Scrittori, poeti e artisti di ogni epoca si sono interrogati sulla selvaggia potenza dell’Etna, per i siciliani “a muntagna”. Una cima affascinante, violenta e incontrollabile, ritratta ben prima del Grand Tour nei taccuini dei viaggiatori e in numerose opere pittoriche, molte delle quali realizzate da una delle visuali più suggestive: il Teatro greco di Taormina. Un'espressione della natura primordiale e ineluttabile che, nel 1787, conquista anche Goethe, il quale, percorrendo i sentieri dell’Etna a dorso di mulo, scrive:
“…la mattina per tempo ci siam messi in cammino e rivolgendoci sempre a guardare indietro…abbiam raggiunto la zona delle lave non ancora domate dal tempo…le masse di lava in primo piano, le vette gemelle dei Monti Rossi a sinistra e di rimpetto a noi la selva di Nicolosi, sopra la quale si ergeva il cono dell’Etna ricoperto di neve e leggermente fumante”
L'Etna: un vulcano vivo e in continua trasformazione
Il più grande vulcano attivo d’Europa, inserito dal 2013 nella World Heritage List dell’Unesco, si presenta come un enorme cono di 45 km di diametro, che si eleva fino a 3330 metri e possiede quattro crateri in perenne attività. Questi emettono gas, vapore, cenere e, talvolta, brandelli di magma. Il più grande dei crateri raggiunge un diametro di 500 metri, ma cento anni fa la geomorfologia del vulcano era diversa: esisteva un solo cratere e l’Etna era più basso di 35 metri.

L'Etna: un vulcano vivo e in continua trasformazione
Una montagna viva, in perenne mutamento, che rappresenta anche un coacervo di biodiversità, tutelato dal 1987 con la costituzione del Parco dell’Etna. Un’area di 59.000 ettari di terreno fertile e rigoglioso, dove la vita è scandita dalla pastorizia e da un’agricoltura locale diffusa e rinomata, caratterizzata dalla produzione di pistacchi, nocciole e da una viticoltura eroica di altissimo livello.
Nerello Mascalese: il vitigno simbolo dell'Etna
Tra le coltivazioni più importanti spicca il Nerello Mascalese, un vitigno che rappresenta un riferimento per l’intera area etnea e che domina la parte nord-orientale della Sicilia da oltre un secolo e mezzo. Le sue origini restano incerte, ma la tradizione orale suggerisce che sia frutto di una selezione compiuta, secoli fa, dagli agricoltori mascalesi.

Nerello Mascalese: il vitigno simbolo dell'Etna
Non va dimenticato che la provincia di Catania è la più antica della regione dal punto di vista agricolo. Le sue tradizioni contadine risalgono fino al Neolitico ed è stata la prima area della parte orientale della Sicilia colonizzata dai Greci, nel 729 a.C.. A loro si deve l’introduzione della viticoltura e della produzione di vino.
Nel XVI secolo, la Contea di Mascali esportava con successo i suoi vini fino a Malta, mentre alla fine dell’Ottocento la provincia di Catania contava 90.000 ettari di vigneti, risultando la più vitata dell’intera Sicilia. Ancora oggi, sui terrazzamenti di pietra lavica, a oltre mille metri di altitudine, si trovano vecchie viti ad alberello di Nerello Mascalese, spesso a piede franco, testimonianza di una pratica molto diffusa.
Nerello Mascalese: un vitigno versatile e dalle mille sfumature
Il Nerello Mascalese è diffuso in tutta la regione e non è legato a un’area specifica. Viene vinificato in purezza, ma contribuisce anche, in diverse percentuali, a numerose denominazioni siciliane come Etna Rosso, Alcamo, Faro, Marsala e, fuori dalla Sicilia, è presente anche in Calabria.
Degustazione: un viaggio nei sapori della Sicilia antica
Degustare il Nerello Mascalese è come immergersi nella Sicilia degli antichi, crocevia di popoli ed etnie. Un'esperienza quasi antropologica. Il grappolo si presenta ampio, alato e con una forma a piramide allungata, con acini di dimensioni medie, di un caratteristico blu tenue e con buccia pruinosa. Il vino ottenuto ha un colore rosso intenso, profuma di piccoli frutti rossi, viole e spezie, e offre un sapore caldo, asciutto e pieno.
Tanti gli assaggi, ma solo tre Nerello Mascalese hanno colpito particolarmente. Due provengono dall’area etnea, mentre uno nasce nel palermitano, all’altro capo dell’isola. Il livello qualitativo è elevato e sarà interessante scoprire gli abbinamenti gastronomici ideali.
Nerello Mascalese Nzemmula 2018 - Bruno Ferrara Sardo
Il Nerello Mascalese “Nzemmula”, che in dialetto significa insieme, è il piccolo capolavoro di Bruno Ferrara Sardo, l’unico vino prodotto nella sua cantina. Una produzione limitata e di pregio, che racchiude in sé i valori di una famiglia, il passaggio delle esperienze, il rispetto del territorio e dell’ambiente, con un approccio orientato al bene comune. Un vino fatto a mano, frutto dell’esperienza del vignaiolo, ispirato al lavoro del nonno, in un contesto in cui la vite è sempre stata accudita attraverso pratiche antiche. Un tempo, tutta la famiglia era coinvolta nella cura delle vigne, con l’obiettivo di ottenere il miglior vino possibile.
Le vigne, con un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, si trovano sui rilievi della contrada Allegracore (Randazzo), sul versante nord dell’Etna, a 700 metri sul livello del mare. Si estendono su poco meno di due ettari, in una zona particolarmente vocata per i grandi rossi, caratterizzata da terreni vulcanici con substrato lavico a profondità variabile.

