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Carenza di personale, i sussidi sono uno strumento sbagliato

Nel settore dell’ospitalità si fa fatica a trovare personale disposto a lavorare. I sussidi non sono un incentivo a darsi da fare. Ma spesso la colpa è anche dei datori di lavoro che non offrono condizioni accettabili

di Bernardo Ferro
presidente Abi Professional
 
03 settembre 2021 | 08:00

Carenza di personale, i sussidi sono uno strumento sbagliato

Nel settore dell’ospitalità si fa fatica a trovare personale disposto a lavorare. I sussidi non sono un incentivo a darsi da fare. Ma spesso la colpa è anche dei datori di lavoro che non offrono condizioni accettabili

di Bernardo Ferro
presidente Abi Professional
03 settembre 2021 | 08:00
 

Come tanti di noi sanno il comparto turistico nazionale, dopo un anno terribile, pare stia ripartendo nel migliore dei modi (benché io speri che non ci si dimentichi di quello che abbiamo passato). Sappiamo anche che il comparto turistico ha un peso importante per il Pil ma, nonostante tutto, questa “ripartenza” ha trovato come ostacolo principale la difficoltà nel reperire personale per varie attività. Come mai, nonostante non si stia lavorando da parecchi mesi, non c’è disponibilità di personale?

Carenza di personale, i sussidi sono uno strumento sbagliato

Sono convinto che le motivazioni che hanno portato le persone ad allontanarsi dalle varie professioni dell’ospitalità siano molteplici. Da un lato probabilmente è sbagliata la modalità dei “sussidi” (vedi il “reddito di cittadinanza”). Il ragionamento per tanti - in particolar modo per i giovani che magari sono ancora sotto la “cupola protettiva” della famiglia - è: “massima resa con poco sforzo”. Si dovrebbe rivedere a mio avviso il “Patto per il lavoro” cercando di bloccare subito il sussidio a chi rifiuta il lavoro, in mancanza di valide motivazioni.

Sicuramente operare nel mondo dell’ospitalità implica numerosi sacrifici per il lavoratore, ma io che guardo il bicchiere mezzo pieno dico che abbiamo la fortuna di andare in posti e resort meravigliosi, dove la gente paga fior di quattrini per passare una settimana di vacanza, invece noi siamo pagati per starci svariati mesi. Penso che anche la scuola abbia qualche “colpa”: dovrebbe, a mio avviso, oltre che insegnare la merceologia far fare molta più pratica, ma soprattutto portare a conoscenza dei sacrifici che lo studente dovrà fare nel suo percorso professionale. Il turismo potrà patire sì delle flessioni, ma la richiesta di lavoro nel campo dell’ospitalità non smetterà mai, perché delle vacanze pochissime persone se ne privano, quindi impegno e sacrificio porteranno sicuramente ad un successo. Esiste però anche il rovescio della medaglia: purtroppo i datori di lavoro sono oberati da tassazioni incredibili e il costo del lavoro ha un’incidenza pazzesca.

 

Speriamo che i sussidi vengano distribuiti con più coscienza e che ci sia più controllo; speriamo che le scuole formino meglio i giovani, facendo sì che tornino ad innamorarsi delle professioni dell’ospitalità; e speriamo che i datori di lavoro capiscano che il più importante investimento è il personale, che deve essere trattato e rispettato come tale e non “sfruttato”, con una retribuzione adeguata alle competenze e alle ore lavorate.

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