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Il Coronavirus "contagia" la frutta Crolla l'export dopo il record storico

La difficoltà nel trasporto di merci verso la Cina insieme all’ufficialità della Brexit, ai dazi Usa e all’embargo russo sta creando notevoli difficoltà al comparto dopo il +25% di esportazioni verso il Paese del Dragone. Una situazione assai critica alla quale va posto un rimedio urgente per evitare il rischio di collasso.

05 febbraio 2020 | 10:45
Il Coronavirus
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Il Coronavirus "contagia" la frutta Crolla l'export dopo il record storico

La difficoltà nel trasporto di merci verso la Cina insieme all’ufficialità della Brexit, ai dazi Usa e all’embargo russo sta creando notevoli difficoltà al comparto dopo il +25% di esportazioni verso il Paese del Dragone. Una situazione assai critica alla quale va posto un rimedio urgente per evitare il rischio di collasso.

05 febbraio 2020 | 10:45
 

Prima il record storico delle esportazioni verso la Cina cresciute del 25%, poi l’improvviso crollo con il diffondersi della psicosi da Coronavirus. E così il comparto della frutta made in Italy si ritrova sull’altalena e deve trovare il modo per evitare di sprofondare. Anche perché il mercato cinese non è il solo a destare preoccupazione.

La frutta soffre le dinamiche di mercato internazionali (Il Coronavirus contagia la frutta Crolla l'export dopo il record storico)

La frutta soffre le dinamiche di mercato internazionali

Insieme al virus del 2020 ci sono altre dinamiche in corso: i dazi Usa, la Brexit e l’embargo russo infatti sono i maggiori spauracchi. E dire che le esportazioni di frutta e verdura fresca Made in Italy che avevano fatto segnare in Cina il record storico con un balzo nel 25% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico. Lo rileva un’analisi della Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2019 divulgata al Fruit Logistica di Berlino la principale fiera internazionale di settore dove è presente il presidente della Coldiretti Ettore Prandini per incontrare gli operatori italiani, i più presenti all’evento che temono la tempesta perfetta fra Brexit, embargo russo e dazi Usa.
 
I vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali soprattutto per i prodotti deperibili in crescita come la frutta e verdura. Una minaccia soprattutto per il boom delle esportazioni di kiwi e degli agrumi Made in Italy dopo l’apertura lo scorso anno per la prima volta delle frontiere cinesi grazie agli accordi sulla via della seta. Al momento per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può infatti esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le pere, oggetto di uno specifico negoziato, solo al termine del quale si inizierà a discutere di mele (la Cina affronta un solo dossier alla volta).

La Cina frappone ostacoli per motivi fitosanitari è chiede assicurazioni sulla assenza di patogeni frutticoli (insetti o malattie) non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta. L’aspetto paradossale di questa vicenda è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, la Cina può esportare nella Penisola pere e mele ma in Italia si è anche verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni arrivati, più o meno direttamente, dalla Cina. Dal moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) fino alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) stanno mettendo in ginocchio i produttori italiani, per la mancanza di nemici naturali.

Bisogna superare gli ostacoli tecnici alle esportazioni agroalimentari Made in Italy per riequilibrare i rapporti commerciali nell’agroalimentare con le importazioni dalla Cina che hanno superato di quasi il 50% il valore delle esportazioni per un valore stimato in 680 milioni nel 2019.

A preoccupare è anche l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea per gli effetti degli eventuali dazi e dei ritardi doganali con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione, che determinerebbe difficoltà di rifornimento e il crollo degli acquisti sul mercato britannico con l’export di ortofrutta fresca italiana già sceso a circa 240 milioni di euro secondo proiezioni Coldiretti su dati Istat 2019, in calo di quasi l’8% rispetto all’anno precedente. Il pericolo è che i ritardi doganali alle frontiere britanniche e il rifiuto di applicare le regole europee sugli scambi incidano sui tempi di deperibilità di frutta e verdura italiane, favorendo la loro sostituzione sugli scaffali inglesi con prodotti provenienti da altri mercati a partire da quelli africani, come il Sud Africa, già il secondo esportatore di frutta fresca nel Regno Unito dopo la Spagna, o il Kenya.

Sull’export di frutta e verdura tricolore ha poi inciso in maniera pesante l’embargo imposto dalla Russia sull’import di prodotti europei come reazioni alle sanzioni per l’annessione della Crimea con le consegne nel paese di Putin praticamente azzerate ed un danno per l’intero agroalimentare tricolore che ha superato il miliardo di euro mentre rischiano di pesare anche le tensioni generate dalla politica dei dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
 
«Una situazione preoccupante che va attentamente monitorata per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali», ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «la presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy e va garantita negli scambi commerciali parità delle condizioni, efficacia dei controlli e reciprocità delle norme».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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