Dopo Bergamo, l'altra città simbolo dell'operosità italiana, Brescia, soffre. E com ela cugina lombarda lo fa in silenzio e dignità. La rivalità che da decenni vede spingere le sorti e le arcchezza di queste due città in una gara di emulazione, le unisce oggi in un destino di dolore e lutti, con una scalata di graduatori che nessuna delle due tifoserie avrebbe mai nemmeno immaginato di dover scorrere. E le sono testimonianza le sequenze delle pagine dei necrologi dei due quotidiani cittadini. Vero bollettini guerra con l'aggiunta dell'esaurimento die posti letto negli ospedali. È uno dei più noti giornalisti bresciani, Renato Andreollassi, nostro corrispondente, che con poche ma profonde parole ci descdrive lo sttao d'animo dei cittadini dlela Leonessa d'Italia.
***
Brescia, città leader nel mondo industriale e agricolo, è in ginocchio con il 70% delle attività ferme e chiuse causa coronavirus. E allora vale la pena ricordare, fare un passo indietro e ritornare al 1849, data fondamentale nella storia cittadina e d'Italia, all'epopea risorgimentale. Il coraggio dimostrato dagli insorti durante le X Giornate (cinque in più di Milano) valse alla città l'appellativo di “Leonessa d'Italia”, coniato da Giosuè Carducci nelle Odi Barbariche.
ll ruggito della Leonessa d'Italia
Centocinquant’uno anni fa, dal 23 marzo al 1° aprile 1849, il popolo bresciano insorse e decise di ribellarsi al dominio austriaco. Una battaglia sanguinosa con migliaia di morti, il numero resta imprecisato ancor oggi. Distruzione, vendetta e desolazione ovunque. Una battaglia per la libertà. Ieri nessuna rievocazione, strade deserte alle pendici del Colle Cidneo e sul Castello teatro degli scontri più cruenti. Dalla sommità del Colle si nota in tutta la sua vastità - oltre 3500
posti letto - la più grande azienda cittadina:
gli Spedali Civili.
È in quel luogo, fra quelle mura, che si combatte la più difficile e drammatica guerra dei tempi moderni: quella per
vincere il coronavirus. Medici e infermieri sono in prima linea. Oltre seimila - ad oggi - le persone contagiate, oltre 800 quelle decedute. Non ci sono avversari da combattere sotto diversa bandiera. Vi è invece un unico, subdolo, invisibile nemico che colpisce tutti: uomini e donne, giovani e vecchi senza distinzione, con crudele determinazione.
Di una cosa però sono certo, e lo dico e ripeto a chi mi legge nel resto del nostro Belpaese: la Leonessa d’Italia da questa trincea non alzerà mai bandiera bianca!