Con la sua folla d’intenditori, assaggiatori, imbonitori, il Milano Whisky Festival se n’è andato anche quest’anno. Come da tradizione, anche quest’undicesima edizione che si è svolta all’Hotel Marriott di via Washington, ha avuto i suoi protagonisti assoluti: si tratta dei vincitori delle Gold Medals 2016, nelle cinque categorie previste. Per la No Age (età non dichiarata) il premio è andato a Aberlour A’bunadh; e poi per Daily (3 - 12 anni) a Glenfarclas 10; per Connoisseur (13 - 18 anni) a Springbank Local Barley 16; per Premium (19 - 25 anni) a Glenmorangie 25; per Limited (Single Cask di qualsiasi età) a House Malt 25.

Ma tutti gli altri distillati non sono stati a guardare, ovviamente, e si sono fatti corteggiare non solo agli stand, presso i 40 espositori, ma soprattutto nei bicchieri degli oltre 4mila visitatori che hanno affollato la due giorni, e stiamo parlando di circa 600 etichette di whisky diversi. Uno spazio “laterale”, diciamo così, lo hanno avuto anche i rum, se non altro perché il nome completo della fiera sarebbe “Milano Whisky Festival & Fine Rum”: si tratta di circa un centinaio etichette di qualità, con le migliori distillerie (soprattutto caraibiche) a contendersi l’attenzione degli appassionati, lieti di dividersi tra i due distillati più famosi e apprezzati del mondo.
E partiamo proprio dal laterale per esplorare questo mondo di sapori e di fragranze vellutate, e precisamente da una masterclass a base di Rum Nation, marchio che dal 1999 unisce la passione dei selezionatori italiani al calore dei prodotti caraibici e tropicali. Degni di nota, per la complessità e l’originalità del gusto, il Réunion 7 anni, proveniente dall’omonima isola nell’oceano Indiano, ad est del Madagascar.

«Il terreno è vulcanico, il clima è tropicale con pioggie violente», precisa Maurizio Andriani, brand ambassador di Rum Nation. «È l’ambiente ideale per una sana e rigogliosa canna da zucchero, che dà un distillato eccezionale, aromatico e perfino sapido: e già, perché invecchia vicinissimo al mare, che impregna di salmastro l’aria e i muri della distilleria. Ma le segnalo anche questo Caroni 18 anni, distillato a Trinidad, in un luogo di produzione divenuto leggendario dopo il 2003, anno di chiusura. Ciò vuol dire che le bottiglie che resteranno, esaurite quelle in circolazione, saranno oggetti da collezionare e scambiare come opere d’arte. Finché si può, continuiamo a goderci i suoi aromi balsamici e di pepe, il suo corpo avvolgente, speziato, impreziosito da tannini delicatissimi».
Poco adatti alla bevuta spensierata e gioviale, quest’ultimi due: e d’altronde negli ultimi anni è proprio il rum di gran classe che sta orientando i gusti dei consumatori, o della parte più consapevole di essi, incline a sperimentare distillati sempre più scolpiti, e di spiccata personalità. Naturalmente, anche i produttori di whisky sono attentissimi a capire come cambiano i gusti dei consumatori italiani. Me lo conferma Cristina Folgore, la whisky ambassador che trovo presso lo stand del Gruppo Bacardi poco prima dell’inizio della Masterclass “Laphroaig vs Bowmore.”

Cristina Folgore
«In Italia si parla spesso di crisi dei distillati - continua Cristina - ma io credo che il mercato del whisky abbia poco da temere, dati i secoli di storia alle spalle. Per rilassarsi un attimo, per meditare, il whisky sarà sempre il compagno ideale».
Cristina, ma non è un po’ troppo angusta questa “stanza della meditazione”? Col whisky non si può fare nient’altro che questo? In Italia non siamo abituati, ma in Scozia è normale bere whisky a pasto. Sono qualcosa di ordinario, per esempio, gli abbinamenti con ostriche e salmone che vede qui al festival. E la nuova tendenza, per il nostro paese, potrebbe essere quella di associare formaggi stagionati e carni alla griglia ai distillati. Ma, in attesa di capire meglio gli scenari futuri, questa sera godiamoci il Bowmore 12 anni single malt nella sua purezza! Assaggiarlo è come viaggiare, recandosi di persona nell’isoletta di Islay, dove d’inverno ti arriva il maestrale dall’Oceano e i collegamenti con la terraferma s’interrompono; è capire come può essere dura e gentile la gente dell’isola, quei tremila coraggiosi che rimangono sempre lì; è studiare una tecnica di produzione rudimentale, che non cambia dal 1779, anno di fondazione della distilleria. Tutta questa storia e questo fascino in un solo sorso di Bowmore 12 anni!
Tra sorsi e sorsetti di rum e di whisky abbiamo fatto ben più di un viaggio di andata e ritorno, qui al Milano Whisky Festival and Fine Rum. In realtà abbiamo celebrato, per un anno ancora, l’apertura del consumatore italiano a un modo di bere e di osservare la vita da una specie di “stanza della meditazione”. Che, possiamo starne certi, resterà con la porta aperta, per lasciar entrare nuove esperienze sensoriali. E nuove passioni.