Altro che Atalanta-Juve, a Bergamo la sfida è trovare personale per bar e pub

La querelle innescata dal deputato leghista e bergamasco Daniele Belotti si è scontrata con il "no" delle istituzioni. Ma che ne pensano i bar? Per loro i veri problemi sono altri: dallo staff al servizio interno . Fusini (Ascom): «Inaccettabile vedere assembramenti ovunque e non far sedere i clienti in sicurezza all'interno»

14 maggio 2021 | 05:00
di Nicola Grolla
Il 26 aprile, come nel resto d’Italia, anche a Bergamo hanno riaperto bar, pub e ristoranti. Ovviamente solo all’aperto. Ma tanto basta perché una delle città più colpite dalla prima ondata della pandemia possa cominciare a ripartire alla ricerca di una normalità perduta. Un “viaggio” che non ammette deroghe. Nemmeno per l’Atalanta che mercoledì 19 maggio giocherà, a Reggio Emilia, la finale di Coppa Italia con la Juve. Evento sportivo che, a poche settimane di distanza dal raduno dei tifosi interisti, subito stigmatizzato da Italia a Tavola, di fronte al Duomo, ha fatto subito drizzare le antenne alle autorità sul rischio assembramenti.



Atalanta-Juve e il no all'estensione del coprifuoco

A rilanciare il tema, indirettamente, è stato il deputato leghista e bergamasco Daniele Belotti che ha chiesto al prefetto di allentare le restrizioni nella città lombarda. Nel dettaglio: coprifuoco e chiusura locali alle 23.30. L'idea è quella di favorire i locali che trasmetteranno la partita (peraltro visibile sulla Rai, comodamente da casa) e facilitare il deflusso dei tifosi verso casa. Una proposta a cui le istituzioni cittadine hanno detto no. Una decisione ribadita dallo stesso prefetto di Bergamo Enrico Ricci e dal sindaco Giorgio Gori dopo un incontro con le forze dell’ordine, l’Ats e un rappresentante dell’Atalanta. «Non si ripetano le scene viste a Milano. Ognuno ha il diritto di festeggiare, ma si trovino altri modi, perché il coprifuoco è ancora in vigore e non credo che entro mercoledì prossimo gli orari saranno modificati. Auspico un senso di responsabilità diffusa, siamo la città che più ha sofferto per il Covid-19. Ma i bergamaschi sono ligi alle disposizioni», ha riferito Ricci in un’intervista all’Eco di Bergamo. In ogni caso, una nuova riunione tecnica sarà convocata per il 18 maggio, il giorno prima della partita.



Il parere dei bar e pub di Bergamo

Ma che ne pensano i titolari di bar e pub che con le partite dell’Atalanta e gli aperitivi ci campano? «Non credo che ci sarà un boom di presenze solo perché gioca l’Atalanta. Ma a dire il vero, da quanto siamo presi ultimamente, non ci avevo nemmeno pensato. In ogni caso, i festeggiamenti avverrebbero a fine partita, ossia dopo il coprifuoco che scatta alle 22, un orario in cui di solito la gente ha già finito l’aperitivo. Anche per noi, l’eventuale allungamento di un’ora varrebbe sì e no 300 euro. In ogni caso, anche a Milano il problema non sono stati i bar», affermano al Maialino di Giò.

Sulla stessa linea anche Giuseppina Carta del Bar Borsa: «Penso che i tifosi, anche nel caso in cui dovessero scendere in piazza per festeggiare, lo faranno in modo intelligente». E pure Mauro Colombo del Bar Barrier: «Non ho seguito molto la vicenda ma sono convinto che i bergamaschi saranno responsabili e sapranno comportarsi al meglio».

Fuori dal coro, invece, Francesco Pappi del Pub Sant’Orsola: «Son convinto che se dovesse vincere l’Atalanta di tifosi qui in centro ne arriveranno quanti visti in Duomo a Milano per l’Inter. Di solito, durante le celebrazioni delle vittorie, siamo presi d’assedio e per come siamo messi a livello di personale mi sa che dovrò chiamare i miei genitori a darmi una mano per gestire i picchi. Per noi, d’altronde, il calcio rappresenta un motivo di forte attrattività solitamente». Stessa cosa può dirsi per The Tucan’s Pub gestito da Silvia Mazzoni, che però precisa: «Lo schermo su cui trasmettiamo solitamente le partite si trova all’interno del locale e con le regole vigenti non è utilizzabile».



Fusini (Ascom): «I veri problemi sono altri e attenzione ai giovani»

Tra coprifuoco, protocolli e la volontà di non sprecare l’occasione di ripartenza, quindi, i tifosi dell’Atalanta sono l’ultimo dei problemi per pub e bar. «La disputa sulla partita dell’Atalanta e la possibilità di spostare il coprifuoco è del tutto politica», taglia corto Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo. Il vero tema, semmai, è una rimodulazione del divieto di circolazione notturna a livello nazionale e la ripresa del servizio all’interno dei locali: «Non si possono vedere assembramenti ovunque ed evitare alle persone di sedersi all’interno di un locale che rispetti tutte le misure di sicurezza richieste. In questo modo, si sta facendo pagare sempre e solo una categoria: quella dei ristoratori», aggiunge Fusini.

Piuttosto, Fusini rilancia un altro tema, quello della movida: «Il vero snodo sono i giovani. Anche a Bergamo, nonostante quello che ha passato, prevale l’approccio psicologico per cui i giovani non si ammalino, che il Covid sia una malattia da anziani. Ma ormai sappiamo che non è così. Per questo dobbiamo continuare a sensibilizzare i più giovani sul rispetto delle misure di sicurezza affinché non abbassino l’attenzione anche durante un semplice aperitivo», conclude Fusini.



Per la ripartenza serve personale

Al momento quindi, la necessità per tutti è solo una: che la ripartenza innescata il 26 aprile non si fermi e prosegua con progressivi allentamenti. «Di gente che gira se ne vede parecchia, soprattutto per lavoro. Quindi il via vai è ripreso tanto che a volte è difficile da gestire. Noi abbiamo provato con la prenotazione del tavolino, ma è risultato una complicazione aggiuntiva. Soprattutto perché al momento siamo sottorganico», raccontano quelli di Maialino di Giò. Stesso problema anche per Pappi del Sant’Orsola: «Tanti ragazzi che collaboravano con noi hanno deciso di cambiare mestiere o di andare a lavorare per un locale che avesse un dehors. Noi da questo punto di vista siamo stati un po’ penalizzati perché lo spazio all’esterno siamo riusciti a ottenerlo da poco e si trova a un centinaio di metri dal locale. Non proprio agevole, anche se son sicuro che troveremo il modo per affrontare le difficoltà».

Chi invece è riuscito a tenere unita la squadra è stato il Bar Barrier: «Vado molto fiero del mio staff, ci siamo aiutati a vicenda. Non ho perso nessuno per strada e lo zoccolo duro è rimasto. Ora continuiamo insieme perché, nel frattempo, abbiamo deciso di rinnovare il locale per prepararci alla riapertura vera e propria che coinciderà con il ritorno dei clienti in sala. Un dehors ce l’abbiamo e devo dire che il Comune ci è stato di grande aiuto nell’ottenere la concessione temporanea. Ma la gente vuole tornare alla normalità, vuole recuperare la socialità persa. E vuole farlo attorno al tavolino di un bar», conclude Colombo.  



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Alberto Lupini


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