A volte le rivoluzioni nascono dai gesti più semplici. Nel caso del “Bar-Atto”, l’iniziativa che ha trasformato il Bar Don Antó, in Molise, di Ida Di Ciacco e Moreno Spada, in un caso mediatico internazionale - raccontato anche da Italia a Tavola - tutto è cominciato con un’abitudine quotidiana: clienti che portavano ai titolari prodotti della loro terra - ortaggi, olio, conserve - per farli assaggiare. I proprietari ricambiavano offrendo una colazione o un caffè.
Dal rito di paese al baratto codificato
Un gesto spontaneo, quasi un rito di paese. E proprio da lì è scattata l’idea del baratto, codificato nel nostro ordinamento (art. 1552 c.c.) come permuta, ossia un contratto “che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all’altro”, senza un corrispettivo monetario, nel rispetto delle disposizioni fiscali vigenti.

Il cartello esposto al Bar Don Antó
Regole, igiene e trasparenza: come funziona il Bar-Atto
«Il nostro bar lo viviamo come un laboratorio di idee» spiegano Ida e Moreno. «Molti clienti ci portavano i frutti del loro lavoro, e noi ricambiavamo con un caffè. Da quella semplice gestualità abbiamo pensato: perché non permettere a tutti di usare il baratto come forma di scambio?» È chiaro che i prodotti ricevuti devono essere conformi alle norme igienico-sanitarie, con tracciabilità ed etichettatura corrette.

Bar Don Antó: i titolari Moreno Spada e Ida Di Ciacco
Per lo sconto a chi porta la propria tazzina, il cliente viene istruito a consegnare una tazzina pulita e il protocollo igienico è sempre rispettato: la tazzina passa sotto la doccia della macchina del caffè a 100 gradi, garantendo sterilizzazione e sicurezza. Tutte queste modalità sono comunicate chiaramente ai clienti.
Un laboratorio sociale dietro al bancone
Il concetto era semplice e rivoluzionario insieme: dare la possibilità di pagare il caffè con ciò che si ha, anziché con il denaro. L’entusiasmo è stato immediato, e la notizia ha iniziato a correre veloce. «Pensavamo che l’idea avrebbe attirato soprattutto i pensionati, e invece siamo stati invasi dagli studenti fuori sede, che ci hanno portato prodotti da ogni regione d’Italia» raccontano.
A sorprendere i titolari, però, è stato soprattutto un altro fenomeno: «Anche molti ristoratori hanno deciso di sostenerci, portandoci il loro cucinato invenduto. Così siamo riusciti a donare tutti questi alimenti a persone in difficoltà e creare una vera economia circolare».
Il caffè a 50 centesimi come protesta civile
In un periodo segnato dall’aumento dei prezzi, il progetto ha assunto anche il valore di una protesta creativa. L’iniziativa della tazzina portata da casa - che permette di bere un caffè a 50 centesimi - ha attirato ulteriore attenzione, pur essendo economicamente svantaggiosa per l’attività.

Il Bar Don Antó di Venafro
«Un espresso a 50 centesimi è impossibile» chiariscono. «La nostra è una protesta contro il caro-prezzi, che colpisce prima noi e poi i clienti. I rincari riguardano tutto: caffè, zucchero, monouso, dolcificanti, personale. È stato un sacrificio, ma l’apprezzamento della gente ci ha ripagato. Dopo di noi, tantissime altre attività hanno seguito l’esempio e molte altre ci stanno contattando per esserci vicine e ripetere l’iniziativa sempre specificando da chi nasce l’idea».

La lotta di classe nella tazzina del caffè
Il “Bar-Atto” non è però un episodio isolato. È solo uno dei primi tasselli di un progetto più ampio. «Abbiamo già in mente un’altra iniziativa molto bella e vantaggiosa per il cliente» anticipano i proprietari, che però ancora mantengono il massimo riserbo a riguardo. «Vogliamo dimostrare ai colleghi che con l’inventiva, anche senza grandi investimenti, si può fare tantissimo. Le nostre idee funzionano perché sono popolari, semplici e parlano a tutti. Il caffè non ha classe sociale: è di tutti e per tutti».

La tazzina del Bar Don Antó
Ed è proprio questa filosofia - umana, creativa, inclusiva - che ha trasformato un bar qualunque, in una regione poco conosciuta come il Molise, in un simbolo di resistenza gentile al caro-prezzi e in un esempio di comunità che si reinventa attraverso piccoli gesti quotidiani.
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Corso Campano 75 86079 Venafro (Is)