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Più sicuri al ristorante che sui treni regionali

Distanziamento sull'Alta velocità, ma sui regionali si può stare ammassati. Un'incoerenza figlia di una classe governativa impegnata a polemizzare e incapace di gestire l'emergenza. Tutto questo mentre nei ristoranti bisogna continuare a rispettare norme rigidissime e spesso paradossali.

di Alberto Lupini
direttore
 
03 agosto 2020 | 14:30

Più sicuri al ristorante che sui treni regionali

Distanziamento sull'Alta velocità, ma sui regionali si può stare ammassati. Un'incoerenza figlia di una classe governativa impegnata a polemizzare e incapace di gestire l'emergenza. Tutto questo mentre nei ristoranti bisogna continuare a rispettare norme rigidissime e spesso paradossali.

di Alberto Lupini
direttore
03 agosto 2020 | 14:30
 

Il treno è il nuovo tema di scontro fra Governo e opposizione. Se si tratta di percorsi nazionali (a partire dall’Alta velocità) resta l’obbligo del distanziamento sui vagoni e dei posti dimezzati. Se invece si viaggia sui “regionali” nel nord Italia, tutti i posti possono essere occupati e si può viaggiare pure in piedi. E poco importa se da un punto di vista “tecnico” sulle frecce rosse si potrebbe stare più sicuri (sempre con le mascherine) visto che i posti sono meno stretti e, soprattutto, c’è un ricambio d’aria che i pendolari lombardi o liguri se lo possono sognare. Ma tantè, da una parte ci sono Conte e la gran parte degli scienziati che sostengono che lo stato di emergenza deve proseguire per evitare il ritorno autunnale della pandemia, e dall’altro le Regioni che si rifanno a Salvini e i tanti, troppi, negazionisti sullo stile di Bolsonaro e Trump. E in mezzo ci stanno però gli italiani che di questo caos (in gran parte innescato dal Governo che ha fatto una precipitosa retromarcia proprio sui posti dei treni) pagano ovviamente le conseguenze, senza che se ne capiscano fino in fondo le ragioni.

Pochi controlli sui treni regionali - Più sicuri al ristorante che sui treni regionali
Pochi controlli sui treni regionali

Eppure la spiegazione è ancora una volta una sola: la classe politica (tutta) si sta dimostrando assolutamente inadeguata per affrontare un’emergenza che richiederebbe unità e condivisione delle scelte. Ogni occasione è buona per polemizzare: dall’uso delle mascherine ai programmi di riapertura delle scuole. E ora ci aggiungiamo i treni.



Il confronto muscolare fra i politici o le istituzioni non riguarda però il futuro di noi italiani, ma solo il destino di qualche partito o qualche leader più o meno populista. Gli esempi clamorosi erano stati nei giorni scorsi le sparate del Governatore-comico di Napoli contro i lombardi o le pretese del leader leghista di esibirsi per scelta senza mascherina, anche in una sede istituzionale come il Senato (con tanto di code polemiche e le successive scuse agli italiani di Andrea Bocelli).

La contraddizione dei treni mette peraltro a nudo l’incoerenza di un Paese dove, per assurdo, gli unici luoghi dove si mantiene il massimo del rigore sono oggi i ristoranti e alcuni negozi. Nelle località balnerari le mascherine sembrano diventate ad esempio un optional e la movida notturna è tornata ai fasti pre covid-19. E ai tecnici che si occupano della follia dei nuovi banchi per le scuole da riaprire sembra non interessare per nulla che molti di quegli studenti si trovano oggi a contatto coi coetanei senza alcuna protezione. Ma tantè, pur di spargere demagogia a piene mani in Italia nessuno si sottrae. Nemmeno i virtuosi altoatesini che dopo avere fatto sostituire ai camerieri le mascherine con dei semplici fazzoletti (!) ora in alcune Spa non rilevano nemmeno più la temperatura col termoscanner, anche se è obbligatorio farlo. E che dire delle normative regionali che allargano le già ampie maglie di attività degli agriturismi (per posti a tavola e letti), mentre per hotel e ristoranti restano le norme vincolanti (giustamente), con in più la beffa delle Regioni nordiste che permettono di riempiere fino all’ultimo posto i treni dei pendolari, ma continuano a mantenere in smartworking i loro dipendenti (che così mettono ancor più in ginocchio bar e ristoranti che sono senza clienti). Se poi aggiungiamo che gli scansafatiche regionali siciliani (definizione del loro Governatore) lamentano lo stress per (non) aver lavorato da casa, ma non intendono rientrare in ufficio… forse è il caso di rimettere ordine (a livello nazionale) ad un sistema Paese che così non potrà affrontare i pericoli della crisi prevista per questo autunno.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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