Nerello Mascalese Nzemmula 2018 di Bruno Ferrara Sardo in abbinamento al Polpo Scottato con variazione di melanzane, n'duja, mozzarella, basilico
La difesa della pianta avviene attraverso piccole quantità di rame e zolfo, con inerbimento spontaneo, basse rese e vendemmie tardive, senza forzature. La vinificazione è poco impattante, con travasi e fermentazioni spontanee basate su lieviti indigeni, senza filtrazioni né chiarifiche. Il vino affina per 12 mesi in acciaio.
Una piccola realtà produttiva, nata nei primi anni '90, immersa nel Parco dell’Etna, questa piccola realtà ha un’unica etichetta, nella quale si concentrano rigore, determinazione e amore per il territorio. Il risultato è un vino immediato, netto e potente, capace però di rivelare più registri interpretativi e un notevole indice di piacevolezza.
Il naso è inebriante e profondo, con sentori di ribes nero, mirtillo, ciliegia moretta, timo, macis e pepe nero. La bocca è morbida, avvolgente e fresca, con una struttura limpida, intensa e di carattere, arricchita da note vegetali e minerali.
Un vino che combina frutto, concentrazione, corpo delicato e un ottimo tannino, senza rinunciare a acidità, sostanza, forza e lunghezza, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto ad accompagnare pietanze grasse.
- Varietà: Nerello Mascalese 97% - Cappuccio 3%
- Forma di allevamento: Guyot
- Prezzo medio: dai 37 ai 44 €
Abbinamento consigliato
Polpo Scottato con variazione di melanzane, n'duja, mozzarella, basilico dello chef Gianpaolo Esposito del ristorante Marina Grande di Amalfi (Sa): un piatto che celebra i sapori intensi del Mediterraneo, unendo mare e terra in un equilibrio perfetto di gusto e consistenze.
Contrada Allegracore 95036 Randazzo (Ct)
Nerello Mascalese Terre Siciliane Igt 2020 - Alberelli di Giodo
La vocazione per il vino di Carlo Ferrini, titolare di Alberelli di Giodo ed enologo tra i più noti d’Italia, nasce durante gli studi universitari. Inizialmente appassionato di formaggi, sceglie di scrivere la tesi non sul latte di Bruna Alpina, come aveva pensato, ma sul vino, che diventerà poi la sua professione. Dopo aver collaborato con alcuni dei più importanti nomi del settore, decide di mettersi in proprio: nel 2002 apre la cantina Giodo a Montalcino, e successivamente fonda Alberelli di Giodo sull’Etna.
Accanto a lui c’è la figlia Bianca, ex pallanuotista, con studi in agraria e marketing tra Italia e Stati Uniti, che condivide con passione la gestione dell’azienda. Alberelli di Giodo è una piccola ma preziosa realtà viticola, con due ettari di terreno vulcanico situati tra i 700 e i 950 metri, intercalati da oliveti e frutteti. Qui si producono il Carricante e il Nerello Mascalese, la cui prima annata risale al 2016.

