In molti
ci ricorderemo a lungo di questo 2020, l’anno appena trascorso, nella speranza di archiviare definitivamente i mesi vissuti di continua fibrillazione, nell’attesa di scorgere un segnale di completo debellamento o di una forte svolta contro la pandemia.
L’anno del Covid passerà alla storia, anche per aver scardinato le nostre quotidianità e messo in discussione molto di ciò che davamo per scontato. L’emergenza sanitaria e la necessità di salvaguardarci ci ha imposto uno sconvolgimento nelle abitudini, dal mondo del lavoro a quello della famiglia e della socialità. In tutti quei mesi siamo stati costretti a molte rinunce e tanti nuovi sacrifici; abbiamo fatto delle scelte, per quanto ci sembrassero inaccettabili, e siamo stati costretti a guardare solo all’indispensabile.

Non dimentichiamo, però, particolari categorie di lavoratori. Gli
operatori sanitari continuano a lavorare in condizioni di perenne emergenza, tra notevoli difficoltà fin quando tutto, e ripeto tutto, sarà passato. Non ignoriamo nei mesi a venire gli
imprenditori, le cui attività sono state di nuovo chiuse o fortemente ridotte per le festività natalizie. Così pure i
titolari e lavoratori di locali, bar, ristoranti, alberghi e di altro ancora, che soffrono per il futuro.
A tutti loro mi rivolgo, dopo le festività passate necessariamente sobrie e più morigerate (come per ogni italiano), inviando un sincero augurio con la speranza che il nuovo anno ci permetta di voltare pagina e di affrontare una nuova fase di vita, non certo meno impegnativa e irta di incognite. Auspico che il nostro indotto e tutta la nostra categoria, che stanno
pagando il conto più alto dell’emergenza e delle restrizioni, possano
esser messi in condizione di lavorare, pur con le dovute “attenzioni”, al fine di recuperare l’irrecuperabile. Parole e colpi di decreti non hanno garantito a tutti
stipendi, pagamenti di affitti, spese di casa, bollette, tasse e oneri vari.
Non imputo la colpa a nessuno, amministrare la cosa pubblica non è semplice, accusare di negligenza, imperizia o incompetenza una fazione politica rispetto l’altra non giova a nessuno, anche perché siamo sotto l’occhio vigile dell’Unione Europea e, comunque, tutti sulla stessa barca! I
fondi economici sono stati messi a disposizione, occorreva però (io credo) che fossero
impiegati meglio e nell’immediato attraverso procedure più semplici ed efficaci, non vanificate dall’
eccessiva burocrazia e da formule astruse.
La
Fic-Federazione italiana cuochi si astiene sempre, come giusto che sia, dal giudicare l’operato politico e il lavoro dei nostri amministratori anche in questa emergenza Covid. Sono state fatte “scelte” ponderate dalla loro coscienza, ne sono sicuro, e frutto di valutazioni da loro considerate sofferte e impopolari. La Federcuochi è convinta però che
sorreggere meglio e appieno i lavoratori (anche le piccole e medie imprese naturalmente) equivale a
sostenere l’economia dell’intero Paese: sono loro il “volano” dell’intero sistema economico italiano. Dando potere di acquisto alla massa di operai, questi movimentano “ricchezza”, anche in situazioni di crisi. La mia non è una supposizione ma una semplice concezione di economia, avallata da numerosi economisti: la vera ricchezza di un Paese si determina dalla velocità di passaggio di moneta corrente da un soggetto all’altro, e non dai denari a deposito fermi nelle banche o messi sotto il cuscino.
Di sicuro la ripresa non sarà semplice né immediata ma, come abbiamo potuto sperimentare anche la scorsa estate, possiamo contare sull’
orgoglio personale e capacità di reazione delle nostre realtà produttive e commerciali, delle nostre imprese e attività, pronte a scattare e a reagire anche di fronte alla crisi più dura. Un abbraccio a tutti... ne abbiamo bisogno!