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Ristorazione e turismo, la guerra della Fipe alla Brambilla

di Alberto Lupini
direttore
 
09 maggio 2011 | 10:15

Ristorazione e turismo, la guerra della Fipe alla Brambilla

di Alberto Lupini
direttore
09 maggio 2011 | 10:15
 

Chissà se Letizia Moratti pensa davvero che la sua rielezione a sindaco di Milano potrebbe essere a rischio per lo sgarbo del ministro Michela Vittoria Brambilla nei confronti dei ristoratori italiani? Eppure questa è una delle possibilità a cui si potrebbe arrivare se l'irritazione della Fipe dopo il varo del nuovo Codice del turismo non dovesse rientrare a breve. Considerando che con Berlusconi la Brambilla è una grande sostenitrice del Sindaco uscente, non ci capisce del resto quali altre scelte potrebbero essere fatte per dare concretezza alla minaccia messa nero su bianco dalla Fipe, l'organizzazione dei pubblici esercizi della Confcommercio, di una 'forte azione di contrasto” per provocare 'ripercussioni nelle alte sfere politiche milanesi”. La sede in cui verificare se seguiranno fatti concreti a questa durissima dichiarazione di guerra contro l'ex dirigente nazionale della stessa Confcommercio (per anni pupilla del presidente Sangalli) sarà Tuttofood, dove Lino Stoppani ha convocato il direttivo della sua organizzazione per decidere come contrastare l'iniziativa del Governo e della Brambilla.

Il casus belli è la norma con cui il ministro del Turismo ha di fatto cancellato le ormai pallide differenze normative che dovrebbero distinguere un ristorante da un agriturismo, da un bed & breakfast, da un albergo o da un campeggio... Gli obiettivi del Ministro sembrano chiari: creare un unico contenitore o un'unica categoria fra coloro che già somministrano cibi e bevande per favorire nel suo insieme il settore del turismo. Peccato che così facendo, invece di portare chiarezza e qualità a garanzia dei turisti, si aumenta la confusione. Con le nuove norme, di fatto, chiunque potrebbe operare nel fuori casa senza però avere l'obbligo di rispettare le rigide norme che oggi gravano sui ristoranti, bensì lasciando che diventino legali le attuali sperequazioni che garantiscono norme più blande a chi non è ristoratore...

Comprensibile che la Fipe non possa accettare che diventi legge quella che è già oggi una concorrenza sleale come andiamo da tempo denunciando. Ricordiamo che già oggi almeno un agriturismo su due è di fatto irregolare perché svolge attività di ristorazione in piena regola, godendo però di norme fiscali e previdenziali di maggior favore. Detto ciò, non si capisce però perché la Fipe abbia atteso che il Governo approvasse il nuovo Codice del turismo per prendere una posizione così netta. Possibile che l'organizzazione di categoria non sapesse per tempo cosa stava elaborando il Ministero? Possibile che di questa riforma non si sia parlato nemmeno nella commissione per il Turismo enogastronomico in cui la Fipe è presente ai massimi livelli? Francamente c'è qualcosa che ci sfugge e questa dura battaglia contro un codice che contiene anche norme importanti a tutela del turista forse avrebbe dovuto essere combattuta prima, per evitare questo showdown pubblico. Ora c'è poco da fare, salvo cercare di far pagare il conto alla Brambilla boicottando le sue vendite di salmone...

In ogni caso è certo che così com'è la norma, che rende tutti uguali lasciando però ai soli ristoratori troppi oneri, è inaccettabile e va respinta in toto. Chi vuole somministrare degli alimenti al pubblico deve rispettare regole assolutamente rigide e capaci di garantire sul serio la salute dei cittadini. A partire magari dal fatto che dietro i fornelli ci debba essere per legge un cuoco o una persona con anni di esperienza dimostrabile.

E perché la posizione della Fipe sia più forte e coerente ci permettiamo di proporre che la battaglia per la difesa e valorizzazione della ristorazione passi attraverso la richiesta di una normativa che trasformi gli agriturismi da banchetti in ristoranti a tutti gli effetti e allo stesso tempo impedisca ai bar che non hanno cucine in regola di somministrare cibi cotti. Il resto, francamente, è demagogia.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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12/05/2011 11:27:00
2) L'amore per il buon gusto in difesa della buona Italia
Alberto, mi auguro che la tua invocazione abbia successo e possa essere accolta in una sede di dibattito tranquillo e sereno. Il 22 gennaio 1998 la Delegazione di Milano Internazionale con la mia firma aveva dato stampa al libretto (85 pagine) dal titolo "In difesa della Buona Italia"... piacere, stile, salute: forza e debolezza dell'uomo a tavola. Era il 22 gennaio 1998. Forse lo trovi in archivio. Lo cerco in file e te lo invio, troverai qualche spunto anche sul tema trattato con garbo oggi: alla fine avevo concluso con la speranza che non solo ricevessi il sostegno di "Pereira", personaggio di un film d'epoca. O del Raspelli di quei tempi... ma anche di "altri" magari senza microfono... a condividere l'amore per il buon gusto, in difesa della nostra BUONA ITALIA! E' una speranza che ti passo per un momento di piacere a tavola... e alla ricerca del BUON Gusto. ELS - AA


09/05/2011 18:56:00
1) Il Codice equipara diritti e doveri di tutti
Sig. direttore, certamente il ministro Brambilla è stata consigliata dai suoi esperti e sicuramente il documento sul turismo non è tutta farina del suo sacco (il codice rende finalmente effettiva la completa equiparazione delle imprese turistiche a quelle industriali ai fini del riconoscimento dei contributi, agevolazioni e benefici di qualsiasi genere). Ritengo importante e fondamentale questa normativa: davanti alle regole tutti uguali sia in termini di diritti che di doveri non possiamo continuare ad imbrogliare i nostri clienti con finti agriturismi finti bar finti di tutto finte feste e sagre. Speriamo chi non diventi un finto Codice sul turismo dove tutto si dice ma nulla cambia. Se le nostre organizzazioni (Confcommercio, Confesercenti) usassero come fà il suo giornale di denunciare e di propporre senza servilismi le nostre ragioni oggi non saremmo a piangere. Il Codice del turismo è e deve essere il nostro codice, non può essere imposto da questo governo o da un altro governo. Grazie sig. direttore, lei è la nosta voce.




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