Si tratta di intrapresa, ardimentoso è il cimento imprenditoriale; sì, si tratta, partendo dalla pizzeria casa madre in quel di Napoli, di aprire pizzeria a Roma. In genere si ragiona secondo “clonazione” o, a dirla tutta, si agisce pensando ad assecondare un presunto, ma mai dimostrato, “comune sentire”, una sorta di cosiddetto “immaginario collettivo” su cosa la clientela potenziale si aspetta di trovare quando entra in una “pizzeria napoletana”. Io alla parete un Vesuvio che erutta lava e lapilli ce lo metterei. Sì, e io pure, e alla parete di fronte, quei bei quadretti dove è raffigurato Totò. Sì, e qua e là, sugli scaffali, quei Pulcinella in terracotta, che fanno sempre la loro figura. Mi raccomando il servizio in sala: vistosa inflessione dialettale, approccio ultra-confidenziale e senza che però il cliente se ne accorga, una cosa proprio sbrigativa, ché il tavolo deve girare! Tutto ciò, ma proprio tutto di tutto quanto si è appena descritto non è assolutamente riscontrabile in quella che senza dubbio alcuno è sul podio delle pizzerie più eleganti della Capitale. Stiamo parlando di Vico Pizza&Wine, in Piazza Rondanini, a due passi dal Pantheon.
La sala di Vico Pizza&Wine
1/4
Particolare della mise en place di Vico Pizza&Wine
2/4
I vini di Vico Pizza&Wine
3/4
Il forno di Vico Pizza&Wine
4/4
Previous
Next
Vico Pizza&Wine, pizza napoletana tra la storia di Roma
Piazza Rondanini, tra le piazze segrete di una Roma che mai si cesserà di conoscere, si apre alla fine della suggestiva Via del Pozzo delle Cornacchie. Essa prende il nome dal palazzo fatto costruire nel primo Cinquecento dal cardinale inglese Thomas Wolsey, vissuto alla corte di papa Leone X e da questi insignito della dignità cardinalizia nel 1515. Il cardinale Wolsey morì nel 1530 a Leicester senza aver mai abitato nel palazzo. La proprietà passò al cardinale Tiberio Crispo, molto vicino alla famiglia Farnese ed in particolare al cardinale Alessandro, futuro papa Paolo III, per la cui gloria commissionò i meravigliosi affreschi che tuttora decorano la sala grande del palazzo. Altri affreschi impreziosiscono le volte delle sale al piano terra. Potenza della storia, potenza della Città Eterna, è in una di queste sale dalle volte così preziosamente affrescate, che ceniamo!
Vico Pizza&Wine, la pizza (e il vino) secondo Enzo Coccia
Vico Pizza&Wine è esito felicissimo dell’incontro tra Enzo Coccia, pizzaiolo da sempre, e la famiglia De Angelis, albergatori di successo con i loro eleganti boutique hotel.
Andrea Coccia
Vico ha significato bivalente: a richiamare i vicoli di Napoli, dove la pizza è stata ed ancora è la regina dello street food e l’acronimo svelante l’identità precisa (all’anagrafe) di Enzo Coccia: Vincenzo Coccia. Enzo Coccia è pizzajuolo: con la i lunga e con la u. Sarà pure un vezzo, ma così vuole che si dica e ne ha ben donde: solo questa ortografia, nella sua fedele trasposizione fonetica rende idea di cosa rappresenti questa figura che con la sua arte è stata dichiarata dall’Unesco (anno 2017) Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Enzo Coccia fu pioniere, parliamo di decenni addietro, diciamo pure che parliamo degli ultimi anni dello scorso secolo (!) nell’innovare le tecniche di impasto e nel prestare attenzione alla qualità delle materie prime. È grazie ad Enzo Coccia se gli ingredienti del topping, ma anche delle stesse farine, sono uscite dalla massa indistinta delle commodities per diventare prodotti riconoscibili e rintracciabili.
E perché anche wine? Semplicemente perché vi è un offering di bottiglie ed una sobria competenza nel proporle e servirle come di rado si riscontra in pizzerie talvolta troppo pretenziose e supponenti. Vetrina a vista, temperature controllate, si privilegiano le piccole realtà vitivinicole: servizio anche al calice. Enzo Coccia è valente sommelier Ais. Però non è che va a sbandierarlo quattro venti!
