Glovo, una delle piattaforme di delivery finita al centro dell'indagine della procura di Milano assieme ad altri colossi del settore attivi in Italia, ha deciso di contestare i verbali consegnati lo scorso febbraio. Le attività di verifica della procura, infatti, avevano fatto scattare una multa complessiva pari a 773 milioni di euro (da pagare entro 90 giorni) per il mancato rispetto dei protocolli relativi alla sicurezza sul lavoro dei rider.
Glovo ha contestato i verbali della procura di Milano
Con un ricorso gerarchico alla direzione dell'Ispettorato del lavoro (Itl) di Milano, Glovo contetsa la «riqualificazione dei rapporti di lavoro con i rider» (con
la richiesta arrivata dalla procura di assumerne come dipendeti almeno 60mila in tutta Italia) dal momento che la società ritiene di «aver ottemperato agli obblighi previsti per i lavoratori autonomi secondo la normativa vigente e applicabile nel periodo di riferimento delle indagini»; ossia tra marzo 2016 e ottobre 2020.
La piattaforma spagnola di consegne a domicilio è presente in Italia con oltre 120 dipendenti, 10mila rider attivi e oltre 15mila esercizi commerciali partner.
Il ricorso, ha chiarito Glovo, «parte dal presupposto che la riqualificazione dei rider come lavoratori cosiddetti etero-organizzati non può essere presa in considerazione. Non sono dunque state adeguatamente considerate le caratteristiche del modello di business di Glovo e il rapporto instaurato tra l'azienda e i corrieri». Quest'ultimi, spiega la società, «hanno infatti la libertà di accettare o meno una proposta di consegna, la possibilità di scegliere in totale autonomia gli orari di collaborazione in base alle proprie esigenze e le loro prestazioni non presentano elementi di continuità, esclusività e regolarità».
I rilievi sollevati sui «processi interni difficilmente possono essere ascrivibili, così come sottolineato nei verbali dell'Ispettorato nazionale del lavoro, all'articolo 2 del D.Lgs. n.81/2015 (il cosiddetto "Jobs Act"), che applica la disciplina del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative ed etero-organizzate, anche mediante piattaforme digitali».