Contanti o carta di credito? Vantaggi e svantaggi per bar e ristoranti

Le decisioni del Governo in materia di pagamenti elettronici stanno facendo discutere. I commercianti si lamentano delle commissioni, Banca d'Italia sostiene invece che alle attività il contante costi più del bancomat. Ma quanto costano le transazioni con il Pos? E perché le banconote non sono così convenienti come sembra?

06 dicembre 2022 | 15:34
di Gianluca Pirovano

Le decisioni portate avanti dal Governo in tema di pagamenti elettronici e di utilizzo del contante stanno sollevando diversi dubbi. Non piacciono infatti all'Europa, perché in controtendenza rispetto agli obiettivi del Pnrr, ma non piacciono nemmeno alla Banca d'Italia e a molti cittadini. La prima ha infatti bocciato molti passaggi chiave della manovra varata dal Consiglio dei Ministri, evidenziando parecchie criticità. I secondi, almeno stando ai sondaggi, non apprezzerebbero particolarmente le restrizioni all'utilizzo del Pos: il 56,2% degli italiani si dice infatti contrario alle misure in tema di pagamenti proposte dal Governo Meloni

Il dibattito è più acceso che mai e vede coinvolti, per forza di cose, bar e ristoranti. Diversi commercianti, ne abbiamo scritto più volte in passato, lamentano costi troppo alti per le commissioni sui pagamenti con Pos. Ma sono davvero così alti? Di contro poi, la già citata Banca d'Italia, forte di uno studio realizzato nel 2016, sostiene che siano in realtà i contanti ad avere costi di gestione più alti. Con buona pace di Matteo Salvini, per cui «chi paga il caffè con la carta di credito è un rompiballe» e a cui piace «andare a prelevare al bancomat» (come se lì, per i prelievi in banche diverse dalla tua o all'estero, non ci fossero le commissioni da pagare). 

Insomma, da che parte si trova la ragione? Entriamo nel dettaglio per provare a capirlo. 

Pagamenti, Pos e contanti: le idee del Governo Meloni 

Per comprendere al meglio è necessario partite dallo stato dell'arte. Due sono le misure che riguardano i pagamenti contenute nella legge di Bilancio (che dovrebbe essere approvata dal Parlamento entro la fine dell'anno). La prima è l'aumento del tetto al contante, innalzato a 5mila euro. Una decisione che non sembra essere in discussione, nonostante abbia incontrato diverse opposizioni. «I limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione», ha sottolineato, fra gli altri, Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia. 

La seconda misura è l'ormai noto tetto di 60 euro per i pagamenti elettronici. Il Governo vorrebbe modificare l'attuale norma, entrata in vigore a giugno, rimuovendo le sanzioni per i commercianti che si rifiutano di accettare carte di credito per pagamenti inferiori a 60 euro. Resterebbe però l'obbligo di avere il Pos e di accettare pagamenti elettronici. Un grosso pasticcio e un bel problema per bar e ristoranti.

Il Governo, nel frattempo, sembrerebbe aver ammorbidito la sua linea e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta disponibile ad abbassare la soglia di 60 euro. Si parla di un nuovo limite a 40 euro

Il nodo delle commissioni per bar e ristoranti 

In questa situazione, il dibattito, almeno per quanto riguarda bar e ristoranti, ruota attorno a un tema cardine: i costi per le transazioni elettroniche. Per molti commercianti rappresentano un problema e allora la domanda sorge spontanea: quanto costano davvero? Possono arrivare fino al 5% dell’importo a cui, però, bisogna aggiungere l’affitto del Pos, le spese una tantum oltre ad eventuali manutenzioni. Se però si tratta di un’attività stagionale, in molti casi, c’è un aggravio di spesa del 50%. D’altra parte se fino a 5 euro le commissioni sono azzerate, l’importo minimo - per cifre superiori - è pari a 50 centesimi con il paradosso che per due cappuccini e due brioche, un barista paga una commissione del 10%.

 

 

Anche per questo, il governo Draghi nel 2021 aveva scelto di spostare gli incentivi all’utilizzo della moneta elettronica dai consumatori agli esercenti. Per sostenere i pagamenti, quindi, fino al 31 dicembre 2022 è stato aumentato dal 30% al 100% il credito d’imposta sulle commissioni e fino al 30 giugno valeva lo stesso anche per l’affitto dei Pos, ma la misura non è stata rinnovata.