Nerello Mascalese Terre Siciliane Igt 2020 di Alberelli di Giodo in abbinamento ai Cappellacci alle ortiche con burro all'aglio, brodo al tarassaco e nocciole
Il lavoro nelle caratteristiche vigne ad alberello è meticoloso, così come la vinificazione: la fermentazione alcolica dura una settimana in tini d’acciaio, seguita da 20 giorni a contatto con le bucce. L’affinamento prosegue per circa 18 mesi in tonneaux, con un successivo passaggio in cemento e 12 mesi in bottiglia. Solo settemila bottiglie per questo Nerello Mascalese in purezza dell’area etnea, firmato Ferrini, con viti pre-fillossera tra gli 80 e i 100 anni, distribuite su otto piccoli poderi nelle Contrade Rampante e Pietrarizzo.
Il nome Giodo è un acronimo delle iniziali di Giovanna e Donatello, i genitori di Carlo Ferrini. Questo grande Nerello, ricco di struttura e frutto, racconta i suoli primordiali etnei come pochi altri.
Il naso è intrigante e importante, con sentori di zafferano, pesca matura, piccoli frutti rossi e una piacevole nota speziata. In bocca è elegante, caldo, sontuoso e minerale, con note di fiori, miele, frutta matura e lampone. Corpo e sostanza si bilanciano perfettamente con l’ottimo rapporto tra acidità e tannino, creando una straordinaria armonia tra naso e bocca. Tra i Nerello Mascalese che ho assaggiato, è uno dei più appaganti.
- Varietà: 100% Nerello Mascalese
- Forma di allevamento: Alberello
- Prezzo medio: dai 54 agli 88 €
Abbinamento consigliato
Cappellacci alle ortiche con burro all'aglio, brodo al tarassaco e nocciole della chef Ambra Marca della Nazionale Italiana Cuochi: un primo piatto a base di pasta fresca con una forte componente vegetale, che offre un contrasto interessante con il Nerello Mascalese.
Santangelo in Colle 53024 Montalcino (Si)
Nerello Mascalese Terre Siciliane Igp Bio - Francesco Guccione
Il Duomo di Monreale (Palermo), con i suoi mosaici costituiti da oltre 100 milioni di piccole mattonelle in vetro, realizzati da maestranze bizantine e venete, rappresenta la più grande decorazione di questo genere in Italia e la seconda al mondo. Una meta imperdibile per chi visita la zona, insieme all’affascinante storia arabo-normanna e alla tradizione del vino, profondamente radicata in questo territorio. Tra i produttori più virtuosi spicca Francesco Guccione, il cui lavoro è espressione di una viticoltura rispettosa e di alta qualità.
Le radici familiari della famiglia Guccione affondano in un lungo rapporto con il vino e il territorio, consolidato nei secoli. Quando Francesco Guccione entra in azienda, imprime un deciso cambio di passo, portando avanti una filosofia agricola biologica e biodinamica. L’azienda si trova in Contrada Cerasa, tra San Cipirello e Piana degli Albanesi, a 500 metri di altitudine, e si estende su 13 ettari tra pascoli, seminativi e vigne. Di questi, sei ettari di terreni argillosi e limosi sono destinati alla produzione enologica, con quattro varietà principali: Catarratto, Trebbiano, Perricone e Nerello Mascalese.

Nerello Mascalese Terre Siciliane Igp Bio di Francesco Guccione in abbinamento ai Ravioli allo stracotto di maialino nero dei Nebrodi
L’approccio in vigna e in cantina segue una filosofia non interventista, basata sul sovescio con erbe spontanee e leguminose e sulla aridocoltura. In fase di vinificazione, si evitano lieviti esogeni, si utilizza la fermentazione malolattica spontanea, e si prediligono pochi travasi, nessuna filtrazione e solfiti dosati con cautela. Per la chiusura delle bottiglie si scelgono tappi di sughero provenienti da sughereti locali.
Il naso è elegante e complesso, con sentori di grafite, fiori bianchi, erba appena tagliata e mora. La bocca è avvolgente e piacevolmente tannica, con note affumicate di caffè, fave di cacao, frutta sotto spirito e spezie, che prevalgono sulla frutta. Il sorso si distingue per il grande equilibrio, con sensazioni iodate impercettibili, tanta eleganza, sapidità, mineralità e una bella persistenza.
- Varietà: 100% Nerello Mascalese
- Forma di allevamento: Guyot
- Prezzo medio: dai 25 ai 32 €
Abbinamento consigliato
Ravioli allo stracotto di maialino nero dei Nebrodi dello chef Gianfilippo Gatto di a'Cuncuma Restaurant di Palermo: si abbinano perfettamente con un Nerello Mascalese per il suo equilibrio tra tannini morbidi e acidità. Il vino, con le sue note fruttate e minerali, complementa la succulenza della carne.
Corso Trieste, 46 90040 San Cipriello (Pa)