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La ripresa parte dalle liberalizzazioni I ristoranti già in prima linea

di Alberto Lupini
direttore
 
03 gennaio 2012 | 12:32

La ripresa parte dalle liberalizzazioni I ristoranti già in prima linea

di Alberto Lupini
direttore
03 gennaio 2012 | 12:32
 

Fra nuove tasse e aumenti delle tariffe, il 2012 si inaugura all'insegna di una recessione che è tanto più dura e preoccupante quanto più ci ricordiamo le illusioni per i proclami di benessere del precedente Governo, sempre pronto a bollare come falsi quanti lanciavano allarmi motivati per lo stato dell'economia e dei conti pubblici. L'aver passato la mano proprio per l'incapacità di affrontare la crisi non esenta peraltro qualche ex ministro dal raccontare oggi stupidaggini, nemmeno fosse stato fino a ieri su Marte o nella fantasiosa 'Padanialand”... Ma tant'è, alcuni politici non hanno ancora cominciato il periodo di penitenza che gli tocca. Ci penseranno gli italiani alle prossime elezioni... Già perché, ci piaccia o no, quello appena cominciato sarà un anno di sacrifici che gli italiani sapranno affrontare con dignità e grinta nonostante i pessimi esempi che la classe politica continua a dare di sé.

A tirare la cinghia più che mai saranno pensionati, giovani in cerca di lavoro e in genere gli addetti delle piccole imprese. Di fatto le componenti più deboli di un sistema sociale ingessato che ha finora privilegiato le grandi imprese, i professionisti e i lavoratori autonomi. Chi per tutele sindacali blindate, chi per privilegi corporativi e chi per tolleranza sull'evasione fiscale. E non a caso sono proprio queste le tre aree su cui il Governo Monti (se riuscirà a superare lo scoglio delle contrapposizioni dei partiti della sua anomala maggioranza) vuole costruire la base della ripresa e dello sviluppo: con nuove forme di contratto uguali per tutti, con la liberalizzazione delle professioni e con una concreta lotta all'evasione fiscale.

Premettendo che siamo convinti che non possiamo, come ci indica con coerenza il Presidente Napolitano, che bere questo amaro calice, al Governo chiediamo di non deflettere sui tre obiettivi: ne va del futuro del Paese e di quello delle giovani generazioni. Per stroncare l'evasione fiscale, uno dei crimini più odiosi per chi le tasse le ha sempre pagate, occorrerà certo un po' di tempo, ma per nuove forme contrattuali e per una vera liberalizzazione per attività e servizi basterebbero davvero poche settimane.

Del resto ci sono categorie che già oggi devono fare i conti con regole completamente nuove. Pensiamo ai commercianti che, contro la volontà delle piccole e medie imprese, da lunedì si trovano nella condizione di non avere più alcun limite di orario per le aperture. Se quella che un tempo veniva definita una delle lobby più forti del Paese ha dovuto accettare una riforma francamente discutibile e che avvantaggia solo la grande distribuzione, non si capisce perché per farmacie, tassisti, avvocati, notai o geometri non ci dovremmo adeguare a quanto vale nel resto d'Europa.

Certo il commercio paga una liberalizzazione forse eccessiva per la debolezza intrinseca della sua rappresentanza sindacale. E lo dimostra il fatto che la Federdistribuzione (grande distribuzione), dopo aver ottenuto la liberalizzazione degli orari nei centri commerciali (dove gdo e locali in franchising la fanno da padroni), ha abbandonato la Confcommercio che ora, orfana dei grandi 'privilegiati”, deve far ingoiare la pillola ai piccoli che subiranno i contraccolpi negativi di quella che è una libera concorrenza per molti versi ingiusta.

