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venerdì 05 dicembre 2025  | aggiornato alle 08:16 | 116137 articoli pubblicati

Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026

Campari avvia una profonda revisione strategica con la vendita di circa 30 marchi, pari al 9% del fatturato, per ridurre la leva finanziaria a 2,5 volte l’Ebitda e concentrare le risorse sui brand più redditizi come Aperol, Wild Turkey ed Espolòn. Stop temporaneo alle acquisizioni

10 novembre 2025 | 18:15
Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026
Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026

Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026

Campari avvia una profonda revisione strategica con la vendita di circa 30 marchi, pari al 9% del fatturato, per ridurre la leva finanziaria a 2,5 volte l’Ebitda e concentrare le risorse sui brand più redditizi come Aperol, Wild Turkey ed Espolòn. Stop temporaneo alle acquisizioni

10 novembre 2025 | 18:15
 

Campari Group si prepara a una fase di razionalizzazione profonda. Il nuovo amministratore delegato Simon Hunt, alla guida dal gennaio 2025, ha confermato l’intenzione di vendere circa 30 marchi ritenuti non strategici, pari a circa il 9 % del fatturato complessivo del gruppo. «Se non rendono, perché tenerli? Ci sono marchi di cui pensiamo di poterci disfare, trovando gli acquirenti giusti, anche se nell’attuale contesto non è facile», ha dichiarato Hunt in un’intervista a Il Sole 24 Ore. L’obiettivo è duplice: da un lato semplificare il portafoglio concentrando risorse e investimenti sui brand più redditizi; dall’altro, ridurre la leva finanziaria, passata da 3,6 volte a 2,9 volte l’Ebitda, con la prospettiva di scendere a 2,5 volte «il più velocemente possibile». Le recenti cessioni di Tannico e Cinzano rappresentano i primi passi di un percorso che proseguirà nel 2026, con ulteriori trattative già avviate.

Più disciplina e focus sul core business

Campari, con oltre 70 marchi costruiti in oltre vent’anni di acquisizioni, punta oggi a una gestione più disciplinata e selettiva. «Non abbiamo fretta e il motivo è che abbiamo così tante opportunità all’interno del portafoglio esistente», ha spiegato Hunt a Reuters, confermando la volontà di sospendere, nel breve periodo, nuove operazioni di M&A. Tra i marchi di punta figurano Aperol, motore della crescita globale del gruppo, il bourbon Wild Turkey e la tequila Espolòn. «Voglio ridurre il debito rapidamente. Poi valuteremo le operazioni di acquisizione, ma saremo selettivi», ha aggiunto il ceo.

Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026

Tra i marchi di punta del gruppo Campari figura sempre Aperol

La parola d’ordine è semplificare, per concentrare gli investimenti commerciali e di marketing nei mercati dove la domanda è più ricettiva e scalabile. Il piano industriale presentato agli investitori conferma la volontà di raggiungere, nel medio termine, una crescita dei ricavi a una cifra medio-alta, ma senza fissare scadenze rigide. «C’è ancora molta volatilità e non tutto è sotto il nostro controllo», ha precisato Hunt.

Courvoisier: un’integrazione ancora in corso

Acquisito nel 2023, il marchio di cognac Courvoisier rappresenta un tassello chiave per il posizionamento premium di Campari, ma anche una sfida. Secondo Hunt, servirà ancora tempo per un’integrazione completa: «C’è molto da lavorare, anche per capire dove vogliamo portare questo marchio. Ma se fra dieci anni ci chiederemo se è stato un buon acquisto, credo che la risposta sarà affermativa». L’operazione, una delle più rilevanti nella storia recente del gruppo, ha ampliato la presenza di Campari nel segmento del cognac e nel mercato statunitense, ma richiede ancora sinergie operative e commerciali da consolidare.

Crodino e la sfida del mercato no-alcol

Parallelamente alla razionalizzazione del portafoglio spirits, Campari guarda al futuro dei consumi low e no-alcol. L’azienda osserva con attenzione il successo del Crodino, leader nel mercato domestico e con forte potenziale di espansione internazionale. «Non escludiamo di poter portare sul mercato una soluzione interna», ha affermato Hunt, riferendosi a un possibile sviluppo di nuovi prodotti analcolici. La strategia risponde a un trend globale: i consumatori cercano esperienze di consumo diurne e conviviali, ma con minore contenuto alcolico. Per il gruppo, questo segmento rappresenta una leva di crescita futura e un completamento naturale dell’offerta di aperitivi, un comparto in cui Campari è già leader mondiale grazie ad Aperol.

Tannico e Cinzano i primi addii: Campari prepara altre cessioni nel 2026

Simone Hunt, ceo di Campari

I numeri dei primi nove mesi: crescita moderata e volatilità

Campari ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con ricavi netti pari a 2,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,5 % a livello organico e dello 0,2 % complessivo. L’inclusione di Courvoisier ha garantito un effetto perimetro positivo dell’1,1 %, mentre l’effetto cambio ha inciso negativamente per il 2,4 %.

«Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti, ma penso che ci sia ancora molta volatilità», ha commentato Hunt, sottolineando come cambi e dazi continuino a pesare sui margini. Il gruppo conferma tuttavia la propria solidità finanziaria e la capacità di adattarsi a un contesto di mercato complesso, caratterizzato da inflazione, costi in crescita e variazioni dei consumi a livello globale.

Il caso Lagfin sullo sfondo

A complicare il quadro rimane la vicenda giudiziaria che coinvolge Lagfin Sarl, la holding lussemburghese azionista di controllo di Campari. A ottobre 2025 le autorità italiane hanno disposto il sequestro preventivo di circa 1,3 miliardi di euro in azioni Campari, pari a circa il 16 % del capitale. Il gruppo ha chiarito di non essere parte dell’indagine e che la questione non influisce sulla strategia industriale in corso. Lagfin, dal canto suo, ha ribadito di aver sempre agito nel rispetto della legge e di voler difendere le proprie ragioni nelle sedi opportune. Su questo fronte, Hunt ha preferito non rilasciare dichiarazioni aggiuntive, limitandosi a «rimandare alle comunicazioni ufficiali già diffuse alla stampa».

Razionalizzare per crescere

Il piano delineato da Simon Hunt si inserisce in un percorso di trasformazione più ampio. Dopo un decennio di acquisizioni e crescita esterna, Campari sembra oggi orientata a una fase di consolidamento e ottimizzazione. L’obiettivo è chiaro: rafforzare i brand che trainano la redditività - come Aperol, Wild Turkey, Espolòn e Courvoisier - riducendo la dispersione di risorse in marchi minori o con scarsa trazione sui mercati internazionali. «Il nostro scopo è lavorare su meno marchi, semplificare ed essere più disciplinati», ha sintetizzato Hunt. Per il gruppo dell’aperitivo italiano, il rilancio passerà dunque da un equilibrio tra razionalizzazione e innovazione, con uno sguardo attento all’evoluzione dei gusti dei consumatori e alle nuove occasioni di consumo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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