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Variante inglese fa paura Speranza silenzia gli ottimisti delle aperture

Oltre il 30% delle infezioni in Italia è dovuto a quella inglese. Il braccio di forza lo vincono i rigoristi. Per il ministro alla Sanità «non ci sono le condizioni per allentare le misure di sicurezza» . Contestualmente, viene annunciato un nuovo Dpcm in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, Pasqua compresa, lasciando a bocca asciutta molti locali che puntavano a ripartire

24 febbraio 2021 | 17:50
Variante inglese fa paura 
Speranza silenzia gli ottimisti delle aperture
Variante inglese fa paura 
Speranza silenzia gli ottimisti delle aperture

Variante inglese fa paura Speranza silenzia gli ottimisti delle aperture

Oltre il 30% delle infezioni in Italia è dovuto a quella inglese. Il braccio di forza lo vincono i rigoristi. Per il ministro alla Sanità «non ci sono le condizioni per allentare le misure di sicurezza» . Contestualmente, viene annunciato un nuovo Dpcm in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, Pasqua compresa, lasciando a bocca asciutta molti locali che puntavano a ripartire

24 febbraio 2021 | 17:50
 

Le varianti fanno sempre più paura: oltre il 30% delle infezioni in Italia sono dovute a quella inglese che e a metà marzo sarà predominante in tutto il Paese. Così hanno detto chiaramente gli esperti di Iss e Cts al premier Mario Draghi - e in diverse zone si materializza la temuta terza ondata. L’allarme è alto, in particolare, nella provincia di Brescia, che è zona "arancione rafforzata", al pari di 14 comuni dell'Emilia-Romagna; crescono poi le zone rosse in diversi territori. In bilico le decisioni sulle possibii raiperture di cinema, palestre e piscine.

L’apertura di bar e ristoranti dopo le 18 al momento sembra destinata a rimanere ancora vietata nelle fasce gialle, ma la discussione rimane comunque aperta e non è escluso che possa esserci una rivalutazione per quelle aree che - pur non avendo ancora i parametri da fascia bianca - mostrino una condizione favorevole sia per quanto riguarda l’andamento dei contagi, sia per la tenuta delle strutture sanitarie.

Speranza: Vediamo la fine, ma ora non possiamo abbassare le misure
«Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia, siamo all'ultimo miglio e non possiamo abbassare la guardia - ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza al Senato - La presenza delle varianti condizionerà l'epidemia: la variante inglese è presente nel 17,8% dei casi e sarà presto prevalente e la sua maggiore diffusione rende indispensabile alzare il livello di guardia, ma fortunatamente non compromette efficacia dei vaccini. Le altre due varianti sono più insidiose per la ridotta efficacia dei vaccini. La loro diffusione è minore ma è necessario isolare i focolai. È fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza. Con questo livello di incidenza di casi abbiamo 5 regioni con terapie intensive sopra la soglia critica e l'Rt medio è 0.99, secondo ultimo rilevamento. Quindi l'Rt si avvia con le misure attualmente in vigore a superare la soglia di 1. Le polemiche disorientano i cittadini sempre più stanchi per questa lunga crisi, Insieme all'unità e alla responsabilità è indispensabile dire sempre la verità ai cittadini. Riconfermo un messaggio di fiducia: argineremo il virus con la scienza e il personale sanitario. I ritardi di alcune forniture di vaccini non muteranno l'iter in corso e vediamo la luce in fondo al tunnel».


Variante inglese fa paura: Cts: Cauti su aprire palestre e cinema

Una quadra tra "aperturisti" e "rigoristi"
Sempre al Senato, il ministro della Salute Speranza ha precisato che il prossimo Dpcm sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, includendo così anche la Pasqua all'interno del periodo di limitazioni: «L’Italia si muove nel solco della linea europea, prudenza, cautela e primato della difesa del diritto alla salute», ha affermnato Speranza. Un punto di caduta che ha favorito lo schieramento dei rigoristi che comunque devono attendere la sintesi del presidente del Consiglio, Mario Draghi. 

