«Parlare di Dolcetto oggi è un azzardo. Un vitigno bistrattato, pur essendo il secondo a bacca rossa coltivato in Piemonte. Ci si sta “dedolcettizzando”. Se si continua a espiantare c’è il rischio di perderlo e di far svanire biodiversità e piemontesità. Si coltiva infatti solo in Piemonte». Questo l’allarme lanciato il 25 marzo da Filippo Mobrici, presidente del Consorzio della Barbera, Vini d’Asti e del Monferrato inaugurando un incontro web, con degustazione sulla Doc che esprime tutta la storicità del Monferrato.
Degustazione online con tre versioni di Dolcetto: annate 2020, 2019, 2018Il Dolcetto d’Asti,
Doc dal 1974, rientra fra le
13 denominazioni tutelate dal Consorzio (
4 Docg - Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri e
9 Doc - Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte). Con
oltre 66 milioni di bottiglie e più di
11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il
Consorzio rappresenta il
cuore unitario del Monferrato del vino.
Declinabile in differenti versioni, il vitigno trova la massima definizione nella
Doc Dolcetto d’Asti, coltivabile in 24 comuni della Provincia di Asti.
La degustazione, guidata dal
sommelier Andrea Dani, consigliere Ais Piemonte, ha visto sfilare
Monferrato Dolcetto Doc 2020 (esuberante, giovanile, snello),
Piemonte Dolcetto Doc 2109 (delicato, rotondo con finale amaricante) e
Dolcetto d’Asti Doc 2018 (pieno e garbato).
Immediatezza, bevibilità, territorialitàVini non pensati per durare nel tempo, ma dotati una
buona capacità di evoluzione. Interpretano con stile il
ritorno alla bevibilità e territorialità. Vini che sanno esprimere il
concetto di immediatezza e attraversano i menu abbinati a pasta fresca, zuppe, formaggi giovani e di media stagionatura, carni non troppo complesse.
Portate di media struttura, un po’ come loro, che si esprimono a tavola senza invadenza e hanno il diritto di
meritare più considerazione. Per questo la Regione Piemonte ha dedicato un’attenzione particolare a questo vitigno istituendo l’
Anno del Dolcetto.
Al 31 dicembre 2020, la
produzione, per tutte le versioni, ha superato quota
4 milioni di bottiglie. Con
oltre 21 milioni bottiglie e una quota export attorno al 50%, la
Barbera d’Asti Docg rappresenta un
traino decisivo per l’intero sistema del Monferrato del vino. Incremento del 2,1% per la
Barbera d’Asti Superiore, a conferma di una tipologia più complessa e strutturata che riscuote crescenti apprezzamenti soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa. Nonostante la pandemia,
il vino è uscito dalle cantine.
Per informazioni:
www.viniastimonferrato.it