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L’Europa chiude tutti i confini Schieramenti da Guerra mondiale?

Macron ha annunciato la chiusura delle frontiere dell’area Ue e Schengen. Una risposta a Trump che aveva chiuso quelle americane. Intanto l’Italia chiede medici a Venezuela, Cina e Cuba. L’emergenza coronavirus sta delineando alleanze e inimicizie preoccupanti che riportano a tempi nefasti per tutti.

di Federico Biffignandi
18 marzo 2020 | 17:17
L’Europa chiude tutti i confini 
Schieramenti da Guerra mondiale?
L’Europa chiude tutti i confini 
Schieramenti da Guerra mondiale?

L’Europa chiude tutti i confini Schieramenti da Guerra mondiale?

Macron ha annunciato la chiusura delle frontiere dell’area Ue e Schengen. Una risposta a Trump che aveva chiuso quelle americane. Intanto l’Italia chiede medici a Venezuela, Cina e Cuba. L’emergenza coronavirus sta delineando alleanze e inimicizie preoccupanti che riportano a tempi nefasti per tutti.

di Federico Biffignandi
18 marzo 2020 | 17:17
 

Con un annuncio da dichiarazione di guerra, il presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato la chiusura dei confini dell’Unione europea e dell’area Schengen accordata con gli altri Paesi europei (26 quelli dell’area Schengen, 27 quelli dell’Unione europea). Nessuna persona fisica potrà più accedervi da fuori fino a contrordine.

Il coronavirus ridisegna il mondo - L’Europa chiude i confini Schieramenti da Guerra mondiale?

Il coronavirus ridisegna il mondo


Lo stesso Macron ha parlato a più riprese di stato di guerra e questo ha aperto scenari neanche troppo sotterranei sugli schieramenti che si stanno creando in questo periodo di emergenza coronavirus. Qualcuno l’ha definita la 4ª Guerra Mondiale e forse non ci è andato molto lontano a giudicare dalla piega politica ed economica che sta prendendo la situazione. Motivazioni, quelle date da Macron e da Bruxelles, che invece sono di stampo più vicino alla sicurezza sanitaria, ma è chiaro che questa sembra poco più che una scusa, pur sempre credibile, ma pur sempre scusa.

L’Europa del resto sta in qualche modo reagendo alla scelta di Donald Trump di chiudere i confini americani a tutti coloro che vorrebbero accedervi dall’esterno. Una “guerra” appunto che riaccende focolai che stavano ardendo sotto la brace da diverso tempo. Nel periodo precedente all’esplosione del coronavirus erano stati i dazi sull’asse Casa Bianca-Bruxelles-Pechino a mettere in stato d’agitazione i mercati, ma sembra di parlare ormai di un secolo fa con il mondo che si è ribaltato un’altra volta a 360 gradi. Quando si parla di chiusure dei confini bisogna sempre mettersi in allerta: una questione è “tassare” le merci, un’altra è impedire alle persone la libera circolazione. Tornano le frontiere insomma, quelle che per anni sono state alzate, abbasste, limitate, riviste, spostate, poi abbattute. O forse, mai abbattute davvero.

Basta guardare al Regno Unito e alla sua Brexit con tutte le conseguenze economiche, politiche e sociali che ne sono scaturite e poi anche alla reazione degli altri Paesi europei quando l’Italia è finita nel ciclone coronavirus. Prima cosa fatta: alzare frontiere “virtuali” ed impedire agli italiani di viaggiare e agli spagnoli, francesi, tedeschi di arrivare da noi. “Motivi di sicurezza” certo, ma forse un sostegno in più non ci avrebbe fatto così male. Se non altro per fare esperienza sul campo. Siamo tornati al Muro di Berlino, con la differenza che ai tempi c’era da abbattere solo uno stupido muro, mentre ora c’è da scavalcare e abbattere le ideologie di personaggi pericolosi e forse non adeguati che hanno in mano le sorti del mondo.

Sono dovuti arrivare da Venezuela, Cuba e Cina per aiutarci. Ci hanno mandato medici e materiale sanitario i paesi che mai e poi mai avremmo pensato di poter avere come alleati. E invece, come sempre, nelle situazioni di emergenza emergono i veri amici e i veri nemici.

E se alla fine tutta l'Europa, più o meno, cerca in ritardo di fare quello, con gradualità ma decisione, ha fatto l'Italia, forse non siamo proprio lo Sttao peggior ein questo momento. Oggi siamo nell'occhio del ciclone virus, ma potremmo anche uscirne prima di altri. "A volte, come ricodfava Marchionne, dovremmo vergognarci meno di essere italiani". Anche in tempo di guerra.    

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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