Eleganza quella vera, in understatement, tavoli ben distanziati tra loro, luci soffuse, servizio di ammirevole professionalità; delle volte preziosamente affrescate si è detto. Saremmo stati disposti a pagare una fee per essere lambiti da megaschermo con volume al massimo; magari anche più di uno. Ma non ce ne sono!
Avremmo voluto che uno svogliato cameriere ci portasse un menù possibilmente unto e poi scappasse via per tornare al momento della comanda. E invece, purtroppo non è andata così! Tutto lindo, tutto ordinato, decibel ben sotto la soglia divenuta ahinoi normale.
Cosa si mangia da Vico Pizza&Wine
Proposte saggiamente non sterminate, come se Enzo Coccia avesse già voluto fare una prima cernita e suggerire pertanto solo il meglio del meglio.
Pizza Zucca Arrabbiata
Cediamo volentieri alla tentazione della Montanarina Friarielli: Montanarina con Friarielli Saltati, Pomodorini Semi Secchi e Pecorino Romano Dop. Le montanarine hanno radici storiche che partono dalla Seconda guerra mondiale, allorquando disporre di un forno a legna era un lusso piuttosto che una norma. Pertanto, si fece di necessità virtù e l’impasto delle “pizzelle” veniva cotto in olio bollente o nello strutto. La montanarina ha forma rotonda ed è solo sulla superficie, così come erano soliti fare i cosiddetti “montanari”. Questa Montanarina Friarielli si rivela eccellente e pone happy problem.
Cosa versiamo nel calice ? Leggiamo la carta dei vini e la nostra meditata scelta cade sul Coda di Pecora Terre del Volturno IGT Sheep 2021 ottenuto da sole uve coda di pecora, fatto dall’azienda vitivinicola Il Verro a Formicola (Ce). Elegante il suo colore giallo paglierino; piacevolmente sorprendente il primo sorso. Allegro il dubbio che ci assale. Ad occhi bendati, avremmo mica pensato di stare degustando un vino rosso?! E questo “Sheep” ci accompagna validamente anche nel prosieguo del percorso. Ad ogni modo, la scelta non si limita al vino e neanche alla birra. Si può scegliere il cocktail in abbinamento alla pizza facendosi consigliare dallo staff di sala e dai competenti bartender.
Eccoci ad un evergreen: Margherita Dop Provola e Pepe. Il pomodoro è il San Marzano Dop. La provola bufalina proviene dal Caseificio Il Casolare (Alvignano, in provincia di Caserta) il cui patron Mimmo La Vecchia è amico di Enzo Coccia; l’olio extravergine è il Penisola Sorrentina Dop; la spolverata di pecorino è data dal Pecorino Romano Dop. Ovvia quanto prelibata la presenza del basilico e del pepe. Ruota di carro, sottile, una dovizia di topping che appaga l’occhio ancor prima che l’olfatto e il palato. Insomma, semplicemente eccellente.
Giunge in tavola, gradita sorpresa, anche la Zucca Arrabbiata. Oltre alla Crema di Zucca elementi costituenti il saporito topping sono Ciauscolo Piccante Artigianale, Fior di Latte, Scaglie di Provolone del Monaco Dop, Basilico e l’Olio Evo Colline Salernitane Dop fatto dal Frantoio Torretta. Dulcis in fundo, squisito per fattura e bagna, il Babà al Rhum su letto di Crema Inglese alla Vaniglia circondato da Rete in Cioccolato Fondente.
Stante la non ubiquità di Enzo, a farne degnamente le veci nella sede di Roma, troviamo il prode figlio Andrea, oramai bravissimo quanto il celebre papà.
Il babà
Esperienza memorabile e lezione appresa: andare in pizzeria può essere esperienza di fine dining. Un fine dining no frills che il cliente naturalmente percepisce come schietto, portatore efficace della voglia di convivialità senza che ciò significhi compromessi con l’altissima qualità.
Vico Pizza&Wine
Piazza Rondanini, 47
00186 Roma
Tel. 06 87809501