Si diceva una volta, ma stai a vedere che si dice ancora “cherchez la femme” ad indicare che sovente è una donna il movente occulto di comportamenti e decisioni apparentemente strambi, inusuali, imprevisti. Ecco, mutatis mutandis, negli equilibri geopolitici mondiali, nell’interpretazione dei comportamenti del governo cinese non ci si potrà astenere dal prendere in considerazione il monito “cherchez la 5G”, la rete di quinta generazione della telefonia mobile la cui core competence è nelle mani del colosso cinese Huawei.
Mercato globale in subbuglio, l'Italia ne approfitta?
Probabilmente è l’
ostracismo che il governo
australiano ha attuato nei confronti della Huawei quale costruttrice della rete australiana per il
5G ad avere innescato la
reazione ritorsiva che si manifesta in un’imposizione di dazi ingenti all’importazione di
vini australiani in Cina. Sia detto che le misure ritorsive sono applicate anche ad
aragoste,
carne rossa ed orzo, oltre che a carbone, cotone e legname. Tempismo cinico nell’adozione di queste misure: nell’imminenza del
Capodanno cinese quando
i consumi di food&wine (tutto il mondo è paese) schizzano verso l’alto.
Guardinghi all’uscio, in giuoco di
astuzia tattica piuttosto che in comportamento dettato da lungimirante strategia, i
vitivinicoltori italiani si fregano le mani sperando in incrementi celeri e facili dei loro
volumi (e valori) di export. Lo si spera, è sano
patriottismo dolce, ma a dirla tutta, poco crediamo il fenomeno possa assumere spessore tale e durata tale nel tempo, fino a rendere consolidate e realmente profittevoli per massa
critica, le quote di
mercato.
In termini di valore percepito, pur in seconda posizione ex-aequo con gli australiani, siamo ben distanti dai cugini
francesi. E’ un po’ come dire che il vino “buono” che abilita il
premium price è quello francese, ed il vino di tutti i giorni
low cost è quello italiano. In termini di promozione mai come sul mercato cinese, si sconta la triste realtà di un “fare sistema” a chiacchiere ed un agire in modo sparso, disordinato e miope nella realtà.
Vorremmo poter credere, nell’imminenza della favola epifanica, al ruolo miracoloso e salvifico del cosiddetto “tavolo vino”.
Il mercato cinese è il più grande ed attrattivo mercato del mondo per il
made in Italy, anche ben oltre il pur dovizioso ed importante comparto “food&wine”. Lo si conquista con strategia illuminata, salda e resa nota e condivisa dai players. Giuocare di favorevole
contingency è quell’aiutino che tale permane essere, senza mai dare efficacia e robustezza di manovra agli imprenditori.