È tornato ad essere detto ad alta voce il nome di Remo Ruffini, papà di Moncler e recentemente divenuto azionista di Langosteria, accostato a quello della famiglia Cerea, a capo del gruppo Da Vittorio che ha in Brusaporto (Bg) il proprio punto focale, ma che ha diramazioni in tutto il mondo. La situazione è nota: il gruppo bergamasco è alla ricerca di un partner che possa entrare in società per sviluppare il brand. Fretta non ce n’è e i requisiti sembrano restringere il campo ad un profilo più industriale che finanziario. Un po’ come Ruffini. Tuttavia Enrico “Chicco” Cerea stoppa le indiscrezioni: pur senza confermare o smentire una eventuale trattativa con Mr. Moncler, rimanda ad un tempo successivo la chiusura con il nuovo socio - sia esso Ruffini o meno - dichiarandosi «stupito» dalla diffusione dell’indiscrezione, che pure avrebbe rilevanza notevole nel mondo della ristorazione considerando che in ballo c’è il miglior ristorante italiano della prestigiosa La Liste e il gruppo italiano con il maggior fatturato nel mondo della ristorazione del nostro Paese.
Un dossier aperto da un anno e una scelta strategica
Dopo quasi dodici mesi di valutazioni e incontri con potenziali investitori, secondo il Corriere della Sera la famiglia Cerea avrebbe deciso di avviare una negoziazione in esclusiva con Remo Ruffini insieme ai figli Pietro e Romeo. L’obiettivo è definire un possibile ingresso nel capitale del gruppo Da Vittorio, realtà gastronomica italiana tra le più strutturate e riconosciute a livello internazionale.

Remo Ruffini
La ricerca di un partner, avviata nel 2023, mirava a individuare un soggetto capace di supportare la crescita e l’espansione internazionale mantenendo però la natura familiare del marchio. Il gruppo ha chiuso il 2024 con oltre 100 milioni di euro di ricavi, confermandosi al vertice della ristorazione di alta gamma in Italia. Secondo valutazioni di mercato circolate nei mesi scorsi, il valore del 100% del gruppo si collocherebbe tra i 250 e i 300 milioni di euro. Tuttavia, per la famiglia Cerea, la questione centrale non era la cifra, ma la coerenza del partner con la storia dell’azienda e con il modello di gestione costruito in oltre sessant’anni.
Dai piumini alla tavola: l'universo Ruffini
L'ipotesi del coinvolgimento della famiglia Ruffini è alimentata dalle esperienze già maturate nel settore dell’hospitality e in realtà affini al mondo della ristorazione. Nel corso degli anni, infatti, i Ruffini hanno affiancato i fondatori di Langosteria, acquisendone il 40%, hanno investito nella storica pizzeria napoletana Concettina ai Tre Santi - presente anche a Capri - e hanno ampliato la loro presenza in ambiti complementari sostenendo realtà come Pas Normal Studios, specializzata in abbigliamento tecnico, La Bottega, attiva nei servizi per hotel di fascia alta, e il marchio di moda The Attico.
Perché non i fondi? La decisione dei Cerea
Nel percorso di scelta, il dossier Da Vittorio è stato analizzato dai principali fondi di private equity attivi nel settore hospitality, tra cui Advent, Three Hills Capital Partners e Den Hospitality. Questi operatori hanno studiato approfonditamente il business della famiglia Cerea, formulando scenari che prevedevano un ingresso anche sull’intero capitale e non è da escludere anche uno sbarco in Borsa.

La famiglia Cerea
La famiglia, però, ha indirizzato la scelta su un’altra tipologia di partner. Come racconta sempre al Corriere una fonte che segue da vicino l’operazione, «l’attenzione non era rivolta solo agli investimenti, ma anche alla continuità del progetto imprenditoriale e al rispetto dell’identità del marchio». La modalità di investimento proposta dai Ruffini — una partecipazione di minoranza, con ruolo attivo solo sul fronte strategico — è stata considerata la più allineata alla visione dei Cerea.

Uno dei locali firmati Louis Vuitton a Milano che saranno gestiti dalla famiglia Cerea
L'accordo con Louis Vuitton per firmare in via Monte Napoleone a Milano due ristoranti del primo gruppo mondiale del lusso aveva alimentato le voci di una partnership che avrebbe potuto estendersi anche ad una partecipazione di Lvmh nel capitale societario. Ma anche in quel caso tutto si era fermato al livello delle speculazioni, prima che tornasse alla ribalta lo scenario Ruffini.
Da Vittorio, socio sì, ma non ora
Difficile, in ogni caso, che la trattativa sia così vicina alla definizione. Il gruppo non sembra avere fretta di chiudere la trattativa e smentite arrivano direttamente dalla famiglia. A Italia a Tavola, infatti, Enrico Cerea sottolinea: «Col tempo vedremo se troveremo un partner di affiancamento per lo sviluppo del brand, ma col tempo, appunto. Al momento non stiamo definendo nulla: rimango stupito anche io da queste voci, ma sono cose che lasciano il tempo che trovano».
Da Brusaporto al mondo: come si articola oggi l’universo Da Vittorio
Quando verrà definita, a prescindere dalle modalità e dal partner scelto, si tratterà di una delle operazioni più rilevanti degli ultimi anni. Il gruppo Da Vittorio, fondato e guidato dalla famiglia Cerea, rappresenta oggi una delle realtà più strutturate e riconosciute della ristorazione italiana. Il fulcro del marchio resta il ristorante tre stelle Michelin di Brusaporto, in provincia di Bergamo, affiancato dalle sedi internazionali di Shanghai e St. Moritz, entrambe insignite di due stelle Michelin. Nel 2023 il gruppo ha registrato 87 milioni di euro di fatturato, confermandosi come primo gruppo della ristorazione italiana per dimensioni e struttura, con un modello organizzativo che integra fine dining, hospitality, format diversificati e servizi complementari in un’unica visione imprenditoriale.

La galassia Da Vittorio
L’offerta del gruppo si articola attraverso diversi format e livelli di servizio. Accanto ai ristoranti stellati operano i Dav di Milano e Portofino (Ge), il Bistrot di Shanghai e una serie di attività complementari che presidiano sia l’hospitality sia l’alta ristorazione. Tra queste figurano La Dimora di Brusaporto e La Locanda in Città Alta a Bergamo, due strutture ricettive curate direttamente dalla famiglia, il servizio di catering e banqueting di fascia alta e il Cavour 1880, storico bar-pasticceria del centro di Bergamo. A completare il sistema, anche la gestione della location di Astino, sempre nel territorio bergamasco.