Il panorama vinicolo globale nel 2025 mostra scenari contrastanti e dinamici. In Italia, gruppi come Oniwines, Pasqua Vini, Tommasi Family Estate e Agricola Gussalli Beretta rafforzano il loro portafoglio attraverso acquisizioni strategiche, ampliando la presenza territoriale e valorizzando aree vocate alla viticoltura (situazione analizzata nel dettaglio da Anna Di Martino su il Corriere). Progetti come Genevitis collegano cooperative e mercati internazionali, puntando a stabilità e visibilità globale. Parallelamente, la California registra un surplus storico di uva nelle contee di Napa e Sonoma, tra consumi interni in calo e difficoltà nell’export, con produttori costretti a ripensare strategie di prezzo e gestione dei vigneti.

Crescono le acquisizioni nel vino italiano
Oniwines amplia il portfolio con la cantina ERT1050
Oniwines ha annunciato l’ingresso della cantina ERT1050, situata a 1.050 metri di altitudine, nel proprio gruppo di aziende vinicole. Con questa acquisizione, il gruppo guidato da Federico Veronesi, 33 anni, economista e CEO, aggiunge la sesta cantina al proprio portafoglio, rafforzando la presenza in zone vocate alla viticoltura e valorizzando l’area del Trento Doc, considerata ancora non pienamente sfruttata. La posizione ad alta quota è stata scelta anche in funzione dei cambiamenti climatici, ritenuti determinanti per la produzione di bollicine di qualità.

ERT1050 si integra con un gruppo già articolato che comprende anche La Giuva
ERT1050 si integra con un gruppo già articolato che include Tenimenti Leone nel Lazio, La Giuva in Veneto, Podere Guardia Grande in Sardegna e le acquisizioni più recenti di Villa Bucci nelle Marche e Pico Maccario in Piemonte. La capogruppo possiede inoltre Signorvino, catena di enoteche con cucina, che funge da canale diretto per la distribuzione dei vini delle cantine del gruppo. Attualmente il giro d’affari di Oniwines si avvicina ai 6,5 milioni di euro, sostenuto principalmente da Villa Bucci e Pico Maccario, ma il gruppo prevede ulteriori sviluppi e mira a consolidarsi come punto di riferimento nel settore vinicolo italiano.
Il mercato vinicolo nel 2025
Il 2025 si conferma un anno complesso per il settore vinicolo italiano, influenzato da conflitti geopolitici, dazi statunitensi, svalutazione del dollaro, cambiamenti nei consumi e impatti climatici. Il settore evidenzia l’importanza di aziende con governance solida, progetti strutturati e portafogli diversificati. Pasqua Vini, storica cantina veronese con un fatturato di 63,4 milioni, conferma la solidità del passaggio generazionale: i tre fratelli Riccardo, Alessandro e Andrea, affiancano il padre Umberto nei ruoli chiave dell’azienda. Guidata dall’amministratore delegato Riccardo Pasqua, l’azienda ha recentemente acquisito il 75% di Serraglia a Pantelleria, proprietà dell’attrice francese Carole Bouquet, e contestualmente è diventata distributore internazionale esclusivo del produttore americano Charles Smith, di cui detiene anche una quota del 20% nel brand Real Wine. Tommasi Family Estate, con un fatturato di 32 milioni e otto cantine in sei regioni, ha rilevato due aziende in Puglia: la Tenuta Eméra in provincia di Taranto e la Cantina Moros nel Salento. Queste acquisizioni rafforzano la presenza del gruppo nella regione, dove già operava con Masseria Surani, portando il patrimonio viticolo complessivo oltre gli 800 ettari.
Anche Agricola Gussalli Beretta, ramo agricolo della storica famiglia bresciana, ha ampliato il proprio portafoglio acquisendo il 40% della Agricola Leonardo Specogna nei Colli orientali del Friuli, dopo l’acquisto della Fabio Motta a Bolgheri. Il gruppo ora comprende sette cantine, tra cui Lo Sparviere in Franciacorta e Castello di Radda nel Chianti Classico. Tenuta Ulisse, controllata dal fondo White Bridge Investments II e guidata da Luigi Ulisse, ha acquisito in un anno la cantina campana Montevetrano e la piccola realtà abruzzese Cirelli Cantina Biologica, creando le basi per una piattaforma di aziende del Mezzogiorno. In Puglia, Cantine PaoloLeo ha rilevato la storica Candido nel Salento, mentre la famiglia Liantonio ha ricomprato il controllo della cantina Torrevento nell’Alta Murgia. Oltre alle acquisizioni concluse, molte operazioni sono in corso o in fase di valutazione. In Friuli ci sono manifestazioni di interesse per le cantine Schiopetto e Volpe Pasini, nelle Marche per le aziende Garofoli e Chiacchiarini-Sartarelli, mentre in Toscana e Piemonte numerose cantine familiari che producono vini di richiamo come Barolo, Chianti Classico e Brunello di Montalcino ricevono offerte da grandi gruppi.

Ogni vino del progetto Genevitis è espressione autentica del terroir da cui proviene
Mack & Schuhle Italia, attiva nella grande distribuzione e braccio italiano del gruppo tedesco da 550 milioni di fatturato, ha acquisito il 75% della Vinicola Antonio Divella in Puglia e avviato il progetto Genevitis, un accordo strategico con 15 cooperative regionali che rappresentano circa 5.000 agricoltori e 30.000 ettari di vigneto, con oltre 3 milioni di ettolitri di vino complessivi. Il progetto Genevitis mira a creare un collegamento stabile tra cantine sociali e mercati internazionali, assicurando acquisto garantito delle uve e distribuzione dei vini all’estero. Oltre alla distribuzione internazionale, il progetto prevede iniziative di co-branding regionale, con vini dedicati a ciascuna cooperativa: ad esempio Chiore per Tollo, Terre di Guardia per La Guardiense, Mitreo per Gotto d’Oro e Radicanto per Due Palme. L’obiettivo è rafforzare il posizionamento commerciale e la visibilità dei brand regionali nei mercati esteri.
Napa e Sonoma: la produzione vinicola americana tra surplus e cambiamenti di consumo
In questo contesto, la produzione vinicola in California, in particolare nelle contee di Napa e Sonoma, sta affrontando un surplus storico di uva, tra raccolti abbondanti e magazzini pieni di invenduto. Circa il 30% dell’uva raccolta quest’anno rischia di rimanere invenduta, secondo la Sonoma County Winegrowers.Per far fronte all’eccesso di produzione, alcune aziende, come Jackson Family Wines, stanno riducendo gli acquisti da fornitori esterni, valutando l’estirpazione e il reimpianto di vigneti, e abbassando i prezzi di alcune etichette per attrarre i consumatori: «Superare i 19,99 dollari rende più difficile l’acquisto», spiega Shilah Salmon, vicepresidente del marketing.

Surplus e sfide per il vino californiano
Molti viticoltori hanno convertito terreni precedentemente destinati a ortaggi e frutta in vigneti negli ultimi decenni. Alcuni, come John Balletto, prevedono cali significativi delle vendite e destinano parte dell’uva in eccesso a vino sfuso venduto tramite retailer privati. Altri stanno tornando alla coltivazione di mele per succhi e aceto biologico. Il calo dei consumi interni, soprattutto tra i giovani, si somma a difficoltà nell’export. I dazi hanno ridotto drasticamente le esportazioni verso il Canada, un tempo mercato chiave, e grandi acquirenti come Constellation Brands hanno ridotto l’acquisto di uva.