La nazionale di calcio potrebbe avere un ct per ogni italiano e le palestre scoppiano di adolescenti o pensionati che sudano correndo sui
tapies roulants o facendo Zumba. Eppure oltre il 40% degli italiani non fa attività fisica, il che, sommato a pessime abitudini alimentari, porta inesorabilmente ad un sempre più alto tasso di obesità. La sedentarietà e un
approccio sbagliato col cibo non fanno però male solo alla salute dei singoli, ma anche alle
casse dello Stato. Ogni punto percentuale di tasso di sedentarietà corrisponde infatti a 200 milioni di spese per il Sistema sanitario nazionale in termini di cura di patologie legate a obesità, sovrappeso e cattivi stili di vita.
E le previsioni sono sempre più fosche. L’Italia è il secondo Paese, dopo la Grecia, nella classifica Ocse sul
sovrappeso dei ragazzi tra i 5 e i 17 anni. Abbiamo superato addirittura gli Stati Uniti e questo potrebbe portare a costi insostenibili per il servizio sanitario. Fumo, alcol, cattiva alimentazione e sedentarietà sono le prime quattro cause di malattia in Italia e finora, nonostante sprechi e ruberie, la nostra Sanità è riuscita a farvi fronte tanto che sulla carta siamo il terzo Paese al mondo per qualità dei servizi sanitari dopo Hong Kong e Singapore.
Ma con la crisi che impone
tagli sempre più drastici nel bilanci, non possiamo più permetterci di dare le stesse attenzioni a chi si vuole farsi male da solo. Basti solo pensare che solo per il diabete potremmo risparmiare 3 miliardi di euro se i sedentari facessero un po’ più di attività o si cibassero con più attenzione.
Il problema è quello di adottare uno stile di vita più corretto e il Governo, al di là del programma di nuovi impianti sportivi (in Italia ce ne sono forse anche troppi e spesso inutilizzati...), dovrebbe intervenire con decisioni per più efficaci campagne di educazione alimentare. Sarebbe un modo per rilanciare lo stile di vita italiano che molti ci invidiano nel mondo, ma che potrebbe diventare un fattore negativo se davvero diventassimo i più obesi del mondo. Alla faccia della
dieta mediterranea, del vino e delle statistiche che ci indicavano fino a poco tempo fa fra le comunità più longeve al mondo.
Avere ormai alle porte l’Expo (sempre più desolatamente
vuota di contenuti e con scarse prospettive di ricadute positive sul nostro sviluppo economico) e presentarci coi bambini più grassi del mondo non è certo un bel biglietto da visita. Nemmeno sei i visitatori dell’Expo mangeranno nei ristoranti di Eataly o di Autogrill.