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Horeca, fatturati in calo del 90% Servono aiuti subito per il re-start

I grossisti distributori del food&beverage hanno chiesto al Governo misure urgenti a livello economico, finanziario, fiscale e contributivo. C'è bisogno di sentire la presenza dello Stato.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
12 maggio 2020 | 10:44

Horeca, fatturati in calo del 90% Servono aiuti subito per il re-start

I grossisti distributori del food&beverage hanno chiesto al Governo misure urgenti a livello economico, finanziario, fiscale e contributivo. C'è bisogno di sentire la presenza dello Stato.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
12 maggio 2020 | 10:44
 

L’universo Horeca rischia di essere al collasso dopo due mesi e mezzo di chiusura forzata. L’intera filiera ha subito colpi pesantissimi e da tempo a più voci si chiede di anticipare il re-start.

Risposte concrete per l'Horeca L'intera filiera è al collasso

Oltre 430 aziende di distribuzione all’ingrosso di food&beverage hanno voluto far sentire la loro voce al Governo

Con questo obiettivo si sono mossi con determinazione, sotto l’ombrello del consorzio di primo livello Helios e in accordo con la Fipe, il consorzio Adat (Distributori bevande e alimentari del Centro Italia), la società cooperativa San Geminiano e Udial-Unione distributori alimentari.

Una potenza di fuoco che rappresenta oltre 430 aziende di distribuzione all’ingrosso di food&beverage e che ha voluto far sentire la sua voce al Governo con una lettera-appello.

La lettera è stata posta all’attenzione della categoria da Stefano Betti, presidente di San Geminiano e responsabile gestione vendite di Bere Betti Distribuzione Bevande di Cividate al Piano (Bg).

«Il settore Horeca  - ha spiegato a Italia a Tavola - sta molto soffrendo a causa delle misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria in atto, con cali del fatturato che superano il 90%. Come naturale conseguenza, l’intera filiera, che racchiude anche noi, distributori beverage e food, è al collasso. L’ulteriore prolungamento della chiusura per bar e ristoranti sino al 31 maggio non fa che aggravare la situazione, aumentando probabilmente il numero di locali che non riuscirà ad aprire dopo tale data. È chiaro a tutti che la riapertura dei locali non sarà un ritorno alla normalità, ma a una “nuova normalità”, in cui si dovranno fare i conti, da un lato, con la paura delle persone e, dall’altro, con gli adempimenti posti a carico del pubblico esercizio e di tutta la filiera.

La ricerca di una nuova socialità si accompagnerà, giustamente, a nuove regole legate alla tutela della salute e al contenimento dell’epidemia, che si tradurranno in maggiori costi e oneri a carico degli operatori del settore, a fronte di certi minori incassi.

In questo scenario, al fine di contenere ulteriori perdite, i Distributori, a fianco di tutti gli operatori dell’Horeca, chiedono l’anticipo della riapertura che consentirà di trovare lentamente un nuovo equilibrio di sistema, sperimentando, giorno dopo giorno, le nuove condizioni di lavoro. Presupposto necessario, ma di per sé non sufficiente: è altresì indispensabile che le istituzioni facciano la loro parte».

Oltre all’apertura del mercato in anticipo rispetto al 1 giugno, è stata ribadita la necessità di misure urgenti a livello economico, finanziario, fiscale e contributivo. Nel dettaglio i Distributori, nei giorni scorsi, hanno avanzato queste richieste: prolungamento della cassa integrazione per tutto il comparto della distribuzione e dei grossisti Horeca e per il tutto il settore della ristorazione e del turismo; contributi a fondo perduto per le imprese del settore che hanno dovuto chiudere l’attività; finanziamenti per liquidità a tasso 0 con durata fino a 9 anni e preammortamento di anni 3; annullamento di imposte quali: Imu e Tari; riduzione dei contributi previdenziali fino al 31 dicembre, fatto salvo che l’emergenza Covid-19 possa definirsi conclusa.

«Solo con questi sforzi congiunti – ha puntualizzato Betti - si potranno porre le basi per la “ricostruzione” del settore Horeca».

Italia a Tavola ha fatto il punto della situazione anche con Giampietro Rota, presidente dei grossisti distributori Ascom Confcommercio Bergamo, associazione che ha aderito all’iniziativa, e titolare con i fratelli di Quattroerre Group, azienda di Torre de’ Roveri (Bg) specializzata nella distribuzione di vini, birre, distillati e bevande per la ristorazione.

«L’Horeca ha bisogno di risposte chiare – ha sottolineato – ma rimane sempre pesante l’incognita di come risponderanno i consumatori. Sono necessarie competenza e un’analisi approfondita. Abbiamo bisogno di sostegno e di sentire la presenza di uno Stato forte. Noi grossisti abbiamo richiesto anche un aiuto economico, ma in banca le difficoltà sono notevoli. Basti solo pensare che sei mesi fa il costo del denaro per un finanziamento era più favorevole di oggi. Chiediamo chiarezza. Se il Governo ha dato delle indicazioni deve saperle fare rispettare. Ne vanno di mezzo l’autorevolezza e la credibilità delle istituzioni».

Per tutta risposta qualche linea guida è stata tracciata: al ristorante la distanza tra i tavoli sembra essere fissata nei famosi 2 metri, ma ora entra in campo la regola di 4 metri quadrati per ogni cliente. Il che significa che in un locale di 40 metri quadrati di sala ci possono stare solo 10 persone. In quanti saranno in grado di riaprire?

Per informazioni: www.quattroerre.comwww.consorzioadat.itwww.udial.it  - www.sangeminiano.itwww.fipe.itwww.betti.net

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