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Continua la battaglia contro gli Ogm Associazioni friulane per la biodiversità

Le associazioni del Friuli Venezia Giulia sollecitano la Regione alla tutela della biodiversità e dell'agroalimentare biologico. Ultimo episodio: anomalie nel pubblico registro delle notifiche di semina di mais Mon810

 
27 agosto 2013 | 16:57

Continua la battaglia contro gli Ogm Associazioni friulane per la biodiversità

Le associazioni del Friuli Venezia Giulia sollecitano la Regione alla tutela della biodiversità e dell'agroalimentare biologico. Ultimo episodio: anomalie nel pubblico registro delle notifiche di semina di mais Mon810

27 agosto 2013 | 16:57
 

«È tempo che la regione agisca e non si nasconda dietro una norma ambigua». Lo affermano in una nota Aiab-Fvg, Aprobio, Isde, Legambiente e Wwf che in materia di Ogm sollecitano un intervento «a tutela della biodiversità regionale e dei prodotti agroalimentari biologici e tradizionali». «Gli animi di cittadini e agricoltori - si precisa - sono esasperati per il non fare delle istituzioni. Ultimo episodio alcune anomalie nella tenuta del pubblico registro delle notifiche di semina di mais Mon810».

A tale proposito, l'eurodeputato Andrea Zanoni ha scritto alla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, per chiedere di adottare un provvedimento affinché le coltivazioni di mais Ogm Mon 810 presenti in Friuli Venezia Giulia vengano immediatamente distrutte.



La normativa che riguarda gli Ogm, spiega Emilio Gottardo di Legambiente, «prevede che l'albo sia pubblico e abbia la massima divulgazione in modo da permettere agli agricoltori di semina di tentare di minimizzare le contaminazioni». Invece, precisa Roberto Pizzutti di Wwf, «Solo ora, dopo aver fatto richiesta di accesso al registro pubblico, siamo venuti a conoscenza di semine Ogm effettuate già ad aprile (oltre a quelle più note di giugno), verso le quali ormai non si può mettere in pratica nessuna misura di tutela. A ciò si aggiunge il fatto che ora si stanno iniziando le raccolte di tutti i produttori della zona di Vivaro e di Mereto di Tomba che vogliono qualificare le proprie produzioni come non-Ogm».

I raccolti sono in pericolo «perché i centri di raccolta non vogliono correre rischi. Chi si farà carico - si chiede Sergio Pascolo di Aprobio - di questi costi di analisi, separazione partite e perdita di valore commerciale? Qui le autorità debbono rendersi garanti di tutti i produttori e far coprire i costi dell'operazione a chi ne ha comportato le cause».

Il quadro legale è stato chiarito, almeno in parte dal decreto interministeriale pubblicato il 10 agosto «un decreto tardivo e scritto anche male - commenta Cristina Micheloni di Aiab-Fvg - che tuttavia può permettere un intervento sui campi seminati, visto che vieta la coltivazione del Mon810 e non solamente la semina». Le associazioni sollecitano quindi la regione affinché non si lasci imbrigliare dai lacciuoli giuridici paventati dai pro-Ogm, né sia impaurita dalla loro aggressività, ma «faccia tutto ciò che serve, ed in tempi utili, affinchè la regione rimanga davvero libera da Ogm in un’Europa, sempre più convinta che il modello di agricoltura capace di dare ciò che i cittadini chiedono non è quello che si semina con il Mon 810».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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