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domenica 14 dicembre 2025  | aggiornato alle 19:39 | 116318 articoli pubblicati

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Dietro l'ennesima incoronazione di un ristorante sudamericano si fa strada il dubbio che la classifica più influente al mondo stia seguendo logiche di espansione strategica, più che criteri gastronomici. Un sistema che costruisce tendenze, orienta l'immaginario e marginalizza chi non rientra nel racconto globale dominante. Ne abbiamo parlato con esperti

di Nicholas Reitano
Redattore
20 giugno 2025 | 13:21
La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?
La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Dietro l'ennesima incoronazione di un ristorante sudamericano si fa strada il dubbio che la classifica più influente al mondo stia seguendo logiche di espansione strategica, più che criteri gastronomici. Un sistema che costruisce tendenze, orienta l'immaginario e marginalizza chi non rientra nel racconto globale dominante. Ne abbiamo parlato con esperti

di Nicholas Reitano
Redattore
20 giugno 2025 | 13:21
 

Il verdetto della 50 Best Restaurants è arrivato: il miglior ristorante del mondo nel 2025 è il Maido di Lima, in Perù, guidato dallo chef e proprietario Mitsuharu Tsumura. Due anni dopo il trionfo del Central di Virgilio Martinez, sempre nella capitale peruviana, Lima torna dunque a dominare la scena gastronomica internazionale. Nel 2024, a primeggiare era stato infatti il ristorante spagnolo Disfrutar (a Barcellona). Ma ora, con la vittoria del Maido, i riflettori tornano puntati sul Sud America.

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Il Maido è stato eletto miglior ristorante 2025 dalla 50 Best

La 50 Best premia dei trend creati da sé stessa?

Una scelta che, però, non è stata accolta da tutti con entusiasmo. Tra addetti ai lavori e osservatori del mondo gastronomico c'è chi solleva dubbi, accusando la 50 Best di premiare una cucina autoreferenziale, seguendo una tendenza che essa stessa contribuisce a creare.

Nel corso degli anni, infatti, ricordiamo, la classifica ha spesso premiato destinazionicontrocorrente”: durante il boom della cucina francese, fu la Spagna a imporsi grazie alla rivoluzione di El Bulli; nel momento d'oro del Giappone, l'attenzione virò invece sul Nord Europa, con particolare enfasi sulla Danimarca (con il Noma e il Geranium). E oggi, con l'ascesa delle cucine mediorientali, cinesi e thailandesi, la bussola si è nuovamente spostata verso il Sud America.

Corelli: «La 50 Best è un format, valorizza la propria idea»

Un'idea che trova riscontro anche tra gli chef. Igles Corelli, maestro della cucina d'autore con cinque stelle Michelin, volto noto di Gambero Rosso Channel e pioniere della cucina circolare, commenta così i risultati di Torino: «Il discorso è sempre quello: è un format. Come quello della Michelin… sono in sintonia - dice Corelli. Ognuno valorizza la propria idea. Non c'è più identità, ma un format fatto di grandi ristoranti con grandi agganci. È tutto legato a contatti e format. Ogni guida ha la sua identità».

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Lo chef Igles Corelli

Corelli, poi, va oltre, evidenziando la questione economica dietro il successo di alcune cucine: «In questo momento, in Sud America hanno più soldi da investire nella comunicazione e negli inviti della stampa. Perché, ricordo, è tutta una questione di soldi. È una questione fatta di rapporti: più persone porti, più valorizzi il territorio. Chi ha più spinta dai giornalisti, la vince».

Riguardo all'Italia, rimasta protagonista solo con Massimo Bottura (vincitore per due volte, nel 2016 e nel 2018), Corelli è critico: «Il problema della nostra cucina è che non ha identità. Copiamo gli altri. Abbiamo grandi materie prime, siamo una cucina di prodotto, ma copiamo dagli altri. Se i giovani cuochi - e parlo dei trentenni di oggi - useranno i nostri prodotti come base e troveranno un'identità, allora potranno stare al passo con le tendenze che la 50 Best crea».

