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Quanta acqua mangiamo? Barilla fa i conti con Su-Eatable Life

Per la Giornata mondiale dell'acqua (22 marzo), Fondazione Barilla lancia il progetto per un'alimentazione sostenibile che investe tutta la filiera. «L'agricoltura occupa 50% di impronta idrica in Italia»

di Nicola Grolla
 
15 marzo 2021 | 11:01

Quanta acqua mangiamo? Barilla fa i conti con Su-Eatable Life

Per la Giornata mondiale dell'acqua (22 marzo), Fondazione Barilla lancia il progetto per un'alimentazione sostenibile che investe tutta la filiera. «L'agricoltura occupa 50% di impronta idrica in Italia»

di Nicola Grolla
15 marzo 2021 | 11:01
 

Quanta acqua mangiamo in ogni giorno? Per Fondazione Barilla l’equivalente di 80 lavatrici a pieno carico o 33 docce da dieci minuti ciascuna che equivalgono a circa 4.000 litri d’acqua. Dati che, con l’approssimarsi della Giornata mondiale dell’acqua (il 22 marzo) diventano essenziali per capire quanto una transizione verso una dieta sostenibile sia necessaria e coinvolga tutta la filiera agroalimentare: dal campo all’allevamento, passando per distribuzione e ristorazione.

La Giornata mondiale dell'acqua si celebra il 22 marzo Quanta acqua mangiamo? Barilla fa i conti con Su-Eatable Life

La Giornata mondiale dell'acqua si celebra il 22 marzo


Il peso dell'acqua nascosta
Il tema, in gergo tecnico, è quello dell’acqua nascosta, ossia la componente idrica consumata per la produzione del cibo. Qualche esempio per capire: Per produrre un chilo di verdura servono 336 litri di acqua, per un chilo di legumi essiccati ne servono circa 4.615, per un chilo di carne di maiale 6.299 e addirittura 15.139 litri per produrre un chilo di carne di manzo. Numeri che devono spingere tutti a riflettere su quanto prezioso sia “l’oro blu”, soprattutto considerando che 3,2 miliardi di persone nel mondo vivono in aree agricole caratterizzate da carenza d'acqua elevata o molto elevata, di cui 1,2 miliardi (circa un sesto della popolazione mondiale) in aree dove la scarsità idrica è estrema. «Quest’anno, la Giornata mondiale dell’acqua ha un tema specifico: il valore diverso dell’acqua nella vita quotidiana di tutti noi, nella relazione con l’ambiente e la comunità. Acqua che, tuttavia, è minacciata da diversi fattori: la costante crescita popolazione, la domanda in agricoltura, i cambiamenti climatici. Per questo come Fondazione vogliamo celebrare il valore dell’acqua cercando di dare risposte concrete alla sostenibilità alimentare e accompagnare le persone verso un agire consapevole e informato», ha affermato Maria Camilla Molino, head of communications della Fondazione Barilla. Da qui il coinvolgimento di scienziati ed esperti per elaborare delle risposte concrete alle esigenze di sostenibilità quotidiane.

Agricoltura responsabile del 70% dei prelievi d'acqua
La domanda a cui rispondere è chiara: cosa lega risorse idriche e sistemi alimentari? «Occuparsi della sostenibilità delle risorse idriche è fondamentale per costruire e accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, l’eradicazione della fame e della povertà. Ovviamente, l’agricoltura è al centro di questa sfida», ha ricordato Marta Antonelli, direttore della ricerca di Fondazione Barilla. Secono la Fao, infatti, l’agricoltura utilizza il 70% dei prelievi di acqua dolce disponibile per l’irrigazione e causa il 92% dell'impronta idrica dell'umanità.

In Italia il prelievo d'acqua per l'agricoltura occupa il 50% del totale Quanta acqua mangiamo? Barilla fa i conti con Su-Eatable Life
In Italia il prelievo d'acqua per l'agricoltura occupa il 50% del totale

Andando più nello specifico, in Italia l’impronta idrica per persona al giorno si attesta intorno ai 6.300 litri. Circa il 30% in più rispetto alla Francia e circa il 6% in meno rispetto alla Spagna e il 20% in meno rispetto agli Stati Uniti . In questo scenario, il rischio più rilevante che dovrà fronteggiare l’Italia per il prossimo futuro sarà la disponibilità idrica, dal momento che il bacino del Mediterraneo è indicato come uno degli hotspot mondiali dove si verificherà una riduzione delle risorse idriche e che il prelievo di acqua dolce per uso agricolo è pari a quasi il 50% del totale dei prelievi idrici. Numeri, cifre e percentuali che, alla luce dell’agenda 2030 dettata dall’Onu, chiedono un veloce cambio di rotta se si vogliono rispettare gli impegni presi.

Un bene da preservare a tavola
«L’acqua non è un bene rinnovabile tout court. C’è sempre un mismatch di tempo fra consumo e ricarica delle risorse idriche a disposizione. I primi sono eccessivi mentre i secondi arrivano più in là e non sempre sono così certi. L’acqua, insomma, non è sistema chiuso ed è una risorsa finita, determinata», ha spiegato Riccardo Valentini, professore all’Università degli Studi della Tuscia. A lui la Fondazione Barilla ha assegnato il progetto Su-Eatable Life: «Il progetto mira a promuovere l’adozione di menù sani e sostenibili a partire dalle mense aziendali e universitarie. L’iniziativa nasce per diffondere la cultura delle diete sostenibili, attraverso una “prova sul campo” nelle mense e dimostrare che, per fare bene al Pianeta ed essere sostenibili a tavola, non serve necessariamente rinunciare alla carne o ai piatti della nostra tradizione gastronomica», ha sottolineato Valentini.

Il ricettario sostenibile
Il risultato più concreto del progetto è la redazione di un ricettario online che riporta per ogni ricetta - sviluppata dal team di progetto in collaborazione con gli chef e le aziende di ristorazione aderenti all’iniziativa - il valore di impronta di carbonio e idrica, insieme ad una serie di suggerimenti per rendere più sostenibili i propri pasti. Ma come capire se siamo sulla strada giusta verso una transizione alimentare sostenibile? Il progetto Su-Eatable Life mette a disposizione tre regole d’oro:

  • Adottare una dieta ricca di verdura, legumi, frutta e cereali integrali. I prodotti di origine animale, infatti, hanno generalmente un impatto maggiore sulle risorse idriche rispetto ai prodotti vegetali. In media, l'acqua necessaria per produrre 1 kg di carne bovina è quattro volte di più di quella per il pollame, più di sei volte maggiore di quella per il pesce, nove volte più grande di quella utilizzata per i cereali e quarantacinque volte più grande di quella per le verdure. L'adozione di una dieta sostenibile ricca di verdure, frutta, legumi e cereali integrali consente di risparmiare fino a circa 2.000 litri di acqua per singolo pasto rispetto a un menu a base di carne.
  • Ridurre gli sprechi alimentari. Ogni volta che sprechiamo il cibo, stiamo “buttando via” anche tutta l’acqua che è servita per produrlo: sprecando meno, potremmo contribuire a migliorare la sicurezza alimentare e ad alleviare la pressione sulle risorse naturali, come l’acqua, che sono state utilizzate proprio per produrre il cibo .
  • Bere molta acqua, preferendo, quando possibile, l’acqua di rubinetto. Non solo, ma bere da una bottiglia riutilizzabile, garantirebbe una maggiore disponibilità di acqua. Non va dimenticato che per ogni bottiglia da 1,5 litri di acqua che acquistiamo, consumiamo ulteriori 1,9 litri di acqua in più per le operazioni di imbottigliamento, i processi industriali, l’imballaggio e il trasporto. 
«Mangiare sostenibile non significa per forza prepararsi del cibo da ospedale - ha ricordato Valentini - Bisogna fare un salto di qualità e creatività. E il ruolo dell’Italia in questo sistema food potrebbe essere proprio quello dell’innovazione del menu». Per Barilla, quindi, la strada è tracciata: «Fare da ponte fra l’evidenza scientifica e ci ò che poi deve essere messo a disposizione del cittadino. Da diversi studi a livello europeo è emersa una certezza: adottare un dieta sostenibile implica ridurre l’impronta idrica del 40% a livello comunitario», ha concluso Antonelli.

Per maggiori informazioni: www.sueatablelife.eu

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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