Il Mayolet è un vitigno autoctono a bacca nera coltivato fin dalla fine del ‘700 in Valle d’Aosta. I primi riferimenti storici risalgono a inizio ‘800 con indicazioni più precise a partire dal 1850. All’inizio del 1900 era già piuttosto diffuso, coprendo il 20% circa della superficie vitata, ma subisce un declino progressivo verso gli anni ’80 fino ai primi anni 2000 quando è sul punto di estinguersi.

Foto: www.coenfer.com
Considerata tradizionalmente l’uva dei signori, in virtù della finezza e della contenuta tannicità dei vini da essa ottenuti, trova le condizioni favorevoli di crescita a quote superiori ai 700 m. È una varietà assai sensibile alla Botrytis cinerea ed è molto appetita dagli uccelli. Occupa un areale di coltivazione piuttosto ampio, che si estende da Saint-Vincent ad Avise, sulla destra e sulla sinistra della Dora Baltea. È il più precoce degli autoctoni valdostani, si adatta bene anche ad altitudini che sono il limite per altri vitigni a bacca rossa.
Le sue uve concorrono alla produzione di alcuni vini rossi della Doc Valle d’Aosta. Oggi è vinificato in purezza da pochi vignaioli della valle. È un vino di eleganza e non di potenza che accompagna piatti molto semplici e non eccessivamente elaborati quali carni bianche, formaggi più o meno maturi e salumi caratteristici della zona valdostana. Dal 2016, col vitigno autoctono Mayolet coltivato in regime biologico nell’anfiteatro de L’Enfer di Arvier viene prodotto il Triskell (spumante brut metodo Classico) che riposa con i lieviti in bottiglia per un periodo che varia da 36 a 48 mesi, prima della sboccatura e della commercializzazione.
