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Dopo l’aranciata senza arance avremo la grappa al metanolo?

Avevamo apprezzato la tempestività con cui, per prima, la Lega aveva rotto il fronte dell’ipocrisia dei politici che volevano arrivare all’assurdo della tolleranza zero sull’alcol per tutti coloro che guidano. Con Italia a Tavola alcuni parlamentari della Lega avevano anche aperto un confronto

di Alberto Lupini
direttore
 
05 maggio 2009 | 15:48

Dopo l’aranciata senza arance avremo la grappa al metanolo?

Avevamo apprezzato la tempestività con cui, per prima, la Lega aveva rotto il fronte dell’ipocrisia dei politici che volevano arrivare all’assurdo della tolleranza zero sull’alcol per tutti coloro che guidano. Con Italia a Tavola alcuni parlamentari della Lega avevano anche aperto un confronto

di Alberto Lupini
direttore
05 maggio 2009 | 15:48
 

Avevamo apprezzato la tempestività con cui, per prima, la Lega aveva rotto il fronte dell'ipocrisia dei politici che volevano arrivare all'assurdo della tolleranza zero sull'alcol per tutti coloro che guidano. Proprio con 'Italia a Tavola” alcuni parlamentari della Lega avevano fra l'altro aperto un confronto che ha portato a un ribaltamento netto delle posizioni in Parlamento sulla base del semplice e apprezzabile buon senso. A questa collaborazione ci rifacciamo invitando alla stessa ragionevolezza, sempre in tema di alcol, altri parlamentari della Lega che, con una determinazione degna forse di miglior causa, stanno convincendo la maggioranza dei loro colleghi a dare il via libera alla proposta di liberalizzare la distillazione della grappa. Il tutto con un obiettivo assolutamente lodevole ('farne un simbolo di genuinità del territorio”), ma che nella pratica presenta più ombre che luci visto che stiamo parlando di un prodotto ad alto rischio e che, se prodotto malamente, può anche essere velenoso.

Dopo anni di battaglie non facili, in Italia si è infatti riusciti ad estirpare, quasi del tutto, una vera  e propria piaga sociale quale la distillazione clandestina. E ciò mentre la produzione regolare ha fatto passi da gigante ed è riuscita a conquistarsi un posto importante nel panorama internazionale dei distillati grazie a innovazioni tecnologiche, ricerche e controlli che garantiscono genuinità e salubrità del prodotto (se assunto in dosi moderate). Una conquista che fa della cultura e della tradizione della grappa un elemento di forte interesse economico capace di motivare, come già avviene per il vino e i prodotti gastronomici, anche flussi turistici.

Una realtà che ora potrebbe però essere messa seriamente in discussione permettendo praticamente a chiunque di farsi la sua 'grappa”. Lasciando perdere il danno economico per i produttori (potevano anche muoversi per tempo quando avevamo lanciato i prime segnali di allarme...), a preoccuparci sono gli effetti sulla salute. Senza adeguate preparazioni la grappa fai da te è infatti un vero rischio. Lo è per lo sfortunato consumatore che - se passasse la proposta della Lega - rischierà di bere alcool metilico o metalli tossici come il rame (elemento base degli impianti di distillazione). Ma lo è anche per gli apprendisti stregoni che fra alambicchi e storte nel sottoscala o nel fienile rischierebbero di assumere fumi non sempre salubri se non sanno distinguere bene teste e code.

Ma perché un agriturismo dovrebbe davvero trovare interessante fare 50 litri l'anno di grappa, come propone il  senatore Gianpaolo Vallardi?  Se non la può nemmeno vendere come rientra dai costi dell'alambicco che costa qualche migliaio di euro ? E ancora, chi controlla poi se fatti 50 litri l'alambicco viene sigillato e inutilizzato per un anno?

Nel momento in cui per tutelare la salute dei cittadini chiediamo di avere etichette regolari ovunque, perché proprio sulla grappa dobbiamo aprire un varco di assoluta anarchia? Davvero il ministro delle Politiche agricole non ha nulla da dire in proposito? E nessuno si pone il dubbio che fare della grappa non è come farsi del pane o del formaggio in casa?

Decisamente la grappa fai da te e legalizzata in nome di una pretesa libertà dai vincoli dell'Utif non ci convince per nulla. Ai parlamentari chiediamo se davvero non ha insegnato nulla la vicenda della tentata liberalizzazione dell'aranciata senza arance? In questo caso rischiamo di avere la grappa fatta senza vinacce (il che porrebbe anche un problema di classificazione del prodotto) o, peggio, al metanolo.

Eppure la soluzione sarebbe semplice: oltre a imporre qualche limite un po' più rigoroso di quelli finora indicati nella proposta di legge, basterebbe fissare l'obbligo di avere un patentino per produrre la grappa. Un minimo di formazione, magari attraverso le associazioni che per legge svolgono questa funzione, potrebbe anche essere un modo per tentare di salvaguardare la salute dei consumatori.      

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net


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