Cremona: «La 50 Best va presa per quello che è... autoreferenziale»

Dello stesso avviso anche Luigi Cremona, tra i più autorevoli critici gastronomici italiani: «La 50 Best va presa per quello che è: è autoreferenziale, premia, in poche parole, sé stessa. Prima c'è stata la tendenza in Spagna, poi in Nord Europa, ora in Sud America. Magari quest'area vincerà ancora per uno o due anni, poi si passerà all'Asia, all'India, e magari tra dieci anni all'Africa».

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Il critico Luigi Cremona

Cremona sottolinea il carattere globale della guida, che a suo avviso si muove più come strumento promozionale che come classifica oggettiva: «È una scelta generale per coprire il mondo. Anche perché è impossibile fare una classifica seria e affidabile a livello globale. È una pubblicità generale. Ora il Sud America gode di buona reputazione, c'è una massa di media che lo sostiene e si percepisce come qualcosa di nuovo. Per questo viene premiato. La Francia, negli anni, è stata trascurata perché era scontato premiarla. Ma lì c'è la Michelin che la difende. E la tendenza continuerà così» conclude.

Cambi: «La 50 Best? È un dato di fatto che a premiare sono gli sponsor»

Ancora più netto Carlo Cambi, giornalista e critico gastronomico: «Parliamo del nulla (riferendosi ai risultati della 50 Best). È un dato di fatto che a premiare sono gli sponsor, che decidono in quale mercato affacciarsi. Non c'è alcuna valutazione culturale sul cibo: eppure il cibo è molto di più. È un atto culturale, politico ed economico. In questa guida vince solo l'ultimo».

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Carlo Cambi, giornalista e critico gastronomico

Cambi è tranchant anche sul concetto stesso di classifica: «Pretendere di stilare una classifica mondiale dei ristoranti è come farla delle culture. È una buffonata. Come fai a dire che un ristorante in Thailandia è migliore di uno in Messico? Quando si parla di cucina, bisogna parlare di dialetti gastronomici. E chi si fregia di questo titolo si presta al gioco di un marketing esasperato - tuona Cambi. Non esprime nessuna esperienza. Chi partecipa tradisce sé stesso. Tradisce la cucina. Se la cucina deve diventare schiava delle mode, non vale nemmeno la pena parlarne».

Grignaffini: «La notorietà della 50 Best deriva dalla capacità di creare tendenze»

Più cauto, invece, Andrea Grignaffini, giornalista e critico gastronomico, che ammette: «Faccio fatica a commentare questi risultati. Non essendo mai stato lì (in Perù, ndr), non ho esperienze dirette. Sono, però, classifiche che nascono e si sviluppano da un trend» rimarca Grignaffini.

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Andrea Grignaffini, già curatore della guida ai vini e vice-curatore della guida ai ristoranti del Gruppo Espresso

Che poi continua il discorso: «È indiscutibile, si può affermare chiaramente. Vengono attenzionate e approfondite cucine precise, spesso sconosciute. La notorietà della 50 Best deriva anche da questa capacità di creare tendenze» conclude il già curatore della guida ai vini e vice-curatore della guida ai ristoranti del Gruppo Espresso.

Raspelli durissimo: «La 50 Best non mi interessa. È ridicola»

Chiude il coro di opinioni Edoardo Raspelli, con la sua proverbiale schiettezza: «A me queste cose non interessano. Soprattutto oggi, che c'è gente che muore per guerre volute da pochi. Ma chi se ne frega di sapere qual è il ristorante migliore del mondo. Trovo queste classifiche inutili e ridicole. È la stessa opinione che ho espresso sulla carbonara d'oro a 70 euro. Mi sembra assurdo che si parli di questi piatti. È pubblicità a cose che non sono alla portata delle persone. Non me ne frega nulla» conclude.

La 50 Best apre un altro (proprio) mercato: ora tocca al Sud America?

Il giornalista, conduttore televisivo e critico, Edoardo Raspelli

In fondo, la domanda non è più chi sia il miglior ristorante del mondo, ma chi abbia la forza - economica, narrativa e relazionale - per esserlo. La 50 Best continua a spostare il baricentro del gusto mondiale, ma nel farlo disegna una geografia del potere più che della cucina. Che il Sud America sia oggi la nuova capitale globale del fine dining, o solo l’ultimo capitolo di un racconto a orologeria, resta da vedere. Di certo, il criterio sembra sempre meno legato ai piatti e sempre più a chi sa servire la storia giusta, alle persone giuste, nel momento giusto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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