Speranza e il Cts frenano sulle riaperture chieste da Salvini
Un provvedimento da varare nei prossimi giorni, non prima comunque del monitoraggio di venerdì prossimo. Il leader della Lega Matteo Salvini, da parte sua, insiste a chiedere le riaperture, ma il ministro della Salute Speranza e gli esperti del Cts frenano, segnalando il rischio contagi, specie alla luce delle nuove varianti.

«Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri, noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente - ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, al termine della riunione - Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un'altra occasione», anche se è noto che gli esperti sono stati finora contrari al semaforo verde a impianti da sci, cinema e palestre. Venerdì ci sarà il nuovo monitoraggio, «poi vedremo», ha aggiunto, anche se lo scenario di una zona arancione nazionale, ventilata da qualcuno, sembra tuttavia restare al momento solo un'ipotesi.

Zone arancione rafforzate in Lombardia
Intanto, il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha firmato un'ordinanza per istituire nella provincia di Brescia e in alcuni comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona una zona arancione rafforzata, «che preveda, oltre alle normali misure della zona arancione, anche la chiusura delle scuole d'infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, l'utilizzo dello smart working dove possibile e la chiusura della attività in presenza». Secondo Guido Bertolaso, a Brescia «siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente».

La situazione nel resto d’Italia
Zona arancione scuro da domani anche per 14 comuni dell'Emilia Romagna e zona rossa, invece, per Torrice, nel frusinate, San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo). Oltre a quella inglese, altra variante che preoccupa è quella brasiliana: un caso è stato scoperto in una scuola a Roma.

Il virus riprende poi a mordere in Veneto, dove si registra una crescita di contagi e ricoveri ed in Abruzzo, dove i ricoverati in intensiva toccano la quota record di 78.

Alto Adige, contagi alti: verso prolungamento lockdown
In Alto Adige si va verso un prolungamento del lockdown, sicuramente fino al 7 marzo ma non è escluso fino al 14. È quanto apprende l’Agi da fonti di Palazzo Widmann, sede della Provincia Autonoma di Bolzano che confermano un contagio da Covid-19 «ancora molto alto» oltre a diversi casi della variante sia inglese che sudafricana presenti in alcuni comuni. È in corso la seduta della giunta provinciale formata da esponenti della Suedtiroler Volkspartei, partito di maggioranza in Alto Adige, e due della Lega.

Pressing per le riaperture
L'alta incidenza del Covid non arresta le richieste di far ripartire le attività. Salvini, che ha visto per mezz'ora il premier Draghi, insiste. «Abbiamo parlato di riaperture. Se c'è un problema a Brescia - ha spiegato - intervieni in quella provincia, non è che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania. Dunque chiusure mirate e un ritorno alla vita. Se si può pranzare tranquilli, allora si può cenare tranquilli. Se i ristoranti sono sicuri a pranzo allora lo sono anche a cena. E la riapertura di teatri, cinema, realtà sportive, palestre e piscine è un ritorno alla normalità».

Il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, definisce "ragionevole" la richiesta di Salvini con l'obiettivo di "dare ossigeno a qualche attività". Voglia di riapertura è stata espressa da diversi ministri, di vari partiti, anche dal dem Franceschini, con Gelmini ad auspicare il sostegno con adeguati ristori per le attività che dovessero rimanere chiuse. Sul tavolo del Governo sono ben presenti le richieste dei tanti settori in sofferenza, così come i dati dei contagi e dei vaccini (ancora a rilento, ne sono stati somministrati 3,6 milioni).

Intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto recante «ulteriori disposizioni urgenti in materia di spostamenti sul territorio nazionale per il contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19» varato dal Consiglio dei ministri.

Il bollettino del 24 febbraio
Sono 16.424 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri erano +13.314). Sale così ad almeno 2.848.564 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 318 (ieri erano +356), per un totale di 96.666 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.362.465 complessivamente: 14.599 quelle uscite nelle ultime 24 ore dall’incubo Covid (ieri +12.898). E gli attuali positivi risultano essere in tutto 389.433, pari a +1.485 rispetto a ieri (+45 il giorno prima). Questi i dati salienti del bollettino dell'epidemia trasmessi dal ministero della Sanità.

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 340.247, ovvero 36.397 in più rispetto a ieri, per un tasso di positività che si attesta al 4,8%.



© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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