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Vietato lavorare: 1° maggio amaro per molti ristoranti e bar

Sono 500mila i lavoratori di bar, ristoranti, catering, banqueting e discoteche che oggi non entreranno in servizio nei rispettivi locali. Nelle zone gialle il 46% dei locali è sprovvisto di spazi all’aperto

 
01 maggio 2021 | 14:21

Vietato lavorare: 1° maggio amaro per molti ristoranti e bar

Sono 500mila i lavoratori di bar, ristoranti, catering, banqueting e discoteche che oggi non entreranno in servizio nei rispettivi locali. Nelle zone gialle il 46% dei locali è sprovvisto di spazi all’aperto

01 maggio 2021 | 14:21
 

Tra pandemia, coprifuoco, divieti assurdi, come quello dei consumi vietati al bancone, ristoranti aperti (in zona gialla) solo all’aperto, ma con pioggia non poteva che essere un 1° maggio triste e amaro per i ristoranti e i bar. Anzi, per il secondo anno consecutivo, il mondo del lavoro che fa capo ai pubblici esercizi non festeggerà il Primo maggio. Sono, infatti, 500mila i lavoratori di bar, ristoranti, catering, banqueting e discoteche che nella giornata di oggi non entreranno in servizio nei rispettivi locali. E non certo perché renderanno omaggio alla Festa internazionale dei Lavoratori, ma semplicemente perché un posto di lavoro non lo hanno più. O comunque non sono autorizzati a occuparlo. Insomma, è vietato lavorare! Stiamo parlando di più di metà della forza lavoro impiegata all’interno dei pubblici esercizi prima della pandemia da Covid 19.

1° maggio amaro per 500mila dipendenti dei pubblici esercizi

1° maggio amaro per 500mila dipendenti dei pubblici esercizi

Sono 243mila posti di lavoro perduti nel corso del 2020


Ai 243mila posti di lavoro perduti nel corso del 2020 a causa dei lockdown e delle misure di contenimento della pandemia, infatti, bisogna aggiungere almeno 16mila lavoratori delle imprese della Sardegna che per tutto il fine settimana sarà ancora in zona rossa e 60mila impiegati nei pubblici esercizi delle regioni arancioni. Per tutti questi le misure restrittive costringeranno le imprese a rinunciare alla loro prestazione professionale.

Nelle zone gialle il 46% dei locali non ha spazi all’aperto


Va meglio, ma non troppo, nelle regioni gialle. Il 46% dei locali, infatti, è sprovvisto di spazi all’aperto e dunque almeno 190 mila lavoratori degli oltre 500 mila non verranno chiamati in servizio.

Occorre l’intervento delle grandi sigle sindacali


«Siamo davanti a uno scenario desolante – commenta Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi - Il nostro settore ha perso per strada professionalità importantissime e, cosa ancor più drammatica, ha smesso di investire sul futuro. Il 26% circa dei posti di lavoro perduti lo scorso anno, infatti, è composto da ragazzi tra i 20 e i 30 anni, mentre addirittura il 35,5% si riferisce a giovani under 20. Sarebbe auspicabile se le grandi sigle sindacali aprissero con noi, da subito, una grande vertenza per l’occupazione che passi per l’immediata riapertura delle attività dopo sei lunghi mesi di misure restrittive».

«Esiste un tempo per resistere – conclude Cursano –, e qualcuno di noi ha resistito 14 mesi, ma esiste anche un tempo per ripartire. Che non si possa vivere di soli ristori, per loro natura insufficienti, è ormai evidente a tutti. Bisogna smettere di cercare scorciatoie e rimettere in moto quella rete di legalità e professionalità rappresentata dai Pubblici esercizi. L’unico vero antidoto alle feste sregolate e agli assembramenti incontrollati che causano i contagi»

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