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Sardegna per prima in zona bianca: liberi ristoranti e bar. Ora si decide per gli orari serali

Aperti anche palestre, cinema, teatri e musei. Le riaperture saranno graduali e controllate. In particolare si analizzerà fino a che ora potranno restare aperti i locali a cena e di quanto spostare l'ora del coprifuoco. In Sardegna sono attivi tre focolai che hanno costretto altrettanti comuni a chiudersi in zona rossa: La Maddalena, Bono e San Teodoro

 
27 febbraio 2021 | 14:27

Sardegna per prima in zona bianca: liberi ristoranti e bar. Ora si decide per gli orari serali

Aperti anche palestre, cinema, teatri e musei. Le riaperture saranno graduali e controllate. In particolare si analizzerà fino a che ora potranno restare aperti i locali a cena e di quanto spostare l'ora del coprifuoco. In Sardegna sono attivi tre focolai che hanno costretto altrettanti comuni a chiudersi in zona rossa: La Maddalena, Bono e San Teodoro

27 febbraio 2021 | 14:27
 

Ancora una volta la Sardegna si riconferma l’isola dei sogni. Oggi, non solo per la bellezza del suo mare, ma anche perché la Sardegna è la prima regione in Italia a entrare in zona bianca (la scorsa settimana il medesimo traguardo era stato sfiorato dalla Valle d’Aosta). Lo ha stabilito il ministro della salute Roberto Speranza all’interno del provvedimento che ha fissato i colori per tutte le altre zone d’Italia (Lombardia, Piemonte e Marche in fascia arancione, in zona rossa Basilicata e Molise).

Riaprono alla sera bar e ristoranti
E con il bianco, arriva il semaforo verde per l’apertura serale di ristoranti e bar e per la riapertura di palestre, cinema, teatri e musei. Visti i positivi dati epidemiologici sono, inoltre, ridotti ai minimi termini le misure di contenimento: in pratica rimangono in vigore solo l’obbligo della mascherina, il distanziamento sociale e obbligo di sanificazione

E a sorridere sono circa 12mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi sardi (secondo la Coldiretti). Una buona notizia, che per l’associazione, è particolarmente importante con l'arrivo della Pasqua e l'aumento dei pasti fuori casa ma anche delle tradizionali scampagnate in una regione conta circa 800 agriturismi secondo Istat. La possibilità di apertura serale a cena vale, infatti, l'80% del fatturato.

Sardegna per prima in zona bianca: l'isola felice dei ristoranti

Le riaperture saranno graduali

Ora sul tavolo l’ordinanza per aperture graduali
Un paradiso, insomma, che scatterà da lunedì primo marzo, anche se, come ha precisato all’Ansa l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, le riaperture saranno graduali e controllate, e comunque, concordate costantemente con il Ministero e il comitato tecnico scientifico. In particolare, si analizzerà fino a che ora potranno restare aperti bar e ristoranti la sera e, ovviamente, di quanto tempo spostare l'ora del coprifuoco notturno.

Tre focolai attivi in Regione
E proprio a riguardo è in corso il tavolo di confronto tra Ministero della Salute, Iss e la Regione per definire le modalità attuative del passaggio. Al di là della felicità per il risultato, la prudenza dovrà giocoforza prevalere anche perché in Sardegna sono attivi almeno tre focolai che hanno costretto altrettanti comuni a chiudersi in «zona rossa» (La Maddalena, Bono e San Teodoro, tutti in provincia di Sassari).

L'estate a La Maddalena e a San Teodoro  non è a rischio
Una decisione presa ora e subito anche per salvare l’estate come ha spiegato il sindaco di San Teodoro Rita Deretta: «Sono ottimista e credo che questo screening e questa chiusura ci permetta di anticipare. Nel senso che riusiamo ad aprire prima di queste due settimane». D’accordo anche l’assessore al turismo della Maddalena Gian Vincenzo Belli: «Siamo fiduciosi, c’è anche movimento sul mercato nautico. Dai dati dei vettori sembra anche che ci sia ancora forte l’interesse sul mercato sardo, che se potesse contare sulla propria virtù come una porta d’accesso controllata potrebbe ripartire anche prima di altre località». E la zona bianca aiuterà di certo in questo senso.

I dati che hanno portato il bianco
Ma, nonostante ciò, la Sardegna va in controtendenza rispetto al resto d’Italia. A decretare questo traguardo sono alcuni dati esaminati dalla cabina di regia del ministero. Per la terza settimana consecutiva, ad esempio, l’incidenza dei casi si è mantenuta al di sotto dei 50 ogni 100mila abitanti scendendo addirittura nell’ultimo monitoraggio a 29. L’indice Rt è inoltre il più basso d’Italia, 0,68 contro una media nazionale di 0,99 e molte regioni sopra quota 1. Anche la pressione sulla rete ospedaliera è in questo momento bassa; secondo gli indicatori di Agenas (l’agenzia dei servizi del ministero della salute) oggi, 26 febbraio, solo l’11% dei letti in terapia intensiva è occupato contro una media nazionale del 24 e una soglia di allarme del 30. Meno buono il dato dei vaccini: solo il 58,9% delle dosi consegnate risulta infatti somministrato, ben 11 punti percentuali rispetto al resto d’Italia.

Il tasso di positività in Italia è 5,85%
E se da una parte la notizia della Sardegna, insieme a quella dei passaporti vaccinali approvati dall’Ue e forse pronti per l’estate, ci fa sperare e di certo sognare, dall’altra preoccupa la situazione nel resto d’Italia.

Il bollettino di oggi, 27 febbraio, segna infatti 18.916 positivi per 323.047 test. Il tasso di positività è al 5,85%, in diminuzione rispetto al 6,3% di ieri. 2.216 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, con un aumento di 22 unità rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri in rianimazione sono stati 163. Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 18.372 persone, 80 in più di ieri. Gli attualmente positivi sono 411.966, con un incremento di 7.302.

Nell'arco di una settimana, dunque, i casi di infezione da virus SarsCoV2 in Italia sono aumentati del 29% e i ricoveri nelle unità di terapia intensiva sono saliti del 21%.

"Incrementi importanti" e che potrebbero essere la spia di una terza ondata come emerge dall'analisi dei dati degli ultimi sette giorni condotta dal fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook Coronavirus-Dati e analisi scientifiche. «Sono aumenti preoccupanti. Ci sono - osserva Sestili - tutti gli elementi per pensare che la ripresa dei contagi sia iniziata e che potrà andare avanti per settimane. La domanda è: fino a che punto aumenteranno? Di certo - conclude - qualunque provvedimento venga preso oggi non potrà avere effetti prima di 15 è 20 giorni».

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