L'estate nera degli alberghi italiani Affari in calo dal 40% al 90%

L'indagine di Confindustria Alberghi conferma numeri pesantissimi per tutto il settore, con qualche eccezione tra le località di mare e di montagna. E le prospettive per l'autunno ormai imminente non sono affatto positive . Per l'associazione servono nuovi aiuti che permettano alle aziende di superare anche i prossimi mesi

01 settembre 2020 | 16:08
Affari in calo tra il 40 e il 90% anche in estate per gli hotel italiani. I numeri del trimestre giugno-agosto, che da solo pesa il 60%-65% del fatturato alberghiero, rendono l’idea di una stagione fallimentare un po’ ovunque. A diffonderli, oggi, è Confindustria Alberghi. Ai dati drammatici diffusi nei giorni scorsi dall’Istat, che ha registrato nel secondo trimestre dell’anno un calo del fatturato dell’88% per l’hotellerie italiana, si aggiungono quelli altrettanto sconfortanti dell’associazione di categoria, che ha provato a tracciare un quadro della situazione nel nostro Paese all’inizio del mese che manderà in soffitta un’estate da dimenticare.

Alberghi semi vuoti in tutto il Paese anche in estate

La quasi totale assenza degli stranieri ha penalizzato soprattutto alcune località, soprattutto in Veneto e in Emilia-Romagna, oltre al settore del lusso. Un quadro leggermente diverso, ma che non compensa le gravi perdite subite fino ad oggi, si osserva per le destinazioni mare, montagna e campagna dove alcune realtà hanno sofferto meno in un contesto dove purtroppo molte strutture sono comunque state costrette a rimanere chiuse.
 


«Molte attese erano state riposte in questi mesi estivi che tradizionalmente sono i più importanti per la tenuta del settore, ma tra partenze ritardate, assenza degli stranieri e misure di contenimento, i risultati per quelli che hanno potuto aprire le loro strutture sono stati molto deboli – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi - Pesa su tutto l’assenza dei turisti stranieri che condizionerà pesantemente anche le prossime settimane, la coda dell’estate che negli anni passati regalava numeri importanti». Quest'anno invece le prenotazioni scarseggiano e come se non bastasse stanno arrivando anche tante disdette, a causa della recrudescenza del numero dei contagi, sia in Italia che - soprattutto - in altri Paesi europei.


Maria Carmela Colaiacovo

Gli alberghi nelle città d’arte hanno continuato in molta parte a rimanere chiusi e tra quelli che avevano tentato di riaprire, diversi sono stati costretti a compiere una brusca marcia indietro. Il calo di fatturato dagli alberghi delle città d’arte è stato tra il 70 e il 90% rispetto al trimestre giugno-agosto 2019, a causa della flessione del numero degli arrivi, più che dimezzati rispetto all’analogo periodo dello scorso anno (-60%) e dei pernottamenti in calo di oltre il 70% rispetto all’analogo trimestre 2019.
 
Rosso meno accentuato negli alberghi delle destinazioni balneari, che hanno riportato una flessione di clientela, rispetto al trimestre estivo 2019 del -40% sia in termini di arrivi che di presenze. Il dato ha prodotto un fatturato praticamente dimezzato rispetto all’estate 2019. Va ricordato e sottolineato inoltre che l’avvio ritardato dell’attività nelle destinazioni balneari, rispetto agli anni passati, ha amplificato ulteriormente gli effetti negativi sui risultati della stagione. Meglio, si fa per dire, gli alberghi di montagna, dove la riduzione di fatturato si è fermata al 30%.

«Serve una serie di misure organiche che, a partire dal potenziamento e prolungamento di interventi indispensabili come il sostegno sugli affitti e la riduzione della pressione fiscale sugli immobili e sul lavoro, permettano alle aziende di superare i difficili mesi che ancora abbiamo davanti - conclude la vicepresidente di Confindustria Alberghi - e farsi trovare pronte alla ripartenza quando l’industria del turismo potrà tornare ad animare l’economia dei territori e del Paese».

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Alberto Lupini


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