C'è chi pensa che con l'uscita della Federdistribuzione per Confcommercio sia ora di cambiare pelle. E ciò vale in particolare per la Fipe dove la ristorazione e i bar (i piccoli) non possono più condividere valori e strategie con Autogrill o con le discoteche (i grandi) che ne hanno finora condizionato le scelte impendendo di dare vita a nuove forme di rappresentanza e organizzazione capaci di affrontare meglio anche la situazione di crisi che richiede di puntare su qualità e specializzazione. Proprio la crisi sta facendo emergere un malcontento diffuso a cui si dovranno dare risposte urgenti, viste anche le scadenze ormai prossime di molti rinnovi interni, ai quali si aggiunge, forse non casualmente, l'uscita di scena del direttore generale Edi Sommariva che ha lasciato la federazione con la fine dell'anno.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net



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09/01/2012 12:53:00
6) Liberalizzazione e ristorazione
Credo che oramai le risposte definitive ce le hanno già date quei geni della lampada che oramai da tempo hanno legiferato la liberalizzazione delle licenze di ristorazione innescando una reazione incontrollata che sta portando inevitabilmente alla degenerazione totale del settore con conseguenze drammatiche per chi per anni ha lavorato duramente per portare la vera ristorazione Italiana ad essere la più apprezzata nel mondo, vanificando così tutti i nostri sforzi! Purtroppo credo che il processo sia oramai irreversibile e non credo esistano medicine in grado di guarire questo virus letale messo a punto nei laboratori del potere!


09/01/2012 12:52:00
5) Liberalizzare?
La liberalizzazione: nemmeno 20.000 abitanti e 19 agenzie di viaggio... ahahahahah non serve esperienza per mandare la gente in capo al mondo, se poi la si trovano in difficoltà, pericolo o non trovano quello per cui hanno pagato... chissene?


09/01/2012 12:51:00
4) Liberalizzazioni e globalizzazione
Le liberalizzazioni si sono viste già dove attualizzate sono state un male insanabile, vedi il prezzo dei carburanti, il costo dell'energia e della telefonia etc etc, la globalizzazione è la madre di questa filosofia.


09/01/2012 10:47:00
3) La politica dia il buon esempio agli italiani
Caro direttore, questo cambiamento verso una liberalizzazione degli orari sinceramente a me non preoccupa, anche perché sarà l'azienda a scegliere e ponderare quale sarà la fascia oraria più appetibile per il guadagno. Quello che mi preoccupa di più è la forza lavoro che oggi manca, noi ristoratori dobbiamo ogni giorno lottare con la ricerca di personale che è sempre più rado e meno qualificato, io riscontro ogni giorno un menefreghismo degli operatori, una non considerazione della cultura, un quaunquismo verso l'operato svolto. Si parla di crisi: dov'è la vecchia mentalità di rimboccasi le maniche per guadagnare la pagnotta? Forse tutto questo possiamo imputarlo alla politica che è ridicola, penosa, valorizza solo le tasche proprie. Che cominci un po' la politica a dar esempio di svolta, che poi forse riusciremo ad avere un popolo che ritrova i valori della famiglia, del lavoro, e della cultura che è sempre stata l'orgoglio della nazione, non ci vogliono tutte ste regole e leggi, ma un grande esempio che parta dall'alto del potere e tutto potrebbe ritornare a creare una nazione che è stata sempre rispettabile nel mondo, che si chiama Italia. Oggi purtroppo penso che di gente ce ne sia poca che è fiera di essere italiana.


04/01/2012 18:45:00
2) Ci vorrebbero più meritocrazia ed equità
Liberalizzare con criterio sarebbe la cosa migliore ma, a quanto pare e come sottolinea il Direttore Lupini, sono i piccoli che pagheranno le conseguenze! Che le rappresentanze si facciano realmente sentire. Il sogno del signor Mastropasqua in merito alla meritocrazia e all'equità penso sia codiviso da tanti come dal sottoscritto, soprattutto in una fase delicata e di recessione come quella che stiamo vivendo, ma visto che "quelli che" pensano solo al proprio (e continuano spudoratamente a dimostrarlo), sarà difficile vedere realizzato questo sogno in breve tempo.


04/01/2012 00:55:00
1) Il mondo cambia e dobbiamo adeguarci
Siamo entrati in una nuova era in cui dobbiamo metterci in testa che il mondo cambierà in modo sempre più repentino eimprevedibile. Crisi o non crisi dobbiamo abituarci a cambiar pelle sempre più spesso. Non è questo che dovrebbespaventare... ciò che spaventa è non essere trattati tutti in modo equo. Sogno un mondo meritocratico, equo e giusto.




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