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Claudio Gradara (Federdistribuzione): «Gdo ineccepibile nel 2020, prossimo passo è la multicanalità»

Il presidente dell'associazione che raggruppa circa 13.950 punti vendita in Italia, fa il punto sull'anno della grande distribuzione: dagli assalti agli scaffali ai format e servizi emergenti. Senza dimenticare la pandemia: «Per mettere in sicurezza i negozi, le imprese hanno sostenuto un aumento dei costi del 3-4%».

di Nicola Grolla
 
16 febbraio 2021 | 08:30

Claudio Gradara (Federdistribuzione): «Gdo ineccepibile nel 2020, prossimo passo è la multicanalità»

Il presidente dell'associazione che raggruppa circa 13.950 punti vendita in Italia, fa il punto sull'anno della grande distribuzione: dagli assalti agli scaffali ai format e servizi emergenti. Senza dimenticare la pandemia: «Per mettere in sicurezza i negozi, le imprese hanno sostenuto un aumento dei costi del 3-4%».

di Nicola Grolla
16 febbraio 2021 | 08:30
 

È passato quasi un anno dall'inizio della pandemia. E tutti abbiamo ancora negli occhi le scene di assalto agli scaffali della grande distribuzione. In quei primi giorni concitati di lockdown, il punto vendita alimentare era rimasta l'unica certezza. Così come lo è ora. Nonostante il perdurare della crisi, l'accelerazione tecnologica e digitale dei clienti e le incertezze legate a tutte le altre attività, la Gdo è l'unica che è riuscita a tirare dritto.

«Al di là di qualche momento di smarrimento collettivo, le imprese sono state in grado di garantire continuità di servizio in maniera ineccepibile», afferma Claudio Gradara.

Claudio Gradara - Gradara: «Gdo ineccepibile.Prossimo passo è la multicanalità»

Claudio Gradara

Il presidente di Federdistribuzione, realtà associativa che raggruppa circa il 50% della distribuzione nazionale per un totale di oltre 60 miliardi di euro di fatturato e un network di circa 13.950 punti vendita, fa il punto del comparto al giro di boa della pandemia.

Che impatto ha avuto il Covid sul settore?
Il mondo della distribuzione ha subìto conseguenze rilevanti a causa della pandemia. Le imprese del comparto alimentare, chiamate a garantire continuità di servizio ai cittadini, hanno fronteggiato prontamente uno scenario inedito, mettendo in campo tutte le capacità organizzative che le contraddistinguono e sostenendo altresì costi aggiuntivi non indifferenti. Le aziende del non food hanno invece dovuto far fronte a chiusure e restrizioni che hanno impattato duramente i fatturati, con picchi negativi tra il -20% e il -40%. È evidente che uno stato di crisi così prolungato rischia di mettere in seria difficoltà la tenuta stessa di alcune aziende.

Il Covid è costato oltre un miliardo di euro in termini di sicurezza. Quali le voci di spesa maggiori? Quali le difficoltà da superare?
Stimiamo che per mettere in sicurezza la propria rete di punti vendita ciascuna impresa abbia sostenuto un incremento dei costi tra il +3% e il +4%. La riorganizzazione del punto vendita, con segnaletica e divisori in plexiglas e la dotazione di presidi sanitari per i dipendenti sono state le voci di spesa più consistenti. Un onere significativo ma necessario per tutelare la sicurezza di milioni di clienti e di tutti i collaboratori impegnati a garantire la continuità di servizio.

Per mettere in sicurezza i punti vendita le imprese hanno sostenuto un aumento dei costi del 3-4% - Gradara: «Gdo ineccepibile.Prossimo passo è la multicanalità»
 Per mettere in sicurezza i punti vendita le imprese hanno sostenuto un aumento dei costi del 3-4%

A marzo dello scorso anno abbiamo assistito all’assalto ai supermercati. Cosa resta di quei momenti nell’operatività di oggi?
Al di là di qualche momento di smarrimento collettivo dei primi giorni dell’epidemia, le imprese sono state in grado di garantire continuità di servizio in maniera ineccepibile. Una sfida non certo semplice: basti pensare che ad oggi permangono misure che rendono complicata la gestione dell’operatività quotidiana, come la chiusura di interi reparti non alimentari nei fine settimana. Una decisione che, in particolar modo nei grandi punti vendita, comporta sforzi logistici straordinari per le imprese e crea confusione tra la clientela.

Sostenibilità è la parola d’ordine. Ma in che modo può trasformarsi in leva economica?
È ormai assodato che portare avanti un percorso all’insegna dello sviluppo sostenibile comporti benefici per il futuro di tutti noi. La sostenibilità ha evidenti vantaggi nella prospettiva di salvaguardare le risorse del Pianeta, che diventa anche leva per sperimentare sempre nuove strade di efficientamento. Se pensiamo a un punto vendita realizzato secondo i criteri di efficientamento energetico, ad esempio, capiamo quanto ciò possa essere vantaggioso anche per il contenimento dei costi di gestione; così come adottare logiche legate all’economia circolare, del corretto approccio al ciclo di smaltimento e recupero dei rifiuti e della riduzione dello spreco alimentare, siano a loro volta ulteriori obiettivi che creano vantaggi collettivi. Non è un caso che la sostenibilità stia diventando sempre più una leva di differenziazione delle aziende agli occhi del consumatore finale.

La Gdo ha dato supporto alla filiera Made in Italy. Che rapporto con produttori agricoli e industria di trasformazione? Come si è sviluppata la discussione sui prezzi?
Sostenere le eccellenze del Made in Italy è, al pari dell’offrire qualità e convenienza al consumatore, un impegno quotidiano per le imprese distributive. La filiera agroalimentare estesa, che ricordo essere il primo settore economico del Paese, con circa 540 miliardi di euro di fatturato complessivo, è un mondo vasto e articolato. Il dialogo tra i soggetti che compongono la filiera è costante e, anche se in alcuni frangenti può rivelarsi dialettico, è sempre improntato alla collaborazione e alla valorizzazione delle produzioni nazionali, come dimostra il recente accordo raggiunto tra il mondo distributivo e quello dell’industria di marca sul recepimento della direttiva contro le pratiche commerciali sleali.

eCommerce e consegna della spesa sono stati due grandi trend del lockdown. Il settore però non è sembrato pronto al picco di domanda. Oggi come si è organizzato?
Il processo di trasformazione digitale, che era già in atto, ha subìto una decisa accelerazione a causa della pandemia e il canale eCommerce ha registrato in brevissimo tempo un aumento esponenziale della domanda. Le aziende stanno dando sempre maggior impulso all’offerta di servizi digitali, si va dalle vendite via app e web a formule miste come il click&collect. Sullo sfondo, però, resta un tema irrisolto, cioè una evidente disparità concorrenziale a vantaggio di quegli operatori che si avvalgono di misure normative più favorevoli rispetto a quelle a cui sono soggette le nostre aziende. Ritengo che l’emergenza Covid abbia fatto emergere con chiarezza questo fenomeno, e i tempi siano maturi per discutere un’evoluzione del quadro normativo attuale per stabilire regole e condizioni concorrenziali uniformi tra tutte le tipologie di imprese che si approcciano ai canali digitali.

Cambiano i format della Gdo: superfici più piccole e multicanalità - Gradara: «Gdo ineccepibile.Prossimo passo è la multicanalità»
Cambiano i format della Gdo: superfici più piccole e multicanalità

Come sono cambiati i modelli di servizio, i format?
Assistiamo già da tempo a una rivisitazione dei formati di vendita che proseguirà anche in futuro. Molte catene hanno investito in punti vendita più piccoli nei centri cittadini, rispetto alle grandi superfici, spesso collocate fuori dai conglomerati urbani. Ma non è solo un tema di superfici: è probabile che continueremo ad assistere a un’evoluzione delle strategie delle aziende, sempre più in chiave multicanale, fisico e digitale, dettate dalle preferenze del consumatore che, accanto all’esigenza di fare una spesa conveniente e di qualità, predilige sempre più spazi votati a un modello d’acquisto esperienziale e all’insegna dello smart retailing. 

A livello di quote di mercato, il 2021 sarà contrassegnato da operazioni M&A dovute alla crisi economica? Oppure per “aggredire” maggiormente un mercato effervescente?
Acquisizioni e fusioni rientrano nella normale logica di mercato: il dinamismo delle aziende denota la vitalità del settore di cui fanno parte. Va inoltre considerato che molti processi hanno subìto una battuta d’arresto nel 2020. Con l’auspicio che le numerose incognite che accompagnano ancora adesso il possibile sviluppo aziendale vadano via via diminuendo, nel corso del 2021 potremmo assistere a ulteriori movimenti di mercato.

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