiana della Cultura 2025
Il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, mantiene un tono cauto ma positivo. «Non è mia intenzione negare le criticità sollevate, tuttavia le conclusioni della Corte alimentano un margine di miglioramento», ha dichiarato. Micciché riconosce la complessità del percorso, ma invita a considerare l’anno da Capitale della Cultura come «un’occasione unica di riscatto per la città e per il territorio». L’obiettivo, secondo il primo cittadino, è «trasformare le difficoltà in un punto di partenza per una nuova fase di crescita».
L’appello del turismo: non sprecare l’occasione
Sin dall’assegnazione del titolo, molti si sono chiesti se Agrigento fosse davvero pronta a sostenere la sfida di Capitale italiana della Cultura 2025. Le difficoltà infrastrutturali e gestionali hanno alimentato i dubbi su una città che rischia di trasformare un’occasione di rilancio in un semplice titolo simbolico. Nonostante le criticità, Federalberghi Agrigento ancora pochi mesi fa continuava a credere nel potenziale del progetto. Il presidente Francesco Picarella sottolinea come «le strutture ricettive siano il cuore pulsante dell’economia locale» e vede nell’evento «un’opportunità irripetibile per valorizzare il patrimonio culturale e storico della città».
Gli operatori turistici evidenziano tuttavia che la sfida non si vince solo con i riconoscimenti, ma con fatti concreti: servizi efficienti, accoglienza di qualità e infrastrutture adeguate. Da qui l’appello di Federalberghi alla comunità agrigentina: «È il momento di un impegno collettivo. Ognuno deve fare la propria parte per rendere Agrigento 2025 un successo per tutti».
Lampedusa lascaita ai margini
Nonostante il ruolo centrale nella candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2025, Lampedusa e Linosa denunciano di essere state escluse dalle iniziative principali. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, aveva sottolineato durante l’inaugurazione che, pur essendo tra i fondatori della Fondazione Agrigento 2025, il suo territorio non è stato coinvolto concretamente nel progetto.

Lampedusa denuncia di essere stata messa ai margini del progetto Capitale della Cultura
Critico anche l’ex sindaco Totò Martello, che aveva accusato l’amministrazione agrigentina di “incapacità e disinteresse” e propone il passaggio amministrativo di Lampedusa dalla provincia di Agrigento a quella di Palermo. Martello evidenzia problemi strutturali persistenti, come lunghe attese per visite specialistiche e forniture d’acqua ancora dipendenti da sistemi provvisori, denunciando una marginalizzazione dell’isola rispetto al prestigioso titolo culturale.
Uno snodo decisivo per Agrigento e per la Sicilia
Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 rappresenta ormai un vero banco di prova per la gestione pubblica e per la capacità di fare sistema nell’isola. Tra criticità amministrative, ritardi progettuali e richiami della Corte dei conti, la città dei Templi si trova davanti a un bivio: trasformare la sfida in un modello di rilancio o confermare le fragilità strutturali del territorio. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se la riorganizzazione avviata dalla Fondazione guidata da Maria Teresa Cucinotta e il nuovo clima di collaborazione con il Comune e le istituzioni regionali riusciranno a invertire la rotta. L’obiettivo è chiaro: concludere i progetti entro dicembre 2025 e lasciare un’eredità concreta, fatta di infrastrutture, turismo di qualità e nuova consapevolezza culturale. Come sottolinea il sindaco Francesco Micciché, «le conclusioni della Corte alimentano un margine di miglioramento». Ma il tempo stringe e, come ricordano gli operatori turistici, «non basta un titolo, servono risultati tangibili». Se Agrigento saprà cogliere questa opportunità, l’anno della Cultura potrà diventare il simbolo di una Sicilia che cambia passo, capace di coniugare bellezza, responsabilità e visione.