Un regolamento dell’Unione europea ha già tagliato le commissioni interbancarie allo 0,2% per transazione quando si utilizza il bancomat e allo 0,3% nel caso delle carte di credito; ma nessun piccolo commerciante italiano paga così poco. Secondo uno studio recente la commissione media pagata è dello 0,9%: lo 0,54% finisce delle tasche dei circuiti internazionali (Visa, Mastercard, Amex, etc etc); il resto in quello delle banche italiane. Per i piccoli esercenti il conto è decisamente più salato: 1,32%, con lo 0,78% direttamente nelle casse degli istituti di credito italiani. È però particolarmente complesso entrare nel dettaglio, soprattutto perché spesso i contratti vengono negoziati singolarmente e le condizioni cambiano con frequenza. 

Ma, quindi, quanto costano le commissioni?

Proviamo a vedere alcuni esempi di costi di commissione per i Pos. 

  • Unicredit: fornisce il proprio Pos dietro al pagamento una tantum di 100 euro a cui aggiungere un canone mensile. Le commissioni variano da un minimo del 2,30% a un massimo del 5%, in base al circuito. 
  • Banca Sella: il costo del Pos varia in base alle transazioni: 20 euro mensili se il valore è tra zero e 3mila euro, 10 euro se è fra 3 e 6mila euro, gratuito oltre i 6mila euro. Per le commissioni applica una commissione dello 0,95% sui circuiti internazionali, incluse carte business, e dello 0,45% su PagoBancomat. 
  • Banco Posta: offre due soluzioni per il Pos. Una per il cellulare, al costo di 59,90 euro, e una fisica, con un canone mensile di 9,90 euro. Per le commissioni, vanno dal 2,8% al 4,5%, in base al circuito utilizzato, per una cifra massima che va da 1,80 euro ai 3,80 euro.
  • Intesa Sanpaolo: propone al momento un'offerta che prevede un canone mensile di 18 euro, invece di 50, per i Pos Nexi SmartPos. Ha anche annunciato che  annullerà per 12 mesi le commissioni per transazioni fino a 15 euro, che normalmente variano da un minimo di 0,20% a un massimo di 3%. 

Ci sono le banche quindi, ma ci sono anche moltissime nuove società digitali con offerte differenti. Parliamo per esempio di Sum Up, che non ha costi mensili e chiede l'1,95% su ogni transazione, oltre ad offrire una gestione burocratica semplificata, o Nexi, con attivazione a 18 euro e commissione unica a 1,89% ma con azzeramento delle commissioni fino al 31/12/2022.

Il contante non è così conveniente 

Fatto un quadro generale sui costi delle commissioni, c'è un altro aspetto che non può passare di certo in secondo piano. La Banca d'Italia, bocciando alcune delle misure inserite in manovra, ha anche riportato in auge un suo studio realizzato nel 2016, nel quale evidenzia come il contante, al contrario di quello che si pensa, costi di più ai commercianti rispetto ai pagamenti elettronici. Dal documento, intitolato "Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia", emerge infatti come, in relazione all'importo medio delle transazioni, il costo per i commercianti sia dell'1% per i pagamenti in contanti e dello 0,65% per i pagamenti elettronici. Il contante, sempre stando ai numeri, risulta più economico soltanto se commisurato alla singola transazione, che costa 0,19 centesimi a fronte dei 0,96 centesimi delle carte di credito. 

Com'è possibile? Se per le carte ci sono le commissioni, per i contanti ci sono altri costi, non inferiori. Si parla di trasporto e stoccaggio delle banconote, ma anche dell'ammortamento e della manutenzione dei registratori di cassa e dei rischi legati a furti, frodi e ammanchi, a cui serve infine aggiungere il costo delle assicurazioni. 

A rendere ancora più sorprendere il risultato ci sono due fattori. Il primo è legato all'anno, il 2016, in cui è stata realizzata l'analisi. Da allora il numero delle transazione elettroniche è aumentato esponenzialmente ed è quindi molto probabile che si siano ridotti i costi legati ai pagamenti elettronici. In più, all'interno dello studio, non sono inclusi gli onoreri non monetari, vale a dire, per esempio, i tempi di prelievo o di ricerca dello sportello per il prelievo o il deposito dei contanti

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Alberto